ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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Fiducia nel Padre o nel denaro?

Gesù aveva appena parlato  di riporre la propria fiducia nel Padre, ma subito incontra chi invece ripone  la fiducia nel denaro. Gesù ci avverte con parole molto chiare:”Fate attenzione e tenetevi lontano da ogni cupidigia”.”Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni» ( Lc 12,15). Domandiamoci allora da che cosa facciamo dipendere la nostra vita, le nostre giornate, le nostre scelte. La vita vale per quello che uno possiede (anche legittimamente) o per quello che si condivide? “Stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato per chi sarà?»( Lc 12,20). Dobbiamo tutti riflettere circa il rapporto tra la nostra vita cristiana e il denaro. Non dobbiamo vivere la vita  come se fosse un valore  assoluto., dobbiamo viverla sapendo che essa è  limitata nel tempo  e solo in Gesù Cristo con la potenza della resurrezione, il limite sarà superato . L’uomo vecchio a poco a poco finisce,dice Paolo. L’uomo vecchio è anche la comunità. Noi oggi  sentiamo molto bene la vecchiaia della civiltà europea ad esempio. Non solo ma anche Il mondo intero in un certo senso  è vecchio, moribondo. Pensiamo a quello che succede intorno a noi;siamo circondati da violenza e morte che sono entrate anche nelle nostre chiese. La Buona Notizia è però che c’è qualcosa di nuovo che è nato e che supera il tempo e lo spazio. In Cristo per Cristo e con Cristo è nato in noi un uomo nuovo fatto per l’immortalità. La fede ci aiuta a recuperare le fondamenta del nostro essere, il principio e fondamento nel quale siamo stati creati e redenti. Beati quelli che non hanno visto e han­no creduto! una beatitudine per tutti, per chi fa fatica, per chi cerca a tentoni, per chi non vede, per chi ricomincia. Grazie a tutti quelli che cre­dono senza necessità di segni, anche se hanno mille dubbi.


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La bellezza che vive nel mondo più forte della morte

Riflessione nella Festa di Tutti i Santi e nella Commemorazione dei defunti 

Contempliamo in questi giorni  il mistero dei Santi , la cui umanità, come per tutti noi  è abitata da una luce profonda, da un mistero più grande di noi  e che al termine della loro vita terrena sono entrati nella Gloria del Padre.

Nella vita cristiana che è un cammino di santità tutto può essere Gloria; in una esistenza vissuta per gli altri, lì c’é la gloria di Dio. In  una persona che con fatica vive i suoi giorni sempre guardando all’orizzonte dell’eternità, lì c’è la Gloria di Dio. In chi è misericordioso e perdona, c’è la Gloria di Dio.

La festa di tutti i santi. Origini e significato | San Francesco - Rivista  della Basilica di San Francesco di Assisi

“E’ bello”, dirà  Pietro a Gesù quando per un istante svelerà il compimento della Gloria, il nostro destino di santità. E’ bello, aveva detto Dio mentre la donna e l’uomo uscivano dalle sue mani plasmati di fango e di Spirito Santo. C’è una bellezza che ti appartiene quando sei all’inizio, e sei un bambino innocente e c’è una bellezza più sporca ma più vera quando sei adulto, e malgrado tutto quanto la vita ti abbia fatto fare non è riuscita a cancellare quella bellezza primitiva che ti appartiene in quanto Adamo di Dio. Per questo possiamo andare nel mondo senza paura e liberi da ogni condizionamento.

Noi crediamo che quel Dio che ha creato l’universo, che ha dato la bellezza ai fiori, che ha dato le stelle al cielo, e il cielo alle stelle, e che ha dato la vita anche a noi, questa vita già la custodisce per sempre con sé. Dice la Liturgia: “ai tuoi fedeli Signore la vita non è tolta ma trasformata”. Gesù Cristo è colui nel quale si è compiuto il mistero del morire e del vivere. La resurrezione è la Buona Notizia di Gesù Cristo.

Però questa Buona Notizia dobbiamo viverla e saperla gustare ogni giorno, come il pane quotidiano, perché Gesù ha fatto così e questo ci ha raccomandato. Quando Lui dava la vista ai ciechi era già resurrezione, quando dava il pane agli affamati era già resurrezione. Quando di fronte a Pilato diceva: “Tu non hai nessun potere se non ti fosse dato dall’alto” spezzava le catene dell’impero romano e di ogni impero, ed era già resurrezione. Gesù prima ancora di vivere in se stesso il dono della vita da parte del Padre, ha liberato da tante morti quotidiane.

Noi cristiani dobbiamo ringraziare la filosofia che riflette sul mistero della vita e la scienza che tenta di rendere il vivere e il morire più dignitosi, ma non possiamo rassegnarci ad accettare nessun sepolcro.

Noi crediamo che la morte non sia un evento naturale, ma l’evento di una natura corrotta dal mistero del male e del peccato; noi crediamo che la gioia, la felicità, la vita sono un evento naturale. Noi siamo fatti per la vita, questa è la nostra natura. Gesù Cristo “vero uomo” significa non soltanto il grande dono della Incarnazione nella notte di Natale, ma vuole dire anche “uomo vero”, l’uomo come Dio lo aveva pensato e creato, cioè immortale.

Nel mistero della nostra Redenzione abbiamo il Sangue e le lacrime: il Sangue del Figlio, le lacrime della Madre. Pensate, che cosa straordinaria, un luogo, il Calvario ai piedi della Croce, dove il Sangue e le lacrime si incontrano.

Gesù, sulla strada di Naim, si è fermato davanti alla bara del figlio unico, per le lacrime di quella povera madre. Il pianto di Marta e di Maria lo commuovono al pianto prima ancora che al miracolo. Ogni volta che una mamma piange, dove qualcuno piange per amore, lì ci sono il sangue e le lacrime di Gesù e di Maria.

Il Risorto non si è fermato al pianto ma ci invita ad andare oltre: “Donna perché piangi, chi cerchi?” (Gv 20,15 ) Ognuno di noi deve recuperare la fede che è in quel “chi cerchi?” tante volte espresso nella Scrittura. Non dobbiamo mai smettere di cercare; cercare insieme e non tra i morti ma tra i viventi come ci insegna il Risorto.

Gesù Cristo è venuto per ridarci la vita per sempre, nell’attesa di poterLo un giorno incontrare: “Sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10 )


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Gesù è risorto! La Settimana di Pasqua nella nostra parrocchia

Monica Romano

Come ogni anno, la Settimana Santa è stata molto intensa. Tanto lavoro per organizzare le varie celebrazioni e i momenti di preghiera, le confessioni, la benedizione delle case, ma anche molti momenti di preghiera e raccoglimento, soprattutto la Domenica delle Palme e durante i giorni del Triduo. Ripercorriamo con questo post, accompagnato da una galleria fotografica, questa intensa settimana vissuta nella comunità di Santa Maria ai Monti, nella Diocesi di Roma.

Domenica delle Palme

Come da tradizione, la Messa solenne della Domenica delle Palme si è celebrata la mattina alle ore 11. Ci si riunisce prima nella piazzetta di Monti, dove si legge il passo sull’entrata di Gesù a Gerusalemme e si benedicono le palme insieme alla comunità cattolica ucraina, che per quell’ora ha terminato la Messa, mentre noi dobbiamo ancora iniziarla. Don Francesco, Mons. Guido Mazzotta, e Don Ivan (parroco degli ucraini) benedicono le palme, insieme ai Fratelli Ortodossi della Georgia, cui la Diocesi di Roma ha affidato una rettoria vicino alla nostra parrocchia. Quest’anno questo momento è stato ancora più ecumenico perché era presente anche un rappresentante di una comunità svedese riformata, il mio amico Fredrik Fallman, sinologo, professore all’Università di Göteborg.

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Dopo la benedizione delle palme, la breve processione si è avviata verso la chiesa per la celebrazione della Messa, intonando il canto “Osanna al Figlio di David, Osanna al Redentor”. La chiesa era gremita e la Messa è stata animata dal coro, quest’anno allargato dal prezioso contributo delle suore che gestiscono l’emporio per i poveri e due ragazze cinesi, Cristina e Sofia, che studiano al Conservatorio di Santa Cecilia. Anche le Messe della sera hanno registrato una notevole partecipazione popolare.

Giovedì Santo

I preparativi per il Giovedì Santo sono iniziati già martedì alle 4 del mattino, con don Francesco e le suore che sono andati al mercato dei fiori per preparare le composizioni floreali e allestire l’Altare della Reposizione. Il mercoledì pomeriggio, le suore hanno preparato delle splendide composizioni floreali – cui se ne sono aggiunte altre regalate da una generosa donatrice della parrocchia e tutte le piante fiorite bianche portate dai parrocchiani – che abbiamo disposto nell’Altare della Reposizione il giovedì mattina, mentre don Francesco partecipava alla Messa crismale presieduta da Papa Francesco. Ci sono volute come sempre diverse ore e abbiamo concluso nel primo pomeriggio. Oltre i fiori, abbiamo disposto anche il pane, l’uva e la stola – a ricordare l’istituzione dell’Eucarestia e del sacerdozio ministeriale di cui si fa memoria il Giovedì Santo.

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La Messa in Coena Domini è iniziata alle 19:30 – una mezz’ora dopo la Messa serale essendo giorno lavorativo, per favorire la partecipazione. Hanno concelebrato con Don Francesco, Don Ermanno e Don Guido, che aiutano in parrocchia e alcuni religiosi delle rettore vicine. Diversi bambini del catechismo hanno servito come ministranti. La chiesa era talmente piena che diverse persone hanno dovuto trovare vari stratagemmi per potersi sedere – come mettersi dietro al coro. Hanno letto le letture Gigi Accattoli, il nostro “vaticanista parrocchiano”, e in rappresentanza dei “giovani adulti” Anna Maria, mentre la Dottoressa Flaminia Giovanelli, Sottosegretario del Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale, ha letto le preghiere dei fedeli. Don Francesco ha presieduto la lavanda dei piedi per la quale aveva scelto una decina di parrocchiani tra donne, anziani e bambini.

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Alla fine della Messa, accompagnata dal Pange Lingua, la processione ha portato l’Eucarestia all’Altare della Reposizione, per iniziare l’adorazione notturna, che si è protratta fino a dopo la mezzanotte, mentre Don Francesco era a disposizione per le confessioni.

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Dopo la Messa e una sosta di preghiera in parrocchia, mia madre e mia zia sono andate a fare il tradizionale giro delle chiese per il centro di Roma e pellegrinaggio per pregare all’Altare della Reposizione. Hanno così documentato con delle foto la bellezza delle decorazioni floreali di alcune delle stupende chiese di Roma – la Basilica di Santa Cecilia, San Francesco a Ripa e Santa Maria dell’Orto.

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Venerdì Santo

La mattina del Venerdì Santo l’Altare della Reposizione è rimasto allestito per consentire alle persone, soprattutto agli anziani che non erano potuti rimanere la sera precedente, di continuare l’adorazione eucaristica, anche se in forma non solenne. Alle 15, ora della morte di Gesù, si è svolta la Via Crucis in parrocchia, e alle 19:30 la solenne Liturgia della Croce. La processione è entrata in chiesa in silenzio e don Francesco quale celebrante principale si è prostrato di fronte al Tabernacolo vuoto e all’Altare spoglio. Hanno concelebrato Don Ermanno, Don Guido e alcuni religiosi delle rettore vicine. Anche questa sera la chiesa era gremita e la gente ha presenziato con grande partecipazione, soprattutto al momento della Lettura del Passio e dell’adorazione della Croce. Hanno letto Stefania Falasca, giornalista di Avvenire, e Francesco Rui Zhang, giovane cinese della nostra parrocchia. Don Francesco ha letto la Preghiera Universale della Chiesa.

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Subito dopo la Messa alcuni di noi sono corsi al Colosseo per la Via Crucis presieduta da Papa Francesco. Com’è noto, la zona era blindatissima ed essendo noi in lieve ritardo dovuto al protrarsi della Liturgia della Croce in parrocchia fino alle 21 passate, ci siamo messi su una strada laterale dalla quale vedevamo la croce illuminata dalle fiaccole del Colosseo. Non potevamo sentire bene le parole dei lettori e poi del Papa, ma abbiamo potuto seguire dal cellulare in diretta streaming.

 

Sabato Santo

Il Sabato è la giornata del grande silenzio. La mattina fino al primo pomeriggio la chiesa – spoglia – è rimasta aperta per la preghiera personale davanti alla Croce. Don Francesco era ancora a disposizione per le confessioni. Nel primo pomeriggio abbiamo iniziato i preparativi dell’Altare per la Messa di Pasqua. Abbiamo preso tutte le composizioni floreali e le piante fiorite che erano state allestite per il Giovedì Santo e le abbiamo sistemate per decorare l’Altare centrale, il Tabernacolo, e il Fonte Battesimale. Anche questo un grande lavoro, ma il risultato finale ci ha ripagato di tutta la fatica, oltre la gioia di aver contribuito a rendere più bello il luogo dove è riposto il Signore e per la celebrazione della Messa di Pasqua.

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La solenne Veglia Pasquale è iniziata alle ore 22 con la benedizione del fuoco e l’ingresso del cero pasquale – la Luce di Cristo – nella chiesa al buio. Don Francesco ha proclamato l’Exultet, l’annuncio della Pasqua, seguito dalla lunga Liturgia della Parola, che ha ripercorso la storia della salvezza. Tanti i lettori che si sono avvicendati – tutti parrocchiani, perché questa è davvero una festa di tutta la parrocchia. Il Coro ha intonato tutti i canti e cantato alcuni dei Salmi. Durante la Messa si è svolto anche il Battesimo di Lorenzo, che ha reso la festa ancora più bella. Don Francesco ha poi intonato le Litanie dei Santi, tra i quali gli ultimi Papi (San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II e il Beato Paolo VI), i Santi Martiri Cinesi (a significare la nostra comunione speciale con la Chiesa in Cina), e Santa Teresa di Calcutta e il Beato Gabriele Allegra, di cui conserviamo le reliquie in chiesa.

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Come si vede dalle foto, dal buio e la fioca luce all’inizio della celebrazione, siamo passati all’accensione delle candele al Canto del Gloria, fino all’illuminazione completa della Chiesa al momento dell’Alleluia, che non cantavamo dall’inizio della Quaresima. Aumentava la gioia man mano che celebravamo la memoria della Resurrezione di Cristo, mentre pregavamo i santi, rinnovavamo la promesse battesimali, pregavamo per Lorenzo, facevamo la Comunione e intonavamo il Regina Coeli e il canto finale ,”Resurrezione”. “Che gioia ci hai dato, Signore del Cielo, Signore del grande Universo” – così inizia il canto, che poi abbiamo “incrociato” dividendo il coro in due gruppi, per accompagnare la gente che usciva dalla lunga Veglia. Davvero, una grande gioia, una gioia che è di tutto il Popolo.


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In cammino verso la Pasqua

Don Enrico Ghezzi

Cos’è il  paradiso? Sarà un prendere coscienza del nostro io. E’ avere  finalmente  conoscenza che il nostro  Io  è creato  a  immagine di Dio (Gen 1,27: “E Dio creò l’uomo a sua immagine…”). Vedrò in me l’immagine di Dio creatore. Ognuno  vedrà in se stesso il riflesso di Dio; come un raggio del sole, che nasce  dall’origine incandescente dell’amore di Dio. Io mi conoscerò come parte dell’amore eterno di Dio.

Dio sarà presente e conosciuto da miliardi di creature che vivranno nella incandescenza del suo Amore, lo Spirito Santo di Dio. L’intero cosmo sarà dispiegato dal sole dell’amore.

cristo risorto

Il paradiso allora, sarà per tutti noi godere di Dio che ci ha creati a sua immagine. lo contemplerò in me, immerso nel suo amore; l’amore ci unirà tutti in Dio.

Questo intendeva Giovanni nella sua Prima lettera 3,1-2: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!  Carissimi, noi fin da ora noi siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è ancora stato rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili  a lui, perché lo vedremo così come egli è”.  Infatti: “l’amore è da Dio, chiunque ama è generato da Dio e conosce  Dio. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio ma è lui che ha  amato noi e ha mandato il suo Figlio”(1 Gv 34.7-10). Il paradiso sarà conoscere e vivere nella somiglianza con Dio, il Padre.

Ma ci sarà ancora di più: il Figlio mandato dal Padre, il Verbo di Dio ha preso e compreso nella sua ‘divinità’  la carne simile alla nostra carne, al nostro corpo: “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1,14). E’ il “primo-genito” della nuova creazione, dopo la creazione di Adamo ed Eva.  Nella carne corporale di Cristo è stata assorbita e vissuta la carne di ogni uomo, nella sua sofferenza che penetra il vissuto umano e l’intero cosmo.

Sulla croce, Gesù, nell’abbraccio di tutta l’umanità, ci fa scendere nella morte per risorgere  con lui nel giorno della Pasqua. Il paradiso sarà la gloria della nostra risurrezione nella risurrezione di Gesù. Ci riconosceremo e ci ameremo nell’amore di Gesù con il nostro corpo creato per la felicità. Vivrà per sempre in noi l’amore dello Spirito che vive eternamente tra il Padre e il Verbo di Dio, il Figlio fatto uomo.  Creazione e Incarnazione, sono il mistero della luce e della felicità.


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La resurrezione è la Buona Notizia di Gesù

Riflessione nella Festa di Tutti i Santi e nella Commemorazione dei defunti 

Noi crediamo che quel Dio che ha creato l’universo, che ha dato la bellezza ai fiori, che ha dato le stelle al cielo, e il cielo alle stelle, e che ha dato la vita anche a noi, questa vita già la custodisce per sempre con sé. Dice la Liturgia: “ai tuoi fedeli Signore la vita non è tolta ma trasformata”. Gesù Cristo è colui nel quale si è compiuto il mistero del morire e del vivere. La resurrezione è la Buona Notizia di Gesù Cristo.

Però questa Buona Notizia dobbiamo viverla e saperla gustare ogni giorno, come il pane quotidiano, perché Gesù ha fatto così e questo ci ha raccomandato. Quando Lui dava la vista ai ciechi era già resurrezione, quando dava il pane agli affamati era già resurrezione. Quando di fronte a Pilato diceva: “Tu non hai nessun potere se non ti fosse dato dall’alto” spezzava le catene dell’impero romano e di ogni impero, ed era già resurrezione. Gesù prima ancora di vivere in se stesso il dono della vita da parte del Padre, ha liberato da tante morti quotidiane.

Noi cristiani dobbiamo ringraziare la filosofia che riflette sul mistero della vita e la scienza che tenta di rendere il vivere e il morire più dignitosi, ma non possiamo rassegnarci ad accettare nessun sepolcro.

Noi crediamo che la morte non sia un evento naturale, ma l’evento di una natura corrotta dal mistero del male e del peccato; noi crediamo che la gioia, la felicità, la vita sono un evento naturale. Noi siamo fatti per la vita, questa è la nostra natura. Gesù Cristo “vero uomo” significa non soltanto il grande dono della Incarnazione nella notte di Natale, ma vuole dire anche “uomo vero”, l’uomo come Dio lo aveva pensato e creato, cioè immortale.

Nel mistero della nostra Redenzione abbiamo il Sangue e le lacrime: il Sangue del Figlio, le lacrime della Madre. Pensate, che cosa straordinaria, un luogo, il Calvario ai piedi della Croce, dove il Sangue e le lacrime si incontrano.

Gesù, sulla strada di Naim, si è fermato davanti alla bara del figlio unico, per le lacrime di quella povera madre. Il pianto di Marta e di Maria lo commuovono al pianto prima ancora che al miracolo. Ogni volta che una mamma piange, dove qualcuno piange per amore, lì ci sono il sangue e le lacrime di Gesù e di Maria.

Il Risorto non si è fermato al pianto ma ci invita ad andare oltre: “Donna perché piangi, chi cerchi?” (Gv 20,15 ) Ognuno di noi deve recuperare la fede che è in quel “chi cerchi?” tante volte espresso nella Scrittura. Non dobbiamo mai smettere di cercare; cercare insieme e non tra i morti ma tra i viventi come ci insegna il Risorto.

Gesù Cristo è venuto per ridarci la vita per sempre, nell’attesa di poterLo un giorno incontrare: “Sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10 )


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La resurrezione non ha padroni ma testimoni

Riflessione nella Festa di Tutti i Santi e nella Commemorazione dei defunti 

Nel Vangelo i Sadducei (che negavano risolutamente la resurrezione dai morti), tentano di dividere Gesù dal popolo, temendo una repressione romana. I Sadducei erano una corrente spirituale del tardo Giudaismo e insieme ai Farisei formavano la classe dirigente di Israele. Erano colti, provenienti da famiglie sacerdotali, aristocratici, e dalle loro fila venivano i sommi sacerdoti che rappresentavano tutta Israele davanti l’occupante romano.

La buona notizia della Resurrezione divide; anche San Paolo nell’Areopago di Atene sperimenterà questa divisione : “su questo ti ascolteremo un’altra volta” (At 17,4). Non dobbiamo creare divisioni; tutte le creature sono figlie della resurrezione. Noi che abbiamo ricevuto il battesimo abbiamo il compito di annunciare questa Parola di Speranza. La dobbiamo proclamare, diffondere ma senza la durezza di chi si sente padrone della verità, perché la verità della resurrezione non ha padroni, ma solo testimoni.

Narra il libro dei Maccabei, che mentre combattevano Antioco IV Epifane testimoniarono la loro fede offrendo la vita per amore del popolo. Quanti uomini e donne hanno fatto allo stesso modo nella storia. Ricordiamo il beato vescovo Romero pochi giorni prima di essere ucciso: “Io risorgerò con il mio popolo salvadoregno che risorgerà”.

La resurrezione c’entra molto con la giustizia, dice la Scrittura, e dovrebbe far crollare tutti gli usurpatori e invece si vede che molti stanno ancora al proprio posto. Questo significa che la nostra fede in qualche parte si è corrotta, si è alienata, pensa al cielo ma non fa più scelte responsabili di liberazione degli oppressi sulla terra. La Parola ci ha ”liberati dagli uomini corrotti e malvagi“ dice San Paolo.

Perché cercate tra i morti Colui che è vivo? Queste parole dell’evangelista Luca mantengono intatta la loro bellezza. Il Dio di Gesù Cristo è Colui che è vivo; questo è il Suo nome. Se Lui è vivo, mi chiama, mi cerca, mi chiede opere di giustizia di liberazione e di carità. Nell’attesa di poterLo incontrare, nella gloria della resurrezione.

 


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Il nostro compito nella storia: annunciare il primato dell’amore


Riflessioni nella Festa dei Santi e nella Commemorazione dei defunti 

Nel brano degli Atti degli Apostoli (At 14,21-27) vediamo Paolo che fonda e organizza le comunità; sono il Corpo di Cristo nel mondo. Nomi di persone, luoghi geografici; il Vangelo diventa storia. È la logica dell’Incarnazione che entra dentro la vita concreta di ognuno di noi. Nel testo dell’Apocalisse (Ap 21,1-5) vediamo invece la Città Santa, che scende dall’alto, una città in cui tutte le cose vecchie sono passate e  solo  l’amore rimane per sempre. Noi, le nostre comunità, viviamo in mezzo a queste due polarità assolute: Cristo Signore, nella Sua Parola e nei Suoi gesti, e l’attesa del Suo ritorno nella gloria, per vivere insieme nella Città Santa. Ecco, allora il nostro compito nella storia è quello di annunciare il primato dell’amore, è quello  di diventare lievito, luce accesa nella storia, spesso terribilmente buia. La nostra fede ci rende – come dice  la Scrittura – “capaci di sopportare molte difficoltà”. La Pasqua non è una alternativa storica, ma è il cuore pulsante dei nostri giorni, il senso concreto e vivo immerso nel cuore del tempo e dello spazio. Chiediamo l’intercessione di San Giovanni Apostolo ed Evangelista – “ il discepolo che Gesù amava” – per volerci più bene, per essere maestri in umanità come ricordava Paolo VI e riconoscerci discepoli amati dal Cristo rivelatore del Padre nostro che sta nei cieli.