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Una “mattonella” del Papa per il Beato Allegra, traduttore della Bibbia cinese

Mons. Francesco Pesce

Una mattonella molto speciale – a nome di Papa Francesco – è stata recentemente posta nella Casa Natale del Beato Gabriele Maria Allegra OFM (1907-1976), frate francescano originario della Sicilia e missionario in Cina. Per il restauro della casa ormai completato e supportare attività caritative e di spiritualità di questo luogo ora meta di pellegrinaggi, l’Associazione “Gabriele fra le Genti”, costituita da alcuni familiari del frate che gestiscono la casa (dal 2017 proprietà della Provincia dei Frati Minori di Sicilia) ha lanciato l’iniziativa “una mattonella per il Beato”. Papa Francesco ha aderito a questa iniziativa, donando anche lui una mattonella in occasione della Giornata Missionaria Mondiale che si è celebrata lo scorso ottobre. La mattonella è stata istallata da poche settimane nel cortile della casa, che si trova a San Giovanni La Punta, vicino ad Acireale (provincia di Catania), aggiungendosi a quelle che via via sono state donate nel corso degli anni dai familiari del Beato, da fedeli della Sicilia e da altre parti dell’Italia, e dai cattolici cinesi, tra cui i fedeli della Diocesi di Hong Kong, che attraverso donazioni hanno contribuito all’acquisto e al restauro della casa. Lo scorso 31 dicembre, il Vescovo Ausiliare di Hong Kong – Mons. Joseph Ha Chi-Shing OFM – ha benedetto la mattonella donata dal Papa in occasione di un pellegrinaggio con un gruppo di fedeli.

Foto: ©Gabriele fra le Genti Onlus
Foto: ©Francesco Pesce

Il Cardinale Parolin ricorda il Beato Gabriele Maria Allegra

Insieme al Pontefice, anche il Segretario di Stato – il Cardinale Pietro Parolin – si è associato all’iniziativa, donando a sua volta una mattonella. Domenica 22 ottobre 2023, nella Giornata Missionaria Mondiale, il Cardinale Parolin aveva inaugurato una mostra di arte cristiana cinese e aveva poi presieduto la Messa, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria ai Monti (Diocesi di Roma), dove sono esposte le Reliquie del Beato Allegra per la venerazione dei fedeli. Per celebrare la Giornata e valorizzare il mese missionario, la parrocchia aveva anche organizzato un incontro il giorno successivo, per ricordare e far conoscere meglio questa straordinaria figura di apostolo della Parola di Dio in terra cinese.  Nell’omelia della Messa, nella quale hanno concelebrato anche alcuni Padri Francescani della Provincia Siciliana, il Cardinale ha ricordato la figura del Beato Allegra, conosciuto soprattutto per la sua traduzione della Bibbia in lingua cinese – la prima completa e dai testi originali per i cattolici cinesi, pubblicata a Hong Kong nel 1968 e ancora oggi largamente usata.  

Foto: ©Francesco Pesce
Foto: ©Francesco Pesce

Un incontro per tracciare la figura del Beato

 “Amo la Bibbia e amo la Cina: è per tutte e due che ho lavorato con lo stesso amore”: da questa frase del Beato Allegra il titolo dell’incontro tenutosi lunedì 23 ottobre nella parrocchia di Santa Maria ai Monti, organizzato dal parroco, Mons. Francesco Pesce, dalla onlus TherAsia da lui fondata e dalla Pontificia Università Antonianum. L’incontro ha visto la partecipazione attenta ed entusiasta di tanti fedeli, tra cui anche fratelli e sorelle cinesi, la maggior parte dei quali studia nelle varie università pontificie romane. In molti hanno espresso il desiderio di conoscere meglio questa figura, non ancora pienamente nota a molti, anche in Italia e in Cina.

Dopo i saluti di Mons. Francesco Pesce si sono susseguiti i vari interventi, moderati dal Dottor Gianni Valente, Direttore dell’Agenzia Fides.

Foto: ©Francesco Pesce

Il primo intervento – inviato in forma scritta dal Professor Rui Zhang, docente alla East China Normal University di Shanghai – è stato letto da Mons. Pesce. Il Professore ha fatto un breve excursus storico sull’introduzione e lo sviluppo del Cristianesimo in Cina, fino alla situazione attuale. Ha sottolineato l’antichità dei contatti tra Cina ed Europa, dal punto di vista culturale, commerciale e anche religioso. Tanti missionari occidentali nel corso dei secoli, in più ondate, hanno intrapreso la via della Cina per annunciare il Vangelo in quella terra. I Francescani prima, durante la dinastia Yuan nel XIII e XIV secolo, e successivamente – a partire dalla fine del ‘500, tra la fine della dinastia Ming e l’inizio della Qing – con la Compagnia di Gesù, e a seguire ancora i Francescani e poi i Domenicani e gli Agostiniani. Il Prof. Zhang accenna anche alla Questione dei Riti Cinesi, che causò divisioni all’interno della missione cattolica in Cina. A quel tempo, si pose questo dilemma, che fu poi risolto dal Pontefice: possono i convertiti cinesi continuare a praticare il culto a Confucio e agli Antenati oppure no? Quale termine usare per tradurre “Dio” in cinese? Un termine della cultura cinese o un termine differente, per evitare commistioni e fraintendimenti? La questione è stata poi definitivamente risolta dal Papa, secoli dopo, in favore della possibilità per i cattolici cinesi di praticare questi riti. 

Un esempio – noi osserviamo – che mostra come per due visioni del mondo antiche e profondamente radicate come il pensiero cinese e il Cristianesimo ci vuole tempo e pazienza per ascoltarsi, dialogare, superare incomprensioni e capirsi.

Il Professor Zhang si sofferma poi sul periodo tra il 1860 e il 1930, caratterizzato dalla traduzione della Bibbia in cinese, citando anche il lavoro del Beato Allegra, “che chiamò la traduzione del Testo Sacro ‘l’opera della mia vita’”.

Il Professor Stephane Oppes OFM, già Decano della Facoltà di Filosofia, docente di Metafisica alla Pontificia Università Antonianum e Consultore teologo del Dicastero per le Cause dei Santi, ha sottolineato come la “gioia del Vangelo” sia stata una caratteristica fondamentale della vita e della spiritualità del Beato Allegra, della sua multiforme attività nel “continente” cinese e della sua vocazione di frate minore e traduttore della Sacra Scrittura. “Gioia del Vangelo” non è un’espressione scelta “a caso” da Padre Oppes per il titolo del suo intervento, ma si ispira all’Enciclica di Papa Francesco Evangelii Gaudium, di cui nel 2023 ricorreva il decimo anniversario. 

Citando le Memorie che il Beato Allegra scrisse su richiesta del superiore a Hong Kong, Padre Oppes ha condiviso alcune parole significative del Beato: “Dico senza vanteria e senza esagerazione che sin da giovane, anzi giovanissimo, sono stato un sognatore”. Egli sognava in particolare di diventare “predicatore” e “missionario”.

Padre Oppes ha poi sintetizzato l’apostolato del Beato Allegra, in alcuni punti essenziali: 

  • L’annuncio del Vangelo per l’arte e nell’arte: il Beato Allegra vedeva nell’arte (la musica, la pittura in particolare) come un veicolo importante per l’evangelizzazione.
  • L’annuncio del Vangelo attraverso lo studio della Parola di Dio: organizzava momenti formativi, anche insieme alle altre denominazioni cristiane.
  • L’annuncio del Vangelo nel dialogo ecumenico.
  • L’annuncio del Vangelo nel dialogo tra le religioni: era ben consapevole della ricchezza della tradizione spirituale e religiosa della Cina e spingeva perché i testi della cultura e del pensiero cinese fossero presenti in biblioteca per conoscerli e approfondirli.
  • L’annuncio del Vangelo più “spicciolo”, cioè nella “pastorale ordinaria”, come frate e come prete.

Ha preso poi la parola poi il Professor Witold Salamon OFM, della Commissione Scotista Internazionale, con un intervento dal titolo: “Il Beato Gabriele Maria Allegra OFM – un frate dedito alla venerazione del beato Giovanni Duns Scoto e alla divulgazione del suo pensiero”. Tre sono state le principali questioni affrontate:

  1. La venerazione di Padre Allegra verso la Beata Vergine Maria, concepita senza peccato originale e assunta in cielo in anima e corpo, nonché verso l’insigne fautore dell’Immacolata e Assunta, ovvero il Beato Giovanni Duns Scoto – come emerge anche dalla corrispondenza del Beato Allegra con Carlo Balić, Primo Presidente della Commissione Scotista. 
  2. La Cristologia scotiana nella visione del Beato Allegra. Su richiesta di Carlo Balić, il Beato  Allegra intervenne al grande Convegno scotista in occasione del settimo centenario della morte di Giovanni Duns Scoto, svoltosi a Edimburgo e a Oxford nel settembre 1966. Oggetto del suo intervento fu un resoconto dei suoi colloqui a Pechino tra il 1942 e il 1945 con lo scienziato gesuita Teilhard de Chardin. Durante questi colloqui il Beato Allegra ebbe l’occasione di presentare una sintesi della cristologia scotiana a Teilhard de Chardin.
  3. Il profilo “scotistico” del Beato Allegra nelle sue “Memorie”. Ciascuno dei cinque quaderni delle “Memorie”, scritte pochi mesi prima della morte del Beato portano il titolo: “Et ideo multum tenemur Ei” (“perciò molto dobbiamo a Lui”). Con questa citazione di Scoto, il Beato Allegra esprime la gratitudine verso il Figlio di Dio fattosi carne che soffrì e morì in croce per noi, mosso da quell’amore che è l’essenza intrinseca di Dio. Nel lavoro di traduzione della Sacra Scrittura in cinese, Padre Allegra invocava ogni giorno l’intercessione del Servo di Dio Duns Scoto quale Patrono secondario dello Studium Biblicum di Pechino e poi di Hong Kong, celebrandone ogni anno l’8 novembre una commemorazione del beato transito.

Il successivo intervento è stato tenuto da Don Giuseppe Li Xianmin, Studente di Dottorato del Pontificio Istituto Biblico. Don Giuseppe spiega che dopo essere arrivato in Cina, nel 1935 il Beato Allegra iniziò a tradurre in modo indipendente la Bibbia dai testi originali in cinese. Lo aiutarono nella traduzione, i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento tradotti dal padre gesuita Luis Antoine de Poirot, che aveva trovato nella biblioteca della Chiesa del Nord (“Beitang”) a Pechino, per cui spese 6.000 dollari americani per scattare foto di questa traduzione. Inoltre, con l’aiuto dell’Arcivescovo Mario Zanin, chiese riuscì ad avere una copia della traduzione del Nuovo Testamento di Jean Basset, delle Missions Etrangères de Paris (MEP) dal British Museum di Londra.

Dal 1935 al 1944, il Beato Allegra completò da solo la traduzione dell’Antico Testamento. Nel 1945 fondò uno “Studium Biblicum” con la partecipazione di sacerdoti cinesi per aiutarlo a rivedere la traduzione. Nel 1948 lo Studium Biblicum si trasferì a Hong Kong, nel 1961 la traduzione dell’Antico e del Nuovo Testamento fu completata in più volumi e nel 1968 in un unico volume. Poi lo Studium Biblicum iniziò un nuovo lavoro di revisione, ma purtroppo nel 1976 il Beato Allegra morì. Nel 1975, lo Studium Biblicum pubblicò anche un “Dizionario Biblico” cinese, che raccoglie tutti i vocaboli biblici importanti. 

Nel 1993, la Bibbia tradotta sotto la guida del Beato Allegra – in cinese “Sigao” fu stampata per la prima volta a Pechino per la Cina continentale. Il 18 ottobre 2018 si è tenuta a Pechino una cerimonia in cui è stata lanciata un’edizione speciale in occasione del 50° anniversario dell’uscita della “Bibbia di Sigao – com’è chiamata in cinese. Tra il 1993 e il 2018, in Cina, sono state pubblicate e distribuite più di 4,5 milioni di copie della “Bibbia Sigao”.

Nel corso degli anni ho incontrato diversi cattolici cinesi che hanno letto tante volte la Bibbia intera anche 10, 20 volte o anche di più” – racconta Don Giuseppe. “Durante la pandemia di Covid, sotto le restrizioni del lockdown, molte famiglie cinesi iniziarono un piano di lettura della Bibbia pianificando di leggere la Bibbia intera in un anno, o alcuni mesi. In questo modo la fede cresce con il nutrimento della Parola di Dio quando non c’è possibilità di ricevere i sacramenti”.

Nel concludere il suo intervento, Don Giuseppe conferma che la Bibbia del Beato Allegra è apprezzata in Cina per la sua traduzione eccellente, elegante e accurata. Col passare del tempo, molte espressioni o termini impiegati andrebbero aggiornati, e con gli approfondimenti delle ricerche bibliche, una revisione accurata aiuterebbe la perfezione della traduzione: “Auspichiamo che attraverso l’opera magnificente del Beato Allegra e dei suoi collaboratori, la Parola di Dio si divulghi più ampiamente in Cina, e con il nutrimento della Parola di Dio, il Popolo Cinese conosca i misteri salvifici di Dio Padre”. 

Per il successivo intervento è stata raccolta una testimonianza dalla Professoressa Chiara Allegra, pronipote del Beato Allegra in quanto figlia di un nipote diretto del Beato – Saro Allegra – figlio di un fratello del Beato. Essendo nata due anni dopo la morte del Beato, Chiara Allegra non ha potuto conoscerlo personalmente, ma ha sempre vissuto in un’atmosfera familiare di fede, nella quale l’esperienza spirituale e missionaria dello “zio” – come è sempre stata abituata a chiamarlo – le è stata trasmessa. Sulle ginocchia delle zie, ascoltava le storie “di questo fraticello”, non troppo alto, semplice, umilissimo, ma “che era un grande della Chiesa”, che era partito missionario per annunciare il Vangelo al grande Popolo Cinese. Successivamente, Chiara ebbe modo di leggere le molte lettere che il Beato Allegra scriveva alla famiglia, che amava profondamente anche a distanza, e a cui scriveva collettivamente o individualmente. Per Chiara, l’amore e la passione che il Beato metteva nell’opera di traduzione della Bibbia in cinese nasce proprio dalla famiglia, chiesa domestica, che gli aveva trasmesso la fede, ponendo al centro Gesù.

Chiara ricorda che tutte le persone che lo hanno conosciuto personalmente avvertivano un senso di pace e di beatitudine, alla presenza del Beato Allegra. Era un uomo sempre sorridente; incoraggiava tutti a vivere nella gioia, che – diceva lui – “è mezza santità. Amava profondamente la Madonna, la nostra Madre Celeste: tutte le lettere che scrive iniziano con l’invocazione “Ave Maria”. Nelle lettere emerge la sua profonda attenzione verso l’altro. Tutti per lui erano “prediletti”. Spesso esortava alla preghiera quotidiana e a tenere fisso lo sguardo negli occhi di Maria. A volte, facendo riferimento ai suoi problemi di salute, dice che ciò che è più importante è che Dio mi dia la giusta salute per compiere la “grande traduzione della Bibbia”. 

Nel concludere la sua testimonianza, Chiara Allegra cita una lettera del Beato del 1929 o 1930: “Ringrazio sempre il buon Gesù, che mi ha dato dei genitori così cristiani, e lo prego che vi benedica, genitori amatissimi, affinché la nostra casa sia come la casa di Lazzaro, Marta e Maria a Betania, dove egli trovava immancabilmente dei cuori amici. Gesù vuole che la nostra famiglia sia una famiglia di Suoi amici intimi, affinché scacciato da tanti cuori trovi nei nostri l’amore che cerca invano altrove”. 

Mons. Francesco Pesce, appassionato di Cina, l’intervento conclusivo. Ricordando che il Beato Allegra arrivò in Cina quando aveva solo 24 anni, sottolinea che per più di 30 anni si dedicò anima e corpo alla traduzione completa della Bibbia in lingua cinese dai testi originali, che a quel tempo la Chiesa Cattolica in Cina ancora non possedeva – a differenza invece dei Protestanti. Con questo suo sacrificio di una vita voleva infatti “dare Cristo alla Cina e la Cina a Cristo”. 

Mons. Pesce condivide quanto ha appreso direttamente dai “Fratelli e Sorelle cinesi che ho incontrato nel mio cammino”, quanto cioè questa traduzione sia autorevole e amata al tempo stesso in Cina. Molti di loro ne sottolineano soprattutto il rigore e la fedeltà ai Testi Originali; altri la bellezza del testo – che è poi anche uno dei principi cinesi della traduzione (xin-da-ya – cioè fedeltà, comprensibilità ed eleganza); altri ancora il fatto che da sempre l’hanno utilizzata e quindi è a loro familiare, è per loro “la Bibbia per eccellenza”. Questo dopo 55 anni dalla sua pubblicazione.

Oltre all’eroicità per l’impresa che giovanissimo si era impegnato a portare a termine di fronte all’immagine della Madonna della Ravanusa di cui era molto devoto e a cui confidò speranze e preoccupazioni circa il lavoro di traduzione della Bibbia, sottolinea Mons. Pesce che del Beato Allegra colpiscono la gioia e serenità che emanano dal suo volto, nelle foto che possediamo. Lo vediamo spesso sorridente, con un sorriso che emana calore e pace nello stesso tempo, ed è indice di quella “povertà di spirito” che solo un rapporto profondo con Dio e una vita di preghiera possono donare. Prima di ogni sessione scriveva sempre un’invocazione o una preghiera alla Madonna. Per il Beato, la versione della Bibbia “dev’essere opera di pietà e di sana scienza biblica”.

Ciò non significa che questa impresa fosse tutta – potremmo dire – “rose e fiori”. Troviamo nei suoi scritti anche momenti molto umani, dove il peso e le difficoltà del lavoro si facevano sentire. Eppure, nell’umiltà e senza clamori riuscì a portare a compimento questa impresa. Gli erano di conforto le parole che gli aveva mandato a dire Papa Pio XI, che aveva trascritte dietro una foto del Pontefice e rilesse molte volte come incoraggiamento: “Dite a questo padre che nihil impossibile est oranti, laboranti et studenti. Ditegli che avrà molto da soffrire, ma non si abbatta. Lavori con costanza. Io su questa terra non vedrò quest’opera, ma dal Cielo pregherò per lui”.

Conclude, Mons. Pesce: “Dal Cielo, sono sicuro, il Beato Allegra prega e intercede per noi. Invochiamolo, conosciamolo meglio, lasciamoci ispirare dalla sua testimonianza”.

Foto: ©Francesco Pesce

Il Beato Gabriele Maria Allegra – breve biografia

Il Beato Gabriele M. Allegra nasce a San Giovanni la Punta (CT) il 26 dicembre 1907. Cresciuto in una famiglia umile e profondamente cristiana, diventa giovanissimo frate minore francescano. Ordinato sacerdote nel 1930, parte missionario in Cina l’anno successivo. E per trent’anni si dedica al suo sogno di traduzione della Sacra Scrittura in cinese, fondando lo Studio Biblico, prima a Pechino, poi trasferito ad Hong Kong, tutt’oggi attivo.

Foto: ©Gabriele fra le Genti Onlus

Uomo dotato di una straordinaria intelligenza, in ogni campo della cultura e della lingua ma soprattutto frate umile, nel 1955 riceve la laurea Honoris Causa in Sacra Teologia, come riconoscimento alla sua biblica cultura e all’immenso lavoro di traduzione. Mai trascura la vita religiosa e sacerdotale e la carità verso il prossimo più bisognoso. Testimone di una vita interiore piena di Dio, è la gioia che contraddistingue la sua personalità e santità.

Muore ad Hong Kong il 26 gennaio del 1976.

Il 29 settembre 2012 viene Beatificato ad Acireale (Catania), dove riposa il suo corpo nella chiesa di S. Biagio del Convento dei Frati Francescani.

Foto: ©Francesco Pesce

La casa Natale del Beato Allegra

 La casa natale del Beato fra’ Gabriele si trova a Giovanni La Punta, in provincia di Catania. Acquistata dalla Provincia dei frati Minori di Sicilia il 10 maggio 2017, grazie principalmente alle donazioni dei fratelli cristiani cinesi, è stata affidata con comodato d’uso gratuito alla gestione dell’Associazione “Gabriele fra le genti ONLUS”.

Foto: ©Francesco Pesce

Dopo il restauro, è divenuta luogo di accoglienza per tutti e di spiritualità e ospita una semplice ricostruzione storica della vita del Beato e della sua famiglia.

È casa per bambini e ragazzi, per adulti ed anziani, per chi ha bisogno di una parola di conforto o di sostegno, di guida e orientamento. Casa di gioia soprattutto.

Contatti per visite e pellegrinaggi:

Gabriele fra le genti Onlus

Casa Natale Beato Gabriele M. Allegra

Via Soldato Torrisi, 16

95037 S. Giovanni La Punta (Catania)

http://www.gabrielefralegenti.org

gabrielefralegenti@gmail.com


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Annunciare il Vangelo è la missione di tutti, soprattutto con la vita

Pubblichiamo l’omelia che il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità, ha pronunciato nella parrocchia di Santa Maria ai Monti domenica 22 ottobre 2023 nella Messa che ha presieduto in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. In quei giorni la parrocchia ha ricordato in maniera particolare la figura del Beato Gabriele Maria Allegra OFM, missionario in Cina a traduttore della Bibbia, le cui Reliquie sono esposte in chiesa per la venerazione dei fedeli. Il grassetto nel testo è nostro e ha lo scopo di sottolineare alcuni punti dell’Omelia.

Cardinale Pietro Parolin

Cari fratelli e sorelle nel Signore,

Ringrazio il vostro Parroco, Mons. Francesco Pesce, per l’invito a presiedere la Liturgia eucaristica in questa domenica in cui si celebra la 97ma Giornata Missionaria Mondiale.

L’ho accettato molto volentieri e desidero salutare tutti voi qui presenti, fedeli della parrocchia di Santa Maria ai Monti.

Ho trovato un po’ di difficoltà a collegare le letture ascoltate al tema della missione, che oggi è proposto alla nostra attenzione e alla nostra riflessione. Certamente, la domanda maliziosa dei farisei: “È lecito o no pagare il tributo a Cesare?” e soprattutto la risposta di Gesù: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio“, meriterebbero un commento approfondito, data l’importanza e la delicatezza, nello stesso tempo, dell’argomento. Infatti, quello delle tasse è un capitolo della Dottrina Sociale della Chiesa, che, nel Catechismo della Chiesa Cattolica, specifica che l’obbligo di pagarle si fonda sulla “sottomissione all’autorità e sulla corresponsabilità nel bene comune” (n. 2240). 

Foto: ©Francesco Pesce

Ci aiutano meglio ad entrare nel tema della missione alcuni versetti della prima lettura, laddove il Signore, rivolgendosi all’imperatore di Persia, Ciro Il detto “il Grande” (che autorizzò gli Ebrei a tornare nella loro patria dall’esilio in Babilonia e a ricostruire il Tempio e restituì i tesori che vi erano stati asportati da Nabucodonosor), afferma: “Perché sappiano dall’oriente e dall’occidente, che non c’è nulla fuori di me. Io sono il Signore, non ce n’è altri“.

Dunque, il nome del Signore, la sua grandezza, la sua opera di salvezza deve essere fatta conoscere a tutto il mondo, dall’oriente all’occidente.

Stiamo celebrando il Sinodo dei Vescovi – e per il quale vi invito a pregare – che concentra la sua attenzione su tre parole: comunione, partecipazione, missione, le quali devono caratterizzare una “Chiesa sinodale“. Ma la comunione e la partecipazione sono in vista della missione, cioè dell’annuncio di Gesù Cristo, della sua conoscenza e dell’incontro personale con lui.

Un annuncio e una conoscenza non solo teorici, intellettuali, nozionistici, di testa, ma che nei sacramenti diventa incontro vivo con Gesù risorto e vivo, diventa esperienza forte di lui, fino al punto che ciascuno di noi dovrebbe poter dire con l’Apostolo Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Gal. 2,20).

La Giornata Missionaria Mondiale ci chiama a prendere sempre più coscienza del nostro compito missionario. Di che cosa in particolare?

Innanzitutto, che la Chiesa missionaria per natura. Se non lo fosse, sarebbe un’associazione tra molte altre, ma non la Chiesa di Cristo (cfr. Papa Francesco, Messaggio per la 91ma Giornata Missionaria Mondiale, 2017).

San Paolo VI, nell’Esortazione Apostolica Evangeli Nuntiandi, ha scritto così: “Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio di Cristo nella S. Messa che è il memoriale della sua morte e della sua resurrezione” (n. 14).

Papa Francesco ha ripreso questo concetto nell’Esortazione Apostolica Evangeli Gaudium, che è li documento programmatico del suo pontificato, e l’ha sintetizzato nella frase: “La Chiesa in uscita“. (n. 24). Al riguardo, Papa Francesco ci ha confidato un suo “sogno”: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale” (n. 27).

Questa natura missionaria della Chiesa durante il suo pellegrinaggio sulla terra è legata al fatto che essa deriva la propria origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo (cfr. Ad Gentes n. 2). Ricordiamo le parole che Gesù rivolse ai discepoli nel Cenacolo dopo la sua risurrezione: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” (Gv. 20,21). E lo Spirito Santo, inviato dal Padre per mezzo del Figlio ha ispirato e resa capace la Chiesa di intraprendere la missione in sintonia con il comando e il mandato di Gesù: “Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (M.t 28,19).

La missione, quindi, non è qualcosa di facoltativo. Parlare della missione non è parlare di una delle attività della Chiesa, ma del senso e del significato della Chiesa nel mondo. Parlare della missione è parlare dell’origine e dello scopo della Chiesa in relazione al disegno di Dio per il mondo. La Chiesa missionaria per natura e l’evangelizzazione è un dovere fondamentale di ogni cristiano.

Ecco il secondo punto che vorrei sottolineare. Tutti siamo responsabili della missione, tutti siamo corresponsabili. Nella Evangeli Nuntiandi, che abbiamo già citato, San Paolo VI si domanda: che ha la missione di evangelizzare? L’opera evangelizzatrice è un dovere fondamentale del Popolo di Dio (cfr. n. 59), cioè di tutti i battezzati. Tutti i figli della Chiesa devono spendere le loro forze nell’opera di evangelizzazione (cfr. Ad Gentes n. 36).

Papa Francesco ha detto in un’Udienza: “Evangelizzare è la missione della Chiesa, non solo di alcuni, ma la mia, la tua, la nostra missione. L’Apostolo Paolo esclamava: «Guai a me se non annuncio il Vangelo» (1 Cor, 9,16). Ognuno deve essere evangelizzatore, soprattutto con la vita” (22 maggio 2013).

Non dimentichiamolo, cari fratelli e sorelle di Santa Maria ai Monti: annunciare il Vangelo è la missione non solo di alcuni, ma la mia, la tua, la nostra! E il nostro primo e principale dovere in ordine alla diffusione della fede è quello di vivere una vita profondamente cristiana (cfr. Ad Gentes, n. 36).

Il cristianesimo vive di due movimenti, quello del ricevere e quello del donare. Come figli di Dio noi riceviamo il dono della fede, riceviamo la Parola di Dio, riceviamo li perdono, riceviamo i Sacramenti, riceviamo una nuova vita nello Spirito. Tuttavia, noi completiamo il circuito della grazia di Dio solo quando andiamo a condividere queste stesse benedizioni con coloro che ancora non le hanno ricevute. Dobbiamo essere pronti a ridonare quanto abbiamo ricevuto.

Purtroppo, dobbiamo constatare che la coscienza missionaria presso molti cattolici si è affievolita, fino al punto quasi da spegnersi. Notiamo in molte parti della Chiesa una forte caduta del senso missionario. L’idea di annunciare Gesù agli altri un tempo infiammava il cuore e generava attenzione, interessamento e generosità tra i fedeli.

lo ricordo i tempi della mia infanzia, come si vivevano con intensità le Giornate Missionarie Mondiali e ci si sentiva profondamente coinvolti nella responsabilità di annunciare il Vangelo a chi ancora non lo conosceva. Una delle forme di partecipazione era rinunciare a qualcosa, mettendo da parte i soldi per aiutare i missionari, che allora lavoravano soprattutto in quelle che venivano chiamate le “terre di missione” e che allora, come oggi, si collocano “agli avamposti della missione, ed assumono i più grandi rischi per la loro salute e per la loro stessa vita” (Evangelii Nuntiandi n. 69)

Come non ricordare qui il Beato P. Gabriele Allegra, francescano minore, nato a San Giovanni La Punta, un paesino in provincia di Catania nel 1907, che parti missionario in Cina quando aveva solo 24 anni e mori a Hong Kong nel 1976? Il suo nome è legato alla traduzione della Bibbia in lingua cinese. La sua figura sarà approfondita nella Tavola rotonda che si terrà in questa parrocchia domani sera. 

Ma non è necessario salpare i mari o scalare le montagne o andare in chissà quali luoghi remoti per portare il dolce nome di Gesù. Certo, non può mancare questo impegno che chiamiamo la missione “ad gentes“. Ma dobbiamo ricordare che la missione, come la carità, incomincia da casa nostra. Il luogo da dove dobbiamo iniziare sarà per noi proprio tra i membri sbandati e tiepidi delle nostre famiglie e delle nostre parrocchie e comunità. Dovunque siamo e andiamo è territorio di missione; dovunque siamo e andiamo siamo chiamati ad annunciare Gesù.

lo vorrei che questa S. Messa, in coincidenza con la Giornata Missionaria Mondiale, accendesse in tutti noi qui presenti, o almeno in qualcuno, il “fuoco missionario”, l’ansia, mai appagata, di far conoscere Gesù e il suo Vangelo a coloro che ancora non lo conoscono o che l’anno dimenticato. Perché – non dimentichiamolo – “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui, sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (Evangelii Gaudium, n. 1).

Papa Francesco, che ha scritto queste parole all’inizio dell‘Evangeli Gaudium, ha usato delle bellissime immagini nel messaggio per la presente Giornata Missionaria Mondiale, prendendo spunto dal racconto dei discepoli di Emmaus nel Vangelo di Luca (cfr. 24,13-35): cuori ardenti, per le Scritture spiegate da Gesù; occhi aperti nel riconoscerlo e piedi in cammino per ritornare a Gerusalemme e annunciare che il Signore era veramente risorto.

Che bello: cuori ardenti, occhi aperti, piedi in cammino! Ripartiamo anche noi, cari fratelli e sorelle, da questa celebrazione con cuori ardenti, occhi aperti e piedi in cammino per far ardere altri cuori con la Parola di Dio, aprire altri occhi a Gesù Eucaristia e invitare tutti a camminare insieme sulla via della pace e della salvezza che Dio in Cristo ha donato all’umanità.

Ci affidiamo all’intercessione di Santa Maria, Madre nostra, patrona di questa comunità e parrocchiale regina delle missioni.

Così sia.