ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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La fede, il dubbio, la gioia

Postiamo sul nostro blog un testo pubblicato sull’ Osservatore Romano del 19 maggio 2020. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza dell’articolo sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. 

Il Vangelo della solennità dell’Ascensione del Signore

Don Francesco Pesce

Gesù insieme a tutta la storia entra nella Gloria del Padre. I discepoli che ancora una volta il Signore raduna sul monte sono undici; non sono più dodici. Sono un gruppo dove ne manca uno.

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Una Chiesa che non è una setta di puri e di perfetti, non è come l’arca di Noè chiusa alle intemperie della storia, ma è una fragile barca scossa dalle tempeste. C’è in questa imperfezione degli undici, anche la povera storia di ognuno di noi, la nostra miseria tanto bisognosa della Sua misericordia.

Quando lo videro racconta il vangelo «si prostrarono. Essi però dubitarono».

Non sarebbe neppure necessario quel “però”. Non è forse vero che la fede vive dentro i dubbi? Anzi vorrei dire che la fede ha bisogno del dubbio, perché in questo modo rimane umile, semplice, quasi sussurrata, non buttata in faccia agli altri come un privilegio che distingue e separa. La fede deve rimanere quello che è, un dono accolto con stupore e tremore; mai un possesso orgoglioso, ma un dono vissuto anche nella paura e nella fatica di tanti giorni, e per questo ancora più prezioso.

Il dubbio non è una diminuzione della fede, ma è occasione di umiltà per mantenere intatta la meraviglia.

Il dubbio cammina sulla strada della storia insieme alla fede, nell’attesa che entrambi lascino il posto all’Amore dove non ci sarà più nessuna domanda e nessuna professione di fede, ma solo la contemplazione della bellezza assoluta.

Gesù si avvicinò e disse loro: «… Andate dunque».

Subito il Vangelo dice così; non c’è nessun se e nessun ma. Gesù non ha paura della nostra fede che dubita; da sempre la conosce, da sempre la ama e la accompagna e non la giudica. Lo sappiano i cultori del giudizio della condanna, spietati esecutori della legge pronti a gridare allo scandalo per la fragile fede degli altri, dimentichi delle proprie ipocrisie.

Gesù manda questa Chiesa fragile per iniziare la missione di annunciare il Vangelo ad ogni creatura. La gioia del Vangelo riempirà il cuore e la vita di coloro che si incontreranno con Gesù.

Questa è il frutto di ogni opera missionaria, la gioia del Vangelo di cui ognuno di noi è collaboratore. Certo incontreremo sempre gli “esperti” che ci diranno come si fa la missione ma non dobbiamo dargli troppo retta. Il Signore ci ha assicurati: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Nella missione di annunciare il Vangelo, è lo Spirito Santo che ci spinge, e ci sostiene, e ci fa anche la lieta sorpresa di essere arrivato a destinazione prima di noi. Lo Spirito del Signore precede tutti anche gli “esperti”. Ci precede perché da sempre è lì.

Ci dice di andare in tutto il mondo; andare non per organizzare, occupare i posti che contano, portare la soluzione a tutti i problemi. Ci dice semplicemente di essere i collaboratori della gioia del Signore.

Noi non abbiamo il mandato di portare lo Spirito Santo ma aiutare a scoprirne la presenza nei cuori di ogni uomo. Non dimentichiamo mai che la Pasqua non ha nessun padrone, nessun esperto, ma solo testimoni.

La festa dell’Ascensione ci aiuti a sperimentare che la missione che ci affida Gesù non è quella di conquistare la terra, ma di andare verso la casa del Padre per godere in eterno la pienezza della gioia.

 


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Grandezza e piccolezza nell’Ascensione e nel messaggio di Fatima

Oggi la Chiesa celebra la Festa della Ascensione che, cadendo quest’anno il 13 maggio, coincide anche con la memoria liturgica della Madonna di Fatima, stabilita nel giorno della prima apparizione della Vergine ai tre pastorelli, nel 1917. Nell’Ascensione di Gesù e nel messaggio di Fatima troviamo la grandezza e piccolezza di Dio che parla e si manifesta agli uomini.

Il Signore Gesù ascende al cielo. Dio che è sceso nel mondo facendosi piccolo, facendosi bambino, è ora elevato in cielo. Gesù, che ha condiviso tutto con noi (tranne il peccato), comprese la fragilità di essere un bimbo bisognoso di tutto, la debolezza del corpo fisico, la sofferenza e l’umiliazione, fino alla morte, non è più fisicamente con noi. E’ nel Mistero della Gloria del Padre, non abita più soltanto il tempo e lo spazio, li supera, quindi è sempre presente in mezzo a noi e ci rende più vicini al cuore del Padre. Nello stesso tempo, l’Ascensione inaugura la “grande” missione della Chiesa nel mondo, l’annuncio della Buona Notizia a tutti i popoli, come ha ricordato Papa Francesco oggi durante il Regina Coeli: “Gesù risorto e asceso al cielo manda i suoi discepoli a diffondere il Vangelo in tutto il mondo. Pertanto, l’Ascensione ci esorta ad alzare lo sguardo al cielo, per poi rivolgerlo subito alla terra, attuando i compiti che il Signore risorto ci affida“.

 

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La domenica,  giorno della Resurrezione, e per di più la solennità dell’Ascensione , “prevalgono” sulle altre memorie liturgiche e sono il centro della riflessione e della vita cristiana di questa giornata. Tuttavia, è bello ricordare e pregare anche la Madonna di Fatima in questo giorno particolare. Così il Papa su twitter: “Beata Vergine di Fatima, volgi il tuo sguardo su di noi, sulle nostre famiglie, sul nostro Paese, sul mondo“.

Il 13 maggio 1917 la Vergine è apparsa a tre bambini, semplici pastorelli, lasciando loro un messaggio di pace universale, una profezia per la Chiesa, che ci interpella ancora oggi. “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa” – disse Papa Benedetto nell’omelia della Messa il 13 maggio 2010, in occasione del suo Viaggio Apostolico in Portogallo. Quindi un messaggio semplice, ma ancora valido dopo più di 100 anni.

 

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© Francesco Pesce / ConAltriOcchi Blog

 

L’anno scorso la Chiesa ha celebrato il centenario delle apparizioni, con tante iniziative in diversi diocesi del mondo, tra cui in Cina (foto).  In occasione del centenario, il Papa ha canonizzato i due dei pastorelli, Giacinta e Francisco, che erano scomparsi ancora bambini, qualche anno dopo le apparizioni. Suor Lucia, l’ultima veggente di Fatima entrata in clausura, è morta nel 2005 a 97 anni. La statua della Madonna pellegrina e le reliquie dei santi pastorelli sono stati portati in pellegrinaggio in varie parti d’Italia durante il centenario, anche al Santuario del Divino Amore Roma e in Vaticano, dove dopo la processione per Via della Conciliazione è stata celebrata la Messa in San Pietro (foto).

 

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© Francesco Pesce / ConAltriOcchi Blog

 

Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani” – ha detto Papa Francesco all’inizio del suo pellegrinaggio a Fatima l’anno scorso, ripetendo una frase del Beato Paolo VI. Portiamo questa esortazione nel cuore e, come Maria, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, annunciando il Vangelo e testimoniando la fede nella vita di tutti i giorni.


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Oltre il velo squarciato

Verso la Festa della Ascensione

Il Signore Gesù ascende al cielo. Non è più fisicamente con noi, è nel Mistero della Gloria del Padre. Questo significa anche che ormai l’uomo è nel cuore stesso di Dio , non abita più soltanto il tempo e lo spazio, ma abita il mistero di Dio.

La festa della Ascensione vuole anche dirci che non è più lecito separare l’umanità e Dio, la storia degli uomini da quella del Figlio dell’uomo, perché l’uomo già partecipa in Cristo alla vita stessa di Dio. Allo stesso modo siamo invitati, per arrivare alla pienezza del mistero di Dio, a percorrere la via di Gesù, la strada più sicura, dove il Signore ci precede e ci accompagna. Lontani da ogni spiritualismo disincarnato e da ogni eccesso devozionalista, i cristiani camminano nella storia come Popolo di pellegrini verso la pienezza.

La lettera agli Ebrei ci ricorda inoltre che “Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore (Eb 9,24). Siamo invitati cioè a percorrere la strada, a mettere i nostri passi, anche al di là del velo del Tempio. Ricordiamo che secondo la visione tipicamente ebraica, Dio abitava dentro il Santo dei Santi, al quale aveva accesso, una volta l’anno, il sacerdote che compiva il sacrificio ed andava al di là del velo.

Gesù è il sacerdote dei nuovi tempi, Lui è definitivamente al di là del velo. Il velo lo conosciamo tutti ; quando ricordiamo i nostri defunti, li possiamo vedere al di là del velo, dove nessuno di noi è mai entrato. Questo sguardo è il nostro sguardo di fede, perchè solo nella fede possiamo guardare dentro il mistero.

L’Ascensione di Gesù ci permette di penetrare nelle profondità del mistero della vita e della morte; ci fa sperimentare la comunione dei santi e il legame, rotto ma non interrotto, con i nostri cari defunti.

Il velo del Tempio , quando Gesù morì in croce – dice la Scrittura – si squarciò dall’alto in basso, non dal basso in alto. Significa questo che è Dio stesso che ha aperto il cielo, è Lui nel sacrificio del Figlio che ha annullato per sempre la separazione del cielo con la terra.

Per questo noi oggi possiamo credere e sperare, nell’attesa di poterLo incontrare dopo la morte, nella Gloria eterna del Padre.


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Perchè guardate Gesù che sale in cielo?

Pensieri sull’Ascensione del Signore

Monica Romano

Mi ha sempre colpito durante la Messa il racconto degli Atti sul momento dell’Ascensione di Gesù al cielo. Mi è sempre sembrato un momento vivido, quasi come di stare lì in mezzo ai discepoli di Gesù mentre per l’ultima volta il Signore si separava da loro che forse neanche se ne rendevano conto fino in fondo. Un momento solenne e misterioso, che forse avrà lasciato sconcerto, paura, dubbi negli apostoli. Anche più in là, quando forse in un secondo momento hanno avuto piena coscienza che il Signore non sarebbe tornato a breve, che “tutto” era ormai nelle loro mani, che stava a loro ora annunciare e testimoniare il Vangelo, senza la presenza fisica di Gesù…

Mi è rimasta sempre impressa questa frase, e mi sembrava di sentirla pronunciare con una voce solenne e potente: “Uomini di Galilea, perché state a guardare in Cielo?“. Da una parte pensavo, perché questi “uomini in bianche vesti”, angeli, fanno questa domanda su una cosa così scontata? Il Maestro tanto amato – per il Quale i discepoli avevano lasciato tutto e Cui avevano dedicato la vita e in Cui avevano riposto le loro speranze, il Maestro Che fino a qualche settimana prima era creduto morto come un malfattore e poi hanno visto addirittura risorto – se ne andava per sempre, si separava da loro, senza poi tante spiegazioni a dire la verità…Il minimo che ci si possa aspettare è che lo seguano esterrefatti con lo sguardo, fino alla sua sparizione completa… E mi colpisce sempre il “lieto fine”, anche se ormai lo conosco bene: lo vedrete tornare nello stesso modo in cui è salito al cielo. Mi ha sempre lasciato un senso di “vuoto” questa frase, quel vuoto della presenza, della vicinanza di Dio che spesso si sperimenta nella vita. Signore, ma dove sei? Nelle guerre, nelle catastrofi naturali, nelle sofferenze di bambini e di innocenti, ma anche, più semplicemente, nelle nostre vite a volte grigie, spesso fiaccate dall’esperienza del male e dell’individualismo, senza più entusiasmo e senso di gratitudine per le tante cose belle che la vita sempre e comunque ci riserva…. Dove sei, Signore – “in qualche angolo di cielo, da dove guardi noi” – come dice una bella canzone?

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Giovanni Maria Galli detto il Bibbiena, Ascensione di Cristo (particolare)

 

Mi sembra di capire altre cose se rifletto oggi su questo racconto di Luca. Nel cuore di Dio, nella storia della salvezza e nell’economia della resurrezione, “mille anni sono come un giorno che è passato“, “sono come un turno di veglia nella notte“, dice il Salmo. L’esperienza di fede, il guardare agli eventi con gli occhi della fede (gli angeli, Gesù che sale al cielo) è quella del Dio Emmanuele, “Dio con noi”. Del Sacramento eucaristico che tutti i giorni è con noi ed è pegno della nostra salvezza; della Resurrezione, cui già siamo partecipi, già ora. Mi sembra che proprio questo gli angeli volevano dirci. Non guardate inerti e inermi, come se tutto finisse lì. Questo è l’inizio di una fine che già sapete, che veramente già dovreste conoscere, se veramente avete capito che Gesù è il Signore, è risorto e ha vinto la morte per tutti noi. Per questo dico che forse gli apostoli certe cose le avranno capite dopo e per questo gli angeli fanno una domanda per nulla scontata a chi è stato testimone del Risorto. A poco a poco, con l’aiuto dello Spirito Santo, i discepoli e noi capiamo quello che ormai da 2000 anni dovremmo aver capito, ma che l’assenza del Signore, Che è asceso al cielo, a volte ci fa dimenticare. E non a caso Gesù se ne va e manda lo Spirito. Proprio perché capiva che i discepoli di allora (come quelli di oggi) non riuscivano a capire tutto, non sanno vivere l’attesa di qualcosa che già conosciamo, che già si è realizzata e vivremo in pienezza alla fine dei tempi.

Forse gli angeli volevano anche dirci: guardate pure il cielo, guardate in alto, lasciatevi ispirare, guidare da Dio, ma state bene con i piedi per terra, restate quaggiù, rimboccatevi le maniche. Attendete il Signore, restate vigilanti tra cielo e terra e siate testimoni in mezzo ai fratelli, senza perdervi nei meandri celesti. Non a caso tra le tante parole che il Signore poteva dire prima di congedarsi da suoi, dice “mi sarete testimoni”, cioè farete la mia volontà, annuncerete il Vangelo nella vita concreta, in tutto il mondo…Agli occhi della fede (gli angeli) questo è molto chiaro. Non sempre per noi, invece…

Papa Francesco ha appena ricordato nella preghiera del Regina Coeli: “Siamo saldi nella speranza se guardiamo il cielo”, “Gesù non ci lascia soli”, “è con noi, è vivo”. E l’attinenza stretta con la testimonianza concreta della fede viene riproposta da Francesco, che ci ricorda la “presenza tra noi del Signore risorto che con il dono dello Spirito continua ad aprire la nostra mente e il nostro cuore per annunciare il Suo amore e la Sua misericordia anche negli ambienti più refrattari delle nostre città“.

Signore, dacci il dono di saperti aspettare vigilanti e pronti e di saper essere noi stessi ponte tra un cielo lontano e un mondo spesso difficile, con il dono del Tuo Corpo e con la grazia dello Spirito Santo, con i quali sei con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.