ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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In comunione con la Chiesa in Cina, siamo una famiglia

Ieri nella nostra parrocchia di Santa Maria ai Monti abbiamo organizzato una Messa solenne per inaugurare le attivitá del nuovo anno pastorale, con la partecipazione di tutti, catechisti, bambini, operatori pastorali, suore e religiosi del rione….La Provvidenza ha voluto che fossero appena arrivati a Romdue vescovi della Cina continentale, che per la prima volta nella storia partecipano al Sinodo, in forza del recente accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, per il quale la nostra comunità ha tanto pregato e speratoLi abbiamo invitati a concelebrare la Messa, presieduta dal Cardinale Francesco Coccopalmerio, Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, e loro hanno accettato con grande gioia.
Per noi che da sempre portiamo nel cuore la Chiesa in Cina, ma anche per tutta la comunitá parrocchiale che ha imparato a conoscere e voler bene a questi nostri fratelli e sorelle “lontani” geograficamente ma cosí vicini nella comunione ecclesiale, la loro presenza tra noi ha reso la festa ancora piú bella . Come Papa Francesco, ci siamo profondamente commossi per aver condiviso con loro la celebrazione dell’Eucarestia nella nostra parrocchia e a Roma. Portiamo anche nel cuore e invitiamo a leggere il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha scritto recentemente ai Cattolici cinesi e alla Chiesa Universale.
I due vescovi cinesi erano Mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’ An (Shaanxi), Mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde (Hebei), quest’ultima diocesi appena eretta dal Santo Padre. Ha concelebrato anche Mons. Leonardo Gomez, Vescovo Emerito di Chiquinquirà (Colombia), che è a Roma per partecipare alla canonizzazione del Beato Papa Paolo VI e di Mons. Oscar Romero, che si terrà in San Pietro il prossimo 14 ottobre. 

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Foto: ©Francesco Pesce/ConAltriOcchi Blog

Dopo una breve omelia del Cardinale, Mons. Yang ha preso la parola e, ispirandosi alle letture del giorno, ha condiviso una breve ma significativa riflessione con la nostra comunitá – la riportiamo di seguito con quale piccola modifica di editing:
Come la famiglia costituita da marito e moglie é sempre unita, cosí é la Chiesa, che é una, santa, cattolica e apostolica. In Italia, in Cina o in altri Paesi, l’amore di Cristo é sempre lo stesso. Papa Francesco, che conosce molto bene la nostra situazione della Chiesa cattolica in Cina, non vuole lasciarci, non vuole separarci dalla Chiesa universale.  Noi aspettiamo sempre che il il Santo Padre possa venire in Cina, che anche voi, il Cardinale, il Parroco don Francesco, tutti voi, sempre vi aspettiamo in Cina! Nell’amore di Cristo, nell’amore di Dio, siamo sempre una famiglia, la Chiesa universale é sempre come una famiglia. Anche se siamo in paesi diversi, anche se nella cultura, nella liturgia e in altre cose c’é una diversitá, la nostra fede, nel Signore, é sempre una. Per questo tutti noi, nell’amore di Dio, nell’amore di Cristo, siamo uniti come una famiglia. Voi avete pregato molto per la Chiesa cinese. Vi ringraziamo per questo, per aver pregato per noi, per aver aiutato la Chiesa in Cina. Anche oggi siamo molto contenti di essere venuti in mezzo a voi, questa é una grande gioia per noi. Vi ringrazio ancora per la vostra preghiera e per tutto l’amore che avete manifestato per la Chiesa in Cina. Vi chiedo ancora un aiuto per questa Chiesa in Cina. La nostra Chiesa é come una bambina, non é molto matura, quindi abbiamo bisogno del vostro accompagnamento, del vostro aiuto e della vostra preghiera, sempre nell’amore del Signore. Grazie a tutti!  
Questa riflessione é stata una perla preziosa donata alla nostra comunitá, che si é aggiunta alle incommensurabili ricchezze che giá possediamo. Tanti parrocchiani e persone di buona volontá hanno animato questa celebrazione. I lettori, il coro e i sacerdoti concelebranti. C’era la presenza significativa dei bambini e dei ragazzi che inizieranno o continueranno il catechismo in preparazione dei Sacramenti, accompagnati dai genitori e dalle loro famiglie. Abbiamo scritto noi le preghiere dei fedeli e un parrocchiano dopo l’altro le ha lette a significare il contributo di tutti e di ciascuno alla vita della comunitá. Altri parrocchiani hanno poi portato i doni all’Altare. Il pane e il vino, ma anche due stole rosse per i vescovi cinesi e un’immagine evangelica fatta dalle suore cinesi per il Cardinale. Alla fine della Messa la processione si é fermata a pregare all’altare laterale dove sono poste le reliquie del Beato Gabriele Maria Allegra, missionario francescano siciliano traduttore della Bibbia in cinese. Per l’occasione avevamo fatto portare anche dalla Rettoria cinese la statua della Madonna di Sheshan, cui i cattolici cinesi sono tanto devoti.
Non c’era modo piú bello di iniziare l’anno pastorale. Un dono della Provvidenza, un dono della Madonna, nel giorno che ricordava la Vergine del Rosario. Maria Regina dei Monti, Regina del Rosario e Regina della Cina prega per noi, per la nostra comunitá e per la Chiesa universale!


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Gesù è risorto! La Settimana di Pasqua nella nostra parrocchia

Monica Romano

Come ogni anno, la Settimana Santa è stata molto intensa. Tanto lavoro per organizzare le varie celebrazioni e i momenti di preghiera, le confessioni, la benedizione delle case, ma anche molti momenti di preghiera e raccoglimento, soprattutto la Domenica delle Palme e durante i giorni del Triduo. Ripercorriamo con questo post, accompagnato da una galleria fotografica, questa intensa settimana vissuta nella comunità di Santa Maria ai Monti, nella Diocesi di Roma.

Domenica delle Palme

Come da tradizione, la Messa solenne della Domenica delle Palme si è celebrata la mattina alle ore 11. Ci si riunisce prima nella piazzetta di Monti, dove si legge il passo sull’entrata di Gesù a Gerusalemme e si benedicono le palme insieme alla comunità cattolica ucraina, che per quell’ora ha terminato la Messa, mentre noi dobbiamo ancora iniziarla. Don Francesco, Mons. Guido Mazzotta, e Don Ivan (parroco degli ucraini) benedicono le palme, insieme ai Fratelli Ortodossi della Georgia, cui la Diocesi di Roma ha affidato una rettoria vicino alla nostra parrocchia. Quest’anno questo momento è stato ancora più ecumenico perché era presente anche un rappresentante di una comunità svedese riformata, il mio amico Fredrik Fallman, sinologo, professore all’Università di Göteborg.

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Dopo la benedizione delle palme, la breve processione si è avviata verso la chiesa per la celebrazione della Messa, intonando il canto “Osanna al Figlio di David, Osanna al Redentor”. La chiesa era gremita e la Messa è stata animata dal coro, quest’anno allargato dal prezioso contributo delle suore che gestiscono l’emporio per i poveri e due ragazze cinesi, Cristina e Sofia, che studiano al Conservatorio di Santa Cecilia. Anche le Messe della sera hanno registrato una notevole partecipazione popolare.

Giovedì Santo

I preparativi per il Giovedì Santo sono iniziati già martedì alle 4 del mattino, con don Francesco e le suore che sono andati al mercato dei fiori per preparare le composizioni floreali e allestire l’Altare della Reposizione. Il mercoledì pomeriggio, le suore hanno preparato delle splendide composizioni floreali – cui se ne sono aggiunte altre regalate da una generosa donatrice della parrocchia e tutte le piante fiorite bianche portate dai parrocchiani – che abbiamo disposto nell’Altare della Reposizione il giovedì mattina, mentre don Francesco partecipava alla Messa crismale presieduta da Papa Francesco. Ci sono volute come sempre diverse ore e abbiamo concluso nel primo pomeriggio. Oltre i fiori, abbiamo disposto anche il pane, l’uva e la stola – a ricordare l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio ministeriale di cui si fa memoria il Giovedì Santo.

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La Messa in Coena Domini è iniziata alle 19:30 – una mezz’ora dopo la Messa serale essendo giorno lavorativo, per favorire la partecipazione. Hanno concelebrato con Don Francesco, Don Ermanno e Don Guido, che aiutano in parrocchia e alcuni religiosi delle rettore vicine. Diversi bambini del catechismo hanno servito come ministranti. La chiesa era talmente piena che diverse persone hanno dovuto trovare vari stratagemmi per potersi sedere – come mettersi dietro al coro. Hanno letto le letture Gigi Accattoli, il nostro “vaticanista parrocchiano”, e in rappresentanza dei “giovani adulti” Anna Maria, mentre la Dottoressa Flaminia Giovanelli, Sottosegretario del Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale, ha letto le preghiere dei fedeli. Don Francesco ha presieduto la lavanda dei piedi per la quale aveva scelto una decina di parrocchiani tra donne, anziani e bambini.

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Alla fine della Messa, accompagnata dal Pange Lingua, la processione ha portato l’Eucarestia all’Altare della Reposizione, per iniziare l’adorazione notturna, che si è protratta fino a dopo la mezzanotte, mentre Don Francesco era a disposizione per le confessioni.

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Dopo la Messa e una sosta di preghiera in parrocchia, mia madre e mia zia sono andate a fare il tradizionale giro delle chiese per il centro di Roma e pellegrinaggio per pregare all’Altare della Reposizione. Hanno così documentato con delle foto la bellezza delle decorazioni floreali di alcune delle stupende chiese di Roma – la Basilica di Santa Cecilia, San Francesco a Ripa e Santa Maria dell’Orto.

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Venerdì Santo

La mattina del Venerdì Santo l’Altare della Reposizione è rimasto allestito per consentire alle persone, soprattutto agli anziani che non erano potuti rimanere la sera precedente, di continuare l’adorazione eucaristica, anche se in forma non solenne. Alle 15, ora della morte di Gesù, si è svolta la Via Crucis in parrocchia, e alle 19:30 la solenne Liturgia della Croce. La processione è entrata in chiesa in silenzio e don Francesco quale celebrante principale si è prostrato di fronte al Tabernacolo vuoto e all’Altare spoglio. Hanno concelebrato Don Ermanno, Don Guido e alcuni religiosi delle rettore vicine. Anche questa sera la chiesa era gremita e la gente ha presenziato con grande partecipazione, soprattutto al momento della Lettura del Passio e dell’adorazione della Croce. Hanno letto Stefania Falasca, giornalista di Avvenire, e Francesco Rui Zhang, giovane cinese della nostra parrocchia. Don Francesco ha letto la Preghiera Universale della Chiesa.

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Subito dopo la Messa alcuni di noi sono corsi al Colosseo per la Via Crucis presieduta da Papa Francesco. Com’è noto, la zona era blindatissima ed essendo noi in lieve ritardo dovuto al protrarsi della Liturgia della Croce in parrocchia fino alle 21 passate, ci siamo messi su una strada laterale dalla quale vedevamo la croce illuminata dalle fiaccole del Colosseo. Non potevamo sentire bene le parole dei lettori e poi del Papa, ma abbiamo potuto seguire dal cellulare in diretta streaming.

 

Sabato Santo

Il Sabato è la giornata del grande silenzio. La mattina fino al primo pomeriggio la chiesa – spoglia – è rimasta aperta per la preghiera personale davanti alla Croce. Don Francesco era ancora a disposizione per le confessioni. Nel primo pomeriggio abbiamo iniziato i preparativi dell’Altare per la Messa di Pasqua. Abbiamo preso tutte le composizioni floreali e le piante fiorite che erano state allestite per il Giovedì Santo e le abbiamo sistemate per decorare l’Altare centrale, il Tabernacolo, e il Fonte Battesimale. Anche questo un grande lavoro, ma il risultato finale ci ha ripagato di tutta la fatica, oltre la gioia di aver contribuito a rendere più bello il luogo dove è riposto il Signore e per la celebrazione della Messa di Pasqua.

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La solenne Veglia Pasquale è iniziata alle ore 22 con la benedizione del fuoco e l’ingresso del cero pasquale – la Luce di Cristo – nella chiesa al buio. Don Francesco ha proclamato l’Exultet, l’annuncio della Pasqua, seguito dalla lunga Liturgia della Parola, che ha ripercorso la storia della salvezza. Tanti i lettori che si sono avvicendati – tutti parrocchiani, perché questa è davvero una festa di tutta la parrocchia. Il Coro ha intonato tutti i canti e cantato alcuni dei Salmi. Durante la Messa si è svolto anche il Battesimo di Lorenzo, che ha reso la festa ancora più bella. Don Francesco ha poi intonato le Litanie dei Santi, tra i quali gli ultimi Papi (San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II e il Beato Paolo VI), i Santi Martiri Cinesi (a significare la nostra comunione speciale con la Chiesa in Cina), e Santa Teresa di Calcutta e il Beato Gabriele Allegra, di cui conserviamo le reliquie in chiesa.

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Come si vede dalle foto, dal buio e la fioca luce all’inizio della celebrazione, siamo passati all’accensione delle candele al Canto del Gloria, fino all’illuminazione completa della Chiesa al momento dell’Alleluia, che non cantavamo dall’inizio della Quaresima. Aumentava la gioia man mano che celebravamo la memoria della Resurrezione di Cristo, mentre pregavamo i santi, rinnovavamo la promesse battesimali, pregavamo per Lorenzo, facevamo la Comunione e intonavamo il Regina Coeli e il canto finale ,”Resurrezione”. “Che gioia ci hai dato, Signore del Cielo, Signore del grande Universo” – così inizia il canto, che poi abbiamo “incrociato” dividendo il coro in due gruppi, per accompagnare la gente che usciva dalla lunga Veglia. Davvero, una grande gioia, una gioia che è di tutto il Popolo.


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Parrocchie con le porte aperte, a servizio della missione

E’ stato pubblicato oggi un nuovo videomessaggio di Papa Francesco per le intenzioni di preghiera proposte alla Chiesa per il mese di settembre.

Le parrocchie devono stare a contatto con le famiglie, con la vita della gente, con la vita del popolo” – esordisce il Papa nel videomessaggio, postato su YouTube col titolo “le parrocchie al servizio della missione” e registrato in spagnolo con i sottotitoli in italiano. Riprendendo un argomento già affrontato in precedenza, Francesco invita le parrocchie a tenere la porta “sempre aperta per andare incontro agli altri“. Ma non l’ “uscita per l’uscita” in sé, bensì portando “una chiara proposta di fede“. Aprendo le porte per “lasciare che Gesù esca con tutta la gioia del suo messaggio“. Concludendo, il Papa invita a pregare per le nostre parrocchie, affinché “non siano uffici funzionali“, ma siano animate da “spirito missionario“, per essere “luoghi di comunicazione della fede e di testimonianza della carità“.

Temi – questi della parrocchia con le porte aperte e non come un ufficio burocratico – già affrontati da Papa Francesco. “Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni, con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!” – aveva detto nel corso dell’Udienza Generale del mercoledì’, il 9 settembre 2015. E similmente nel corso del Giubileo dei Diaconi il 29  maggio 2016: “A me fa male al cuore quando vedo un orario, nelle parrocchie: “Dalla tal ora alla tal ora”. E poi? Non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico che riceva la gente… Questo fa male. Trascurare [andare oltre] gli orari: avere questo coraggio, di trascurare [andare oltre] gli orari“.

Anche noi col nostro blog, nella nostra piccolezza e semplicità, abbiamo cercato di testimoniare la bellezza della Chiesa in uscita a partire dalle porte aperte della parrocchia: vedi i post “Porte aperte in parrocchia!” e “La Chiesa di Roma vista dalla Chiesa in Cina: porte aperte in parrocchia“.

 


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Una vita e una morte in ginocchio; ad un anno dal martirio di Padre Hamel

Oggi è già un anno da quando Padre Hamel è stato  ucciso, vilmente e senza pietà a Saint-Etienne-du Rouvray, vicino a Rouen, in Francia, mentre celebrava la messa del mattino nella sua chiesa; ci furono anche alcuni feriti tra i fedeli che stavano partecipando alla liturgia. Il sacerdote aveva 86 anni e tutti gli volevano bene per le sue qualità umane e la sua profonda spiritualità .

La morte di un prete e’ come quella di tutti gli altri uomini, ma agli uomini può sempre insegnare qualcosa. Padre Hamel e’ stato ucciso vilmente e senza pietà, in ginocchio. In ginocchio e’ stata anche tutta la sua vita, curvo sui bisogni della gente, alle altezze dei poveri. Anche noi in questo momento ci vogliamo mettere in ginocchio per rendere omaggio a questo sacerdote che ha speso la sua lunga esistenza a servizio dell’uomo.

All’inizio di giugno nel Bollettino parrocchiale aveva scritto un saluto ai fedeli che si apprestavano a partire per le vacanze estive dicendo:”portate un po’ di umanità e misericordia nel mondo “.Poi e’arrivata la morte. La morte e’ l’ultima parola e noi non abbiamo parole da dire, ma solo il silenzio della preghiera e degli affetti, il silenzio dell’amore forte come la morte.  La Bibbia nel Cantico dei Cantici non dice che l’amore è più forte della morte, ma dice: “ forte come la morte e’ l’amore “. Forse perché la lotta tra amore e morte la può vincere definitivamente solo il Risorto. A Lui solo vogliamo lasciare la parola che noi non abbiamo.

Noi non abbiamo la forza di dire la parola che viene dopo la morte; la parola che viene dopo la morte, la può dire Dio solo. E Gesù questa Parola non l’ha solo detta o scritta ma l’ha vissuta in se stesso, consegnandola una volta per sempre alla Storia del mondo: “ Io sono la resurrezione e la vita , chi crede in me anche se muore vivrà “.(GV 11,25)

Gesù chiede ancora alla sua Chiesa, all’Europa ad ognuno di noi, di gettare la rete, di continuare a credere, vivere e sperare. E’ una rete che non si spezza e si riempie di amore sempre nuovo, perché è gettata sulla Parola del Risorto anche se a volte non lo abbiamo  riconosciuto , anche se a volte non ce la facciamo perché la vita non è un principio da difendere ma una cosa drammatica e magnifica,  una grande avventura  da accompagnare con l’aiuto della Grazia.

Aspettiamo continuando a fare il bene, seminando semi di fraternita’ e di pace, un alba nuova dov’è potremo gridare “ è il Signore!”, il grido di amore di Giovanni, il grido del Cantico dei Cantici “l’amato mio” (Ct2,8). Non abbiate paura – ci dice ancora una volta Gesu’- Io ho vinto il mondo.


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Esemplari servitori del vangelo

Papa Francesco pellegrino sulle orme di don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani

Papa Francesco a Bozzolo è stato accolto dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, che ha subito annunciato l’avvio del processo di beatificazione di don Primo Mazzolari il prossimo 18 settembre. Si è poi recato nella parrocchia di San Pietro per pregare sulla tomba di don Primo Mazzolari, e tenendo un memorabile discorso, dove tra le altre cose ha parlato del “magistero dei parroci”.

A Barbiana è stato accolto dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e anche qui ha voluto subito recarsi a pregare sulla la tomba di don Lorenzo Milani a 50 anni dalla morte. In chiesa ha poi incontrato gli studenti del priore di Barbiana e tenuto un discorso che sarà difficile dimenticare sul piazzale davanti la canonica di don Lorenzo. La sua passione educativa è stata fedeltà al vangelo e a tutti coloro che gli erano affidati ha detto il papa. Poi ha aggiunto:” Oggi il vescovo di Roma riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il vangelo, i poveri e la chiesa; prendete la fiaccola di don Lorenzo e portatela avanti”.

Don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, sono ” due sacerdoti che ci offrono un messaggio di cui oggi abbiamo tanto bisogno”, ha detto papa Francesco domenica scorsa alla preghiera dell’Angelus.

In questi giorni da più parti nella Chiesa e fuori, si sono succedute varie analisi e commenti su questo pellegrinaggio del papa; alcuni hanno parlato di “riabilitazione”, altri di “omaggio” per due sacerdoti sempre in trincea nel loro ministero. Quale che sia la giusta interpretazione, è bene lasciare spazio ai fatti. Papa Francesco si inginocchia davanti a due grandissimi protagonisti della chiesa e della società italiana del Novecento, riconoscendo in loro una Chiesa che si mette a servizio dei poveri e annuncia la misericordia di Cristo per tutti.

Questo mettersi in ginocchio è un atto dalla forte valenza simbolica. Non sono mancati come tutti sanno molto bene i “nemici” di don Mazzolari e don Milani, come oggi non mancano quelli di papa Francesco. Sono nemici di varia provenienza specialmente ecclesiale e tra questi ci sono anche coloro che al primo soffio di vento, cambiano bandiera, pronti a ricambiarla ogni volta che sia necessario. Pare riascoltare l’esperienza di San Paolo quando raccontando la sua storia parla di:“pericoli da parte di falsi fratelli”( 2Cor 11,26). L’opposizione alla Chiesa dei poveri e degli ultimi è molto attiva sul web e su alcuni blog di tradizionalisti; essi accusano oggi il papa, come ieri don Primo e don Lorenzo, di aver gettato la Chiesa in confusione dottrinale, morale, pastorale. Curiosamente questi blog parlano tra di loro si citano l’uno con l’altro quasi fossero novelli Padri della Chiesa. In realtà in confusione sono oggi questi difensori di una chiesa vecchia, che non c’è più, che si sono presi spazio esclusivo per troppi anni, ignorando sensibilità e voci differenti, ignorando i poveri. Alcuni pseudo cattolici laici e chierici che negli anni di pontificato di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, alle spalle dei due pontefici, hanno ridotto una parte della Chiesa ad una spelonca di ladri, brigando i loro affari con i potenti di turno, svendendo il Vangelo per quattro spiccioli; tramando nelle lobby gay e in quelle finanziarie, appaltando ai movimenti ecclesiali ogni opera di evangelizzazione, umiliando le parrocchie e il popolo di Dio; pseudo cattolici che difendono i principi che non vivono, e giudicano i drammi delle persone che non ascoltano, con cui non condividono.

Bisogna ritornare urgentemente alla chiesa di Mazzolari, Milani e papa Francesco che con lo Spirito del Concilio trasmettono il vangelo per attrazione e non per proselitismo.

E’ con la forza della preghiera di Gesù e di tutta la Chiesa che papa Francesco sta compiendo il Suo viaggio pastorale per confermare i suoi fratelli nella fede. E’ partito come sappiamo dalla periferia, da Lampedusa, indicando al mondo la centralità delle periferie fisiche ed esistenziali.

Oggi a Bozzolo e a Barbiana, Papa Francesco ci testimonia che la cruna d’ago attraverso cui passare per parlare di Dio è l’uomo scartato. Dare la vita per gli scartati, proprio come Gesù, anche Lui uomo brutalmente scartato.  Ogni giorno, sempre più forte il grido degli scartati ci investe e “rovescia” i banchi delle nostre chiese, richiamandoci alle cose essenziali.

Il papa ci ricorda che la “Buona Notizia” di Gesù non è una nuova filosofia, ma è la risposta al desiderio di tutti gli uomini di ogni tempo, di essere amati e liberati da ogni schiavitù.

Chiunque curi le piaghe del mondo, difenda il suo popolo, educhi alla vera libertà, non escluda nessuno a priori, è nel cuore stesso di Dio.

Papa Francesco venuto “dalla fine del mondo” oggi ha volto lo sguardo all’intero mondo e all’intera Chiesa cattolica, indicando questi due sacerdoti come modelli del vangelo.

Il Buon Pastore conosce le sue pecore ci ricorda il vangelo. Papa Francesco ha fatto dell’” odore delle pecore” il profumo di ogni opera di evangelizzazione. E’ l’odore delle pecore dice papa Francesco, che può risvegliare la chiesa, il dolore e la solitudine delle persone, la loro voglia di vita e di riscatto, la frontiera sulla quale costruire l’ospedale da campo che è la Chiesa.

Ringraziamo il Signore per il dono di don Primo e don Lorenzo e chiediamo allo Spirito la forza di continuare a trasmettere il vangelo con la loro audacia e coerenza; chiediamo anche allo stesso Spirito l’umiltà di sapere chiedere perdono come battezzati, come laici, come sacerdoti, come chiesa italiana a questi due grandi testimoni di Cristo.

Da oggi dopo questo pellegrinaggio di papa Francesco, la chiesa italiana e  la chiesa cattolica tutta, o si modella sulle orme di don Mazzolari e don Milani, o sarà una chiesa disobbediente allo Spirito e a Pietro.

 


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Maria Assunta ci ascolta anche in un piccolo villaggio dell’Africa

Dal Benin, Igor Kassah

Lo scorso 15 agosto, come in ogni comunità della Chiesa Universale, anche la piccola parrocchia di San Martino nella diocesi di Natitingouha (Benin) ha celebrato la festa della Vergine Maria Assunta in cielo. E’ stata la seconda volta che questa comunitá del Benin ha potuto celebrare questa festa da quando è stata creata. Già dalle 7 del mattino, erano tanti i fedeli radunati attorno alla statua di Maria della Rosa mistica per recitare il rosario prima della Santa Messa prevista per le ore 8. Dopo la recita delle litanie a Maria  Nostra Signora de l’Atacora (Nome del Nord del Benin dove si trova la diocesi di Natitingou), è iniziata la Santa Messa all’esterno della parrocchia. Con canti e balli tradizionali, la processione con la statua della Vergine si è portata all’interno della chiesa. La devozione per Maria è molto forte qui. Al posto del commento alle letture del giorno ho invitato qualche fedele a condividere quello che significa Maria assunta. Dalle risposte ho capito che non era necessario soffermarmi sull’aspetto del dogma, perché per il Popolo di Dio se Maria è la Madre di Gesú non si puo accettare che suo corpo conosca la corruzione della terra. I fedeli non si preoccupano di quando e come Maria è stata portata al cielo. Ho trovato questa risposta originale e semplice. La gente ha anche capito che attraverso l’intercessione della Vergine Maria si puo’ ottenere la misericordia di Dio e la Sua protezione.

Dopo la celebrazione, il coro che ha animato la Santa Messa ci ha fatto ballare con bei canti in onore a Maria. Nel pomeriggio abbiamo anche organizzato un’attivitá di formazione musicale per i giovani della parrocchia, che hanno anche ricevuto un attestato di partecipazione.

E’ stata una bellissima festa e sono convito che Maria avrà chiesto al Signore di aiutarci ad andare avanti con la costruzione della nostra chiesa di San Martino. Confidiamo che per l’intercessione di Sua Madre, il Signore ci ascolterá.


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Porte aperte in parrocchia!

Don Francesco Pesce

Gia la mia prima Messa nel lontano 1999 l’ho voluta simbolicamente iniziare spalancando il portone della chiesa. Poi, dal 2006, anno in cui sono diventato parroco della mia precedente parrocchia romana – Santa Melania Juniore – e poi ora come parroco di Santa Maria ai Monti, vicino al Colosseo , ho subito aperto la chiesa tutto  il giorno fino alle 22.00. Ora che sono al centro di Roma il venerdi e il sabato la tengo aperta fino alle 24.00 per intercettare la movida.

Mi sono sentito supportato e rincuorato quando anche Papa Francesco ha iniziato a parlare di “Chiesa in uscita”, invitando i preti anche a tenere aperte le porte delle parrocchie. Chiesa aperta per me significa aperta, cioè si deve capire con chiarezza che è aperta. Quindi via subito le retroporte di legno che la fanno sembrare chiusa, e mettere vetrate che lasciano vedere l’interno. Noto però che appena possibile e non fa piú molto freddo è utile spalancare anche la vetrata, perché la gente (soprattutto chi non ha familiaritá con la parrocchia) é piú invogliata ad entrare. Inoltre, fa bene anche a noi parrocchiani sentire il rumore della città e percepire la massima comunione tra dentro e fuori.

Ho poi sperimentato che e’ molto importante  osservare alcuni accorgimenti per l’illuminazione serale: illuminare molto bene l’ingresso e creare uno spazio privilegiato di luce nella zona del tabernacolo e della immagine mariana o del santo principale nella chiesa. Il “controllo” lo fanno le persone stesse che vengono a pregare o perfino chi passa davanti o dentro la chiesa, perché nel rione Monti in particolare c’é un grande senso di comunitá, quindi anche la chiesa é sentita un pó come la casa di tutti. E’ anche utile in questo senso avere un buon rapporto con i negozianti del quartiere che ogni tanto fanno una passeggiata in chiesa. “Fate buona guardia alla vostra chiesa” – diceva Mazzolari.

E infatti é il  popolo di Dio  a farsi carico della custodia della  chiesa. Dopo poco tempo si crea un movimento di persone che rende assolutamente sicura la chiesa. A poco a poco poi bisogna  qualificare l’apertura continuata: ad esempio celebrando la Messa all’ora di pranzo (per favorire i lavoratori della zona) e garantendo la presenza di un sacerdote per le confessioni e i colloqui spirituali  fino alla chiusura, sempre per aiutare chi lavora fino a tardi o anche gli studenti universitari.

A volte qualche “parrocchiano storico”, o le pie donne di cui parlano gli Atti degli Apostoli, protestano un po’ paventando chissà quali pericoli. Bisogna da una parte tranquillizzarli, dall’altra lasciar cadere la cosa, soprattutto all’inizio, quando si preoccupano che è pericoloso, che i barboni non hanno rispetto per nulla, ecc. Dopo poco, vedendo che non succede nulla di male, ma che invece si vedono i frutti, passano tutte le paure.. Non ho mai visto crollare una chiesa per i barboni. Anzi spesso queste persone sono ottimi vigilanti e addirittura puliscono il sagrato più volte al giorno.

Nel fine settimana l’apertura è prolungata fin piú o meno la mezzanotte per intercettare la movida che qui da noi si lascia intercettare volentieri.

 


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Ci accontentiamo di poco sperando nella Provvidenza: da una parrocchia del Benin

Con gioia pubblichiamo un post di don Igor Kassah, sacerdote del Benin che ha studiato a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana e ha svolto servizio pastorale nella nostra parrocchia Santa Maria ai Monti, con grande dedizione e disponibilità. Un nostro carissimo amico che ricordiamo spesso con grande affetto e nostalgia e per il cui ministero preghiamo sempre. Qui pubblichiamo un suo primo e speriamo non ultimo blog post, corredato con foto. Una bella testimonianza dalla Chiesa del Benin.



Don Igor Kassah

Vorrei condividere con voi sul blog un evento bello che abbiamo vissuto pochi giorni fa. Ho celebrato il rito dell’entrata al catecumenato per 60 ragazzi e adulti che hanno cominciato il cammino cristiano all’inizio dell’anno pastorale. 

In questa nuova parrocchia di San Martino nella diocesi di Natitingou al nord della Repubblica del Benin ho 164 catecumeni  (dal primo anno al quarto anno di cresima.) Abbiamo una communità dinamica e giovane. Come amministratore della parrocchia,  lavoro con una decina di catechisti. La parrocchia ha solo un anno. Per ora abbiamo solo una chiesetta che contiene quasi 200 fedeli e la domenica disponiamo altre sedie fuori. Non abbiamo altre strutture per le riunioni, le prove di canto per diversi cori  (due cori in lingua francese, uno per i bambini, poi un altro per giovani. Ben 5 cori in diversi dialetti!). Ogni domenica anima la liturgia un coro diverso. Per ora ci accontentiamo del poco che il Signore ci ha regalato sperando che la Provvidenza ci venga presto in aiuto. Grazie di pregare per questo.





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La Chiesa di Roma vista dalla Chiesa in Cina: porte aperte in parrocchia!

Monica Romano

Sono venuti dalla Cina continentale per trascorrere alcune settimane in vari Paesi d’Europa e d’Italia un gruppo di carissimi amici sacerdoti impegnati nelle attività di carità e comunicazione della Chiesa cinese. Con un progetto alto e ambizioso – fondare una comunità religiosa – e venendo “da noi” per capire “come funziona”, per avere dei “modelli” e adattarli alle loro necessità e carismi e al contesto cinese. Per questo ci hanno chiesto di aiutarli a organizzare delle visite a diversi ordini religiosi e attività caritative. Non poteva naturalmente mancare la nostra parrocchia, Santa Maria ai Monti, con tutte le sue variegate attività e la rete di lavoro in raccordo con i diversi ordini religiosi sparsi sul territorio. Abbiamo potuto percepire quanto sono stati felici e arricchiti da tali visite, dal conoscere la dimensione contemplativa e meditativa della vita religiosa e parrocchiale e agli aspetti più pratici della pastorale e della carità. Sono da qualche giorno tornati in Cina continentale e già ci hanno scritto per ringraziarci ancora e inviarci un articolo pubblicato sul loro giornale cattolico Xinde 信德 o Faith nel quale riportano le tante cose che il parroco – don Francesco Pesce – ha raccontato loro circa la sua esperienza di vita, sacerdotale e parrocchiale. 



Don Francesco e’ nato nel quartiere di Prati e ed è entrato in seminario a 27 anni – spiega subito l’articolo, intitolato più o meno “don Francesco, un prete che apre le porte della chiesa”. Descritto come un sacerdote “dal volto tenero di un bambino”, e’ stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1999 a 33 anni. Dal 2010 e’ parroco di Santa Maria ai Monti – spiega ancora padre John Ren, autore del pezzo e uno dei sacerdoti in visita a Roma – e ci ha guidato con un’accoglienza calorosa ed entusiasta a fare una serie di visite per alcuni giorni nel suo territorio parrocchiale. 



La prima cosa che padre John racconta e’ l’organizzazione in parrocchia di una scuola di italiano per i migranti iniziata lo scorso settembre. Le lezioni si tengono dal lunedì al venerdì, per due ore al mattino, in una sala parrocchiale. Padre John nota che essendo la maggior parte di coloro che partecipano alle lezioni di fede musulmana, don Francesco li fa entrare da una porta che conduce direttamente alla sala delle lezioni e non richiede la necessità di passare dalla chiesa. Un giorno però il parroco si è dimenticato di aprirla rendendo necessario il passaggio dalla chiesa. Questo ha causato un sentimento di disagio tra alcuni migranti, che scusandosi hanno chiesto a don Francesco sempre l’apertura della porta secondaria. “Sono io che devo scusarmi” – così padre John riporta le parole di don Francesco ai migranti. Il sacerdote cinese racconta anche di aver potuto assistere un giorno a una lezione, accompagnato da don Francesco. Lo ha colpito un gesto di attenzione e premura del parroco.  “Dopo essere entrato, don Francesco si è reso conto che la stanza non era sufficientemente riscaldata” e  allora ha acceso una piccola stufa. Padre John e’ rimasto poi colpito che don Francesco, “per aiutare i migranti a risolvere i loro problemi di alloggio, ha perfino diviso il suo appartamento”.



L’articolo continua raccontando ancora diverse attività caritative portate avanti da don Francesco, incentrate sulla “cura sociale e il servizio ai poveri” – come è titolato un paragrafo dell’articolo. Tra queste il lavoro della onlus TherAsia, da noi fondata e ispirata a Santa Teresa di Gesù Bambino e alla beata Madre Teresa di Calcutta, al servizio dei poveri in Asia. E il più recente emporio, gestito con le suore di San Pietro Claver, che ogni sabato dalle 10 alle 12 distribuisce generi alimentari a più di 80 poveri (ora arrivati a 150 ndr). Anche se “possiamo fare di più” – dice senza imbarazzo e sorridendo don Francesco e riporta con enfasi padre John. 


Dopo aver brevemente descritto il territorio parrocchiale – “dove sono presenti otto ordini religiosi maschili e sette femminili”, impegnati nelle attività ordinarie come la celebrazione della Messa e varie opere di carità -, padre John descrive un’altra iniziativa di don Francesco che deve averlo colpito. Nel paragrafo dal titolo “il cuore di Dio e’ più grande del cuore dell’uomo”, padre John parla della concessione alla piccola comunità georgiana ortodossa di Roma dell’uso di una rettoria affiliata alla parrocchia per le loro attività liturgiche e pastorali, perché non avevano un luogo di culto. Poi ancora si sofferma sul servizio di don Francesco alle ACLI, spiegando ai lettori cinesi (che certo non le conoscono) che esse hanno tre scopi principali – su cui noi qui sorvoliamo, conoscendoli più o meno bene (si spera!).


“Tutti i giorni, la mattina alle 7:30, don Francesco apre la chiesa e la chiude più o meno alle 22”, perché “le porte della chiesa devono sempre essere aperte e accogliere la gente che vuole entrare” e “fermarsi a pregare”, specialmente i lavoratori (favorendo orari a loro adatti) e i turisti di passaggio. Padre John scandisce poi per i lettori i momenti principali della giornata di don Francesco: la mattina stare nell’ufficio per varie attività amministrative e il pomeriggio ricevere le persone; tenere vari gruppi come quelli per la preparazione al matrimonio, il catechismo, e la recita del rosario; le attività culturali e missionarie; l’oratorio (in realtà ci si riferisce precisamente al “calcetto per i bambini”); e varie attività nelle rettorie del territorio.



Dopo aver accennato alla straordinaria esperienza di don Francesco – la telefonata ricevuta inaspettatamente e con immensa gioia da Papa Francesco in risposta a una sua lettera – padre John fa un’ultima annotazione su don Francesco e la Cina. “Gli ho chiesto che suggerimenti avesse per i fratelli sacerdoti cinesi” e don Francesco mi ha risposto: “Prendersi cura il più possibile del popolo di Dio, condividere tutto con la gente; questi sono i fondamenti del Vangelo”.