La Festa del Battesimo di Gesù che conclude il tempo di Natale ci aiuta a riflettere sul senso profondo del nostro battesimo. Noi oggi grazie allo Spirito Santo e a papa Francesco siamo in una bella crisi, una crisi che ci fa tanto bene. Stiamo passando da una appartenenza alla Chiesa di tipo sacrale, nella quale i sacramenti sono come i gradi dei militari, cioè segnano il livello di appartenenza (dal battesimo in poi), ad una visione messianica della Chiesa, costituita su Gesù servo dell’uomo. Proprio per questa crisi provvidenziale, si dovrebbero ripensare anche la forma, il linguaggio e i tempi di accesso ai sacramenti. Ad esempio si dovrebbe dare più spazio nella liturgia dei sacramenti, alla Parola di Dio. Se io getto un po’ di acqua in testa ad un bambino, mentre lo battezzo, compio un gesto semplice; ma se io dico nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo io ti battezzo, ecco la Parola di Dio che ti fa rinascere; bisogna proprio ridare la Parola all’acqua, la Parola all’olio, la Parola al pane. Il rischio altrimenti è quello di essere dei sacramentalizzati, schedati in un polveroso registro da sagrestia.
Essere battezzati vuol dire essere mandati; vuol dire chiesa in uscita. Essere battezzati vuol dire professare la fede in Gesù e dire pubblicamente io voglio vivere come Lui, facendo del bene e liberando l’uomo d ogni schiavitù. Fondamentali anche a questo proposito le parole di Pietro:” In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga ”(At 10,34).
Prima di tutto dobbiamo renderci conto che chiunque ama la giustizia è nel cuore di Dio, è già uno di noi in cammino verso la pienezza che è l’atto di fede. Le distinzioni tra vicini e lontani, credenti e non credenti, vengono dopo, sono importanti ma vengono tutte dopo, non solo dopo, ma devono rimanere interne a questa comune solidarietà umana; noi dobbiamo essere uomini fra gli uomini come Gesù che si è messo in fila tra gli uomini e non certo in prima fila. Così Il Signore dirà anche ad ognuno noi:” Tu sei il mio figlio prediletto” non se avremo fatto riti sacri e processioni, ma se li avremo fatti mentre servivamo gli uomini.
Gesù vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere come una colomba. Il cielo si squarciò raccontano i vangeli. Un segno di speranza per il mondo, il cielo aperto per sempre, e non chiuso minacciosamente in nessuna legge o dottrina. Chiediamo perdono al Signore per quando abbiamo chiuso il cielo in faccia a qualcuno imponendo pesi che noi non tocchiamo neanche con un dito come disse Gesù.
Da questo cielo aperto viene come colomba lo Spirito, cioè la vita stessa di Dio. Si posa su di te, ti vuole bene, ti tende la mano e non ti lascia più. Nessun ostacolo, nessuna difficoltà, nessuna forza umana e sovraumana può impedire a Dio di volerci bene per sempre.