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"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)

Non c’e’ festa se mancano figli e fratelli

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Omelia della IV Domenica di Quaresima
Don Francesco Pesce
Dio dona la Sue benedizioni agli onesti e ai disonesti, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Ha però una predilezione per la pecora smarrita, la pietra scartata, il figliol prodigo. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo, come cristiani, che si rendono conto di necessitare sempre una nuova conversione, e come pastori del popolo di Dio.
Il Signore Gesù ci testimonia la paternità di Dio, Che ha mandato Suo Figlio per ricostruire un mondo secondo le misure dell’amore, dove anche la pecora smarrita, la pietra scartata, il figliol prodigo sono oggetto della cura, dell’attenzione e della misericordia del Padre. Un Padre Che desidera che tutti siano salvi – come rispondeva Papa Francesco a un bambino nel recente libro curato da Padre Spadaro SJ.
Il Vangelo di questa domenica di Quaresima ci rimanda al ben noto racconto del figliol prodigo. Convertirsi non significa diventare figli prodighi: significa superare come un’antitesi, tra i due figli, tra virtù e peccato, tra quelli di dentro e quelli di fuori, e superarla in una sintesi che è quella dell’amore, nella quale chi appartiene al mondo della virtù va al di là di se stesso, andando incontro allo smarrimento del figlio che ha lasciato il padre e sperperato i suoi beni. Ce lo spiega bene San Paolo nella Seconda Lettura: “Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione”. Dio ci ha perdonato riconciliandoci con Lui. Quindi Dio si aspetta e anche noi dovremmo aspettarci da noi stessi di perdonare gli altri. Addirittura S. Paolo parla di “ministero” che Dio ha affidato a ciascuno di noi.
Perché questa idea di conversione? Fondamentalmente per tre motivi. Il primo è che ognuno di noi appartiene contemporaneamente al mondo di tutti e due i figli del racconto evangelico. Nessuno può illudersi di abitare esclusivamente nella casa della virtù. Il secondo motivo risiede nel fatto di essere figli, che non deriva da nessun merito, ma e’ un dato di fatto e noi cristiani crediamo anche sia un dono gratuito di Dio. E siamo tutti figli, per il dono della Sua misericordia.
Il terzo motivo che ci deve spingere ad andare incontro al figliol prodigo, a chi ha sbagliato, è semplicemente perché Gesù ha fatto così. Non è l’obbedienza (soprattutto formale) a Dio (scambiato spesso per un padrone) che fa’ il cristiano, ma la somiglianza a Gesù, Che il Padre misericordioso ha mandato per salvarci; non sono i comandamenti lo specifico cristiano, ma le beatitudini.
Impariamo a capire e accogliere colui che è smarrito. E ricerchiamo con coraggio nelle nostre “virtù” anche il loro carattere spesso farisaico e settario, per entrare dentro un’altra misura della fraternità umana, basata sulla riconciliazione, come San Paolo, grande peccatore poi diventato l’apostolo delle genti, ci incoraggia a fare.
Non basta andare a mangiare con i peccatori e poi ritornare a casa nostra; non basta fare del Vangelo la norma di uno strano galateo di comportamento: questa è ipocrisia. Occorre eliminare ogni ostacolo sulla via della riconciliazione e fare della casa del Padre veramente la casa di tutti, dove nessuno sia scartato.
Il figlio prodigo si deve convertire alla virtù, il figlio maggiore alla misericordia.Il Padre aspetta ognuno di noi nel cammino mai concluso di questa doppia conversione. In cielo e in terra non si può far festa se manca anche uno solo dei nostri figli e fratelli.

 

Author: ConAltriOcchi

"C'e' un solo modo di vedere le cose, finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" (Picasso)

2 thoughts on “Non c’e’ festa se mancano figli e fratelli

  1. Grazie del commento, Pinto. Si, e' anche quello su cui riflettevamo oggi commentando il Vangelo con il ben noto brano dell'adultera. Spesso la nostra arroganza ci spinge al giudizio e alla condanna e spesso sono i più vicini a noi a farne le spese. Ed è vera anche la tua notazione – spesso manchiamo di misericordia per prima cosa con noi stessi.

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  2. Una riflessione, in fatti profondo e illuminante che mi fa pensare se siamo veramente i figli di Dio. Se non riusciamo perdonare i nostri fratelli, mariti, mogli, bambini a casa come si puo partecipare alla festa del Cielo? Forse, mi decido di rimanere fuori a causa della mia arroganza e chiudo me stesso alla misericordia?

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