ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


Leave a comment

Il giardino di Adamo e il deserto di Dio

(Genesi 2-3; Matteo 4, 1-11)

Secondo il racconto della Genesi, il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo quando ancora la terra era un deserto. Questa cosa fatta di polvere divenne essere vivente grazie a un alito di vita che il Creatore soffiò nelle sue narici: come dire che l’uomo non ha vita in se stesso, ma la riceve dallo Spirito stesso di Dio e la vita rimane in lui soltanto a patto che l’uomo l’accolga quale dono di Dio.

La vita dunque per l’uomo è un dono precario. Non nel senso di dono insicuro, perché anzi Dio, con quel soffio iniziale, si impegna nei confronti dell’uomo e della sua vita. Precario nel senso di non poter sussistere se non a patto che l’uomo creda nella fedeltà di Dio e conti su di essa.

La precarietà della vita umana trova riscontro nella precarietà del rapporto tra l’uomo e la terra: è la terra davvero  un giardino, provvisto d’ogni albero necessario a nutrire la vita dell’uomo? Oppure la terra rimane per sempre un deserto inospitale, nel quale la vita è impossibile? Il testo biblico dice senza incertezza che il Signore Dio pose l’uomo in un giardino, e dice anche che al centro di quel giardino c’era l’albero della vita. Ma aggiunge anche un altro albero accanto a quello della vita, anch’esso quindi al centro del giardino: l’albero della conoscenza del bene e del male. È un albero velenoso, e Dio avverte Adamo:

“Di quell’albero non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti (Genesi 2, 17)”.

Una domanda s’impone: perché Dio ha messo un albero velenoso e proibito nel giardino di Eden? Fuori di metafora: perché Dio ha fatto l’uomo capace di peccare? perché Dio ha fatto l’uomo, pur sapendo sin dall’inizio che avrebbe peccato?

Prima di tentare una risposta a queste domande, occorre riflettere sulla loro pericolosità: può forse il vaso giudicare l’opera del vasaio? Chi è questo essere di terra che vuole giudicare l’opera di Dio? Riflettiamo: il peccato stesso di Adamo cominciò proprio di qui: dal fatto cioè che Adamo si ponesse l’interrogativo su l’opera di Dio. Ci chiediamo allora che cosa vuol dire quest’albero? Quale aspetto della nostra condizione esso intende descrivere?

La conoscenza «del bene e del male» è la conoscenza di tutto. «Conoscere» nella Bibbia vuol dire «avere esperienza»; l’obiezione di Maria all’angelo («Com’è possibile questo? Non conosco uomo») significa che non aveva avuto alcuna esperienza di rapporto con uomo.

Il misterioso albero del giardino descrive dunque un progetto, un desiderio, una tentazione, che facilmente s’insinua nella mente dell’uomo. Il progetto è quello di fare la prova di tutto e collaudare il valore di tutto, e decidere quello che serve e quello non serve alla vita dell’uomo.

«Quando voi ne mangiaste – dice il serpente – si aprirebbero i vostri occhi, e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».

Provare tutto: s’intende tutto ciò che attrae e che appare gradito ai nostri occhi, desiderabile ai nostri appetiti, vantaggioso per incrementare la nostra esperienza. Provare tutto, ossia mettere tutto alla prova del nostro desiderio, e giudicare tutto sulla base di tale prova. Credo sia facile per ciascuno verificare quanto questo progetto continui ad affascinare l’uomo anche oggi e quanto insistentemente si produca ancora oggi l’esito descritto dalla Genesi: «Si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero d’essere nudi» – nudi, e cioè pericolosamente indifesi allo sguardo dell’altro, di Dio stesso, dunque nella necessità di nascondersi e di difendersi.

       Gesù ritorna nel deserto all’inizio del suo cammino in mezzo agli uomini. E nel deserto di nuovo riconosce la suggestione di Satana: quella di costituire il proprio desiderio quale misura di tutte le cose. Se egli trasformasse le pietre in pane, se desse strepitosa prova dei suoi sovrumani poteri proprio nel tempio, se accettasse di farsi re al modo in cui si fanno re tutti i signori di questo mondo, certo le folle lo seguirebbero: perché di queste cose tutti vanno in cerca.

Ma Gesù oppone alla suggestione di Satana la scelta della fede: non mettere Dio alla prova dei nostri desideri, non si può rendere un culto ad altro signore che non sia Dio stesso; l’uomo non può decidere da se stesso che cosa serve alla propria vita, ma deve rimettersi al Soffio di Dio, alla Parola che esce dalla sua bocca.

Il digiuno da tutto ciò che la prepotenza dei nostri desideri suggerisce come essenziale alla vita, per ritrovare la parola  sovrana e misteriosa che esce dal silenzio di Dio, è anche il programma del deserto spirituale al quale il cristiano ritorna nel tempo di Quaresima.


Leave a comment

Cenere Acqua e Polvere. Riflessioni sul Mercoledì delle Ceneri inizio della Quaresima

Tutti ricordiamo i nostri nonni che al fiume lavavano i panni con un po’di cenere e un po’ d’acqua. Cenere sulla testa il mercoledì che inaugura la Quaresima e acqua sui piedi la sera del Giovedì Santo; la Quaresima è significata proprio in questi due gesti semplici e profondissimi. Le maschere di carnevale sono tanto belle, ma vanno bene solo per un giorno; poi c’è la vita con la sua faccia dura e vera, il cammino di un percorso impegnativo che coinvolge ogni uomo e tutto l’uomo, proprio dalla testa ai piedi.

La Quaresima ci fa entrare nel deserto, come sanno tante famiglie, che svestite le maschere, sperimentano che la festa è finita e bisogna lottare giorno dopo giorno, e spesso entrare nel deserto. Il deserto è il luogo tipico della Quaresima, una parte essenziale della nostra vita.  Come pero’ diceva con tanta efficacia Antoine de Saint-Exupéry:” in ogni deserto c’è un pozzo, in ogni amarezza c’è il germoglio di una risurrezione inaspettata”. E’ il fatto della Pasqua l’orizzonte ultimo della Quaresima. Scrive il teologo Andrea Grillo:” Recuperare la quaresima come iniziazione festiva al mistero della Pasqua è una “grande impresa”, che noi cristiani cattolico-romani, appartenenti alla seconda generazione dopo il Concilio Vaticano II, abbiamo trovato indicata da quel grande Concilio come una delle chiavi di accesso alla nostra tradizione ecclesiale e spirituale. Rimettere in moto il meccanismo simbolico di un cammino festivo di pregustazione, di preparazione, e soprattutto di iniziazione alla Pasqua”.

Pope Francis receives ashes from Cardinal Tomko during Ash Wednesday Mass at Basilica of Santa Sabina in Rome

“Convertiti e credi al vangelo” oppure “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai“, diranno i sacerdoti spargendo la cenere. Fede e Umiltà sono necessarie per iniziare il cammino di conversione verso la Pasqua; basta una crisi economica e per molti manca il pane, una malattia e manca la gioia di vivere. Polvere è l’uomo. Eppure quella polvere, abitata dal soffio dello Spirito, è rimasta ancor oggi l’opera più bella di tutte. Lo Spirito irrompe nelle nostre fragilità e ci chiama ad una originaria e sempre nuova identità. Noi dobbiamo agire secondo lo Spirito, con quel coraggio fragile proprio ad ogni battezzato, e che vediamo  in ogni pagina di vangelo, e che ci fa ogni giorno uomini nuovi.

Il Signore, per mezzo del profeta Gioele che si legge come Prima Lettura del Mercoledì delle Ceneri (Gl 2,16-18) ci chiede di raccoglierci tutti insieme, giovani, vecchi, bambini, sposi, conviventi, immigrati, per accogliere l’invito a lasciarsi riconciliare con Dio, come ci ricorderà  S.Paolo nella seconda lettura tratta dalla Seconda Lettera ai corinzi ( 2cor 5,20-6,2).

 Gesù nel Vangelo (Mt6,1-6.16-18) ci esorta infine alla serietà del cammino. Anche Dio cammina e ci viene incontro e noi lo accogliamo con  la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Queste non sono pratiche quaresimali singole e private, ma vogliono esprimere  il nostro cuore che si muove verso Dio e verso ogni uomo, da Pasqua in poi ormai mio fratello.

 La Quaresima ci aiuti a fare del nostro mondo interiore ed esteriore la  casa del Padre, dove tutti sono fratelli, e non una  casa di mercato (Gv2,16), dove tutti sono nemici e concorrenti.


Leave a comment

Chi è per noi Gesù?

«Chi dite voi che io sia?». Per rispondere a questa domanda di Gesù che leggiamo nel Vangelo, dobbiamo prima di tutto renderci conto di un vero e proprio “trapianto” di Spirito avvenuto nella nostra vita: «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione» (Zc 12,10). Dio abbraccia ognuno di noi e con il dono del suo Spirito ci fa riconoscere la Sua presenza. Questo dono è per tutti perché come ci ricorda San Paolo non c’è più una salvezza per gli Ebrei e una per gli altri popoli perché Gesù ha abbattuto il muro di separazione che li divideva (Ef 2,14) ed è morto sulla croce per il mondo intero: «Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

«Chi dite voi che io sia?». Per rispondere a questa domanda dobbiamo anche chiederci chi è l’uomo. Come facciamo a rispondere circa l’identità di Gesù quando ancora siamo perplessi davanti a chi ha il colore della pelle diverso? Quando abbiamo paura delle moltitudini che vengono da lontano? Se non sapremo riconoscere e rispettare il volto dell’uomo più lontano da noi, non possiamo rispondere su chi è Gesù.

«Chi mi vuol seguire deve prendere la sua croce». Prendere la croce oggi vuol dire farsi carico del peso degli esclusi, per amore dell’uomo. Certamente in questo modo si perde la vita: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà». Perdere la vita vuol dire rischiare tutte le nostre sicurezze, mettere in questione le nostre abitudini, e quindi vuol dire in un certo senso morire. Entrare in questa morte però vuol dire salvarsi e salvare il mondo. Vediamo oggi nella nostra Europa come sia difficile allargare gli spazi e accettare le diversità. L’Europa si potrà salvare soltanto accettando il cambiamento in atto.

«Chi dite voi che io sia?». Per rispondere a questa domanda dobbiamo soprattutto pregare.“Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui” (Lc 9,18). Gesù prende coscienza della sua missione nella preghiera; capisce a poco a poco nella preghiera, l’universalità della sua vocazione. Gesù pregando incomincia a compiere la volontà del Padre, un progetto di salvezza per tutta l’umanità e per ciascun uomo.

Anche la Chiesa, ognuno di noi siamo chiamati a “vedere” nella preghiera la volontà di Dio, il suo progetto di amore per me e per tutti, e così diventare giorno dopo giorno collaboratori del Regno di Dio.


Leave a comment

Fiducia nel Padre o nel denaro?

Gesù aveva appena parlato  di riporre la propria fiducia nel Padre, ma subito incontra chi invece ripone  la fiducia nel denaro. Gesù ci avverte con parole molto chiare:”Fate attenzione e tenetevi lontano da ogni cupidigia”.”Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni» ( Lc 12,15). Domandiamoci allora da che cosa facciamo dipendere la nostra vita, le nostre giornate, le nostre scelte. La vita vale per quello che uno possiede (anche legittimamente) o per quello che si condivide? “Stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato per chi sarà?»( Lc 12,20). Dobbiamo tutti riflettere circa il rapporto tra la nostra vita cristiana e il denaro. Non dobbiamo vivere la vita  come se fosse un valore  assoluto., dobbiamo viverla sapendo che essa è  limitata nel tempo  e solo in Gesù Cristo con la potenza della resurrezione, il limite sarà superato . L’uomo vecchio a poco a poco finisce,dice Paolo. L’uomo vecchio è anche la comunità. Noi oggi  sentiamo molto bene la vecchiaia della civiltà europea ad esempio. Non solo ma anche Il mondo intero in un certo senso  è vecchio, moribondo. Pensiamo a quello che succede intorno a noi;siamo circondati da violenza e morte che sono entrate anche nelle nostre chiese. La Buona Notizia è però che c’è qualcosa di nuovo che è nato e che supera il tempo e lo spazio. In Cristo per Cristo e con Cristo è nato in noi un uomo nuovo fatto per l’immortalità. La fede ci aiuta a recuperare le fondamenta del nostro essere, il principio e fondamento nel quale siamo stati creati e redenti. Beati quelli che non hanno visto e han­no creduto! una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia. Grazie a tutti quelli che cre­dono senza necessità di segni, anche se hanno mille dubbi.


Leave a comment

Ospitalità e Libertà; le strade del vangelo

Il cammino sinodale ispirato da Marta e Maria

Un tema centrale della spiritualità cristiana è senza dubbio l’«ospitalità». E’ un tema sacro per tutte le religioni e per tutte le culture. Nel NT in Eb 13,2 leggiamo: «Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli». La civiltà post moderna in particolare in occidente ha perso il senso sacro dell’ospitalità perché ha reso economico ogni aspetto della nostra vita, compreso i rapporti tra le persone, basando tutto sulle regole del mercato e del profitto; le regole però non sono frutto di una condivisione, ma sono decise da chi parla di libero mercato, ma in realtà è padrone assoluto del mercato. Aggiungiamo poi una corruzione sistematica ed ecco allora sacche privilegi che usano il mercato per gli interessi di pochi a scapito dei molti. In questo contesto, l’ospite è diventato un semplice turista, su cui soltanto guadagnare.Nel vangelo Gesù entra in un villaggio nella casa di amici e ci da il senso profondo della ospitalità. “Entrò in un villaggio”. Il “villaggio” è il luogo attaccato alla tradizione, al passato. Il villaggio era quello che“l’accampamento”rappresentava nell’Antico Testamento, luogo dove le appartenenze sono divenute schlerotizzate e privilegiate, in cui ogni novità è vista con sospetto, ogni forestiero è già nemico.

Una donna, di nome Marta ospitò Gesù nella sua casa, racconta l’evangelista Luca. “Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola”. Maria si mette nella posizione del discepolo verso il maestro. Come San Paolo che racconta negli Atti di essere stato istruito ai piedi di Gamaliele. Maria quindi riconosce Gesù come Maestro. Maria, però non potrebbe fare questo. E’ una donna e le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini. Leggiamo ad esempio nel Talmud che “le parole della legge vengono distrutte dal fuoco piuttosto che essere insegnate alle donne”. Maria qui sta compiendo  qualcosa di clamoroso. Trasgredisce una delle leggi fondamentali insegnate dalla Tradizione.

“Tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta”. Cosa non può essere tolto ad una persona? Pensiamo che purtroppo a volte può essere tolta persino la vita ad una persona. Perché Gesù dice che Maria ha scelto una cosa migliore che non può esserle tolta? La risposta è che Maria ha scelto la libertà, attraverso la disobbedienza alla legge. Ecco un altro tema fondamentale, la libertà. Il sovrano può concedere la libertà, ma può anche toglierla in qualunque momento. Questo vale per le persone e come ci insegna la storia vale anche per popoli interi. Quando però la libertà è frutto di una conquista personale, frutto del coraggio di trasgredire regole della tradizione e della religione, che umiliano come in questo caso la dignità della donna, allora quando uno conquista questa libertà nessuno gliela può togliere. Gesù ci chiama a questa libertà; non ci chiama a scegliere una vita contemplativa o una più attiva, perchè la vita è una sola. Gesù ci chiama a fare la scelta della libertà, in particolare la libertà di ascoltare la Sua Parola, e di metterla in pratica in una concreta e solidale apertura agli altri, specialmente verso chi bussa alle nostre porte, scappando dalla guerra e dalla fame. Ospitalità e Libertà sono cose sacre, nessuna religione o istituzione può interferire con esse, perché si metterebbero contro Dio e contro l’uomo.