ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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“Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39): il tema della GMG 2022 a Lisbona

Sabato mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’XI Forum Internazionale dei Giovani che si è svolto a Sassone di Ciampino, vicino Roma, presso la Casa “Il Carmelo”, organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Il Forum è stato organizzato con l’obiettivo di promuovere l’attuazione del Sinodo 2018 sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

GMG LISBONA_logo

Al termine del discorso, il Papa ha indicato i temi scelti per il percorso triennale delle Giornate Mondiali della Gioventù, che culminerà nella celebrazione internazionale dell’evento, in programma a Lisbona per il 2022:

– XXXV Giornata Mondiale della Gioventù, 2020: “Giovane, dico a te, alzati!” (cfr. Lc 7,14)

– XXXVI Giornata Mondiale della Gioventù, 2021: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!” (cfr. At 26,16)

– XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù, 2022 (Lisbona): “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39)

Non ignorate la voce di Dio che vi spinge ad alzarvi e seguire le strade che Lui ha preparato per voi – ha detto Francesco – Maria si alzò e andò in fretta e di fretta andò a visitare sua cugina. Sempre pronti, sempre di fretta, ma non ansiosi…”.


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Le fatiche del Signore nella storia degli uomini

Viaggio apostolico a Panama: Santa Messa nella Cattedrale di Santa Maria Antigua e Veglia di preghiera con i giovani del mondo 

Nella giornata di ieri il papa ha celebrato la Santa Messa nella Cattedrale di Santa Maria Antigua con il rito della Dedicazione dell’altare.

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Due particolari significati hanno allora caratterizzato la cerimonia: la consacrazione dell’altare e l’incontro con sacerdoti, religiose, religiosi e laici consacrati. Partendo dal vangelo di Giovanni al capitolo 4, papa Francesco ha dedicato la sua omelia alla sete della donna samaritana e al viaggio di Gesù incontro agli uomini :”È relativamente facile per la nostra immaginazione, ossessionata dall’efficienza, contemplare ed entrare in comunione con l’attività del Signore, ma non sempre sappiamo o possiamo contemplare e accompagnare le “fatiche del Signore”, come se questa non fosse cosa di Dio. Il Signore si è affaticato, e in questa fatica trovano posto tante stanchezze dei nostri popoli e della nostra gente, delle nostre comunità e di tutti quelli che sono affaticati e oppressi” (cfr Mt 11,28).

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Alla sera la grande Veglia di preghiera con i giovani al Campo San Juan Pablo II, che  si è celebrata nel segno di Maria. Sul palco in bella vista c’era la mitria di San Oscar Romero, con il suo motto tanto significativo: «Sentire con la Chiesa».

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Sentire con la Chiesa dentro la storia, come ci testimonia la Madonna, che con tutta se stessa ha vissuto il suo tempo, come storia di amore con Dio :” La giovane di Nazaret  non compariva nelle “reti sociali” dell’epoca, non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia”. Ecco, Maria, «la “influencer” di Dio. Con poche parole ha saputo dire “sì” e confidare nell’amore e nelle promesse di Dio, unica forza capace di fare nuove tutte le cose”.

Maria ricorda il papa ci aiuta anche a vivere la nostra storia così come è, debole, con tutta la sua fragilità e piccolezza e anche con le sue contraddizioni.

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Papa Francesco sottolinea con forza che “l’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità, però è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore”.

I giovani in particolare allora non devono aver paura della loro storia. Devono però essere messi in condizione di esprimersi:”Com’è facile criticare i giovani e passare il tempo mormorando, se li priviamo di opportunità lavorative, educative e comunitarie a cui aggrapparsi e sognare il futuro!”.

Senza lavoro, senza istruzione, senza comunità, senza famiglia. Questi quattro “senza” uccidono, scandisce papa Francesco.

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Ognuno di noi può mettere accanto al nome di Maria anche il proprio nome; ognuno di noi è ricolmato dell’amore di Dio; la Vergine lo è in pienezza, noi dobbiamo ancora lottare con il mistero del peccato che ci impedisce di accogliere totalmente l’amore di Dio. Noi però, siamo già totalmente amati da Dio, che non smette mai di tendere la sua mano misericordiosa verso di noi. Il primo Sì è quello di Dio verso Maria e verso tutti noi. Nessuno si senta mai escluso da questo Sì del Signore.


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Una fede provata ma semplice

Viaggio apostolico a Panama: Incontro con i vescovi, Liturgia penitenziale con i detenuti e Via Crucis con i giovani 

È stato un incontro molto importante, quello che il papa ha avuto con i vescovi centroamericani del Sedac, il Segretariato episcopale dell’America Centrale che da 75 anni comprende i vescovi delle Conferenze episcopali di Panamá, El Salvador, Costa Rica, Guatemala, Honduras e Nicaragua.

Papa Francesco nel suo appassionato discorso ha indicato a loro e a tutta la Chiesa universale, la grande testimonianza di  Sant’Oscar Romero, per  parlare  alla gente del Centro America il cui “volto povero” dice una fede “provata ma semplice” per “ampliare la visione” e “unire gli sforzi” nel servizio al vangelo.

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Vivere le opere di misericordia, non come “elemosina” ma come “vocazione”. Il cardinale Antonio Quarracino – racconta il papa parlando del suo predecessore a Buenos Aires  – diceva che era candidato al Premio Nobel per la fedeltà; eppure Romero – come tanti vescovi – fu considerato una brutta parola, sospettato, scomunicato anche nelle chiacchiere private di tanti vescovi. “Sentire con la Chiesa” fu la bussola che ha segnato la sua vita nella fedeltà, anche nei momenti “più turbolenti”, sfociata in una “dedizione martiriale nel servizio quotidiano.

Papa Francesco ha ricordato come il Sentire con la Chiesa di Romero fosse una concreta attuazione del rinnovamento del Concilio Vaticano II.

Ascoltare il Concilio e ascoltare il Popolo di Dio, questo fanno i Pastori che cercano il Signore; ascoltano il battito del cuore del loro popolo, sentono l’odore della loro gente, e insieme camminano verso il Risorto.

A questo proposito papa Francesco ha ricordato la kenosis di Cristo, che ha svuotato sè stesso, prendendo forma di servo per divenire simile agli uomini. Per fare questo, la Chiesa e i suoi Pastori  devono  essere necessariamente poveri, umili, non autosufficienti, e che sanno commuoversi davanti le ferite le  mondo.

Nella Chiesa Cristo vive tra di noi, e perciò essa dev’essere umile e povera, perché una Chiesa arrogante, una chiesa piena di orgoglio, una Chiesa autosufficiente non è la Chiesa della kenosis.

Una Chiesa che vive per strada, rubando alla strada tanti giovani sedotti da venditori di fumo, gente senza scrupolo che vende loro illusioni e morte.

L’America centrale deve riscoprire la propria  forza e la propria dignità :” la vostra gente  non è la serie B della società e di nessuno”.

Anche verso il fenomeno migratorio, così drammaticamente importante nel continente latino- americano, la Chiesa dice il papa, deve sempre esprimere la Sua maternità. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare sono i quattro verbi dei cristiani. I sacerdoti superando la piaga del clericalismo devono essere in prima linea a fianco del loro popolo, con la “centralità della compassione.

Papa Francesco ha esortato anche i vescovi, con parole molto forti, ad avere sempre la porta aperta per i loro sacerdoti, rifuggendo dalla mondanità spirituale, esprimendo pienamente la paternità.

Una Chiesa che non vuole che la sua forza stia – come diceva Mons. Romero – nell’appoggio dei potenti o della politica, ma che si svincoli con nobiltà per camminare sorretta unicamente dalle braccia del Crocifisso, che è la sua vera forza.

Nel Centro de Cumplimiento de Menores Las Garzas de Pacora  il papa ha celebrato una Liturgia penitenziale con i detenuti.

 «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro» (Lc 15,2), è il versetto biblico spunto per la Sua Omelia.

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Dio ci accoglie così come siamo. Non è sempre facile credere al Dio di Gesù Cristo. A volte è più facile credere a un dio che distribuisce miracoli, a un dio da meritare più che da accogliere.

Gesù ci invita invece ad allargare lo sguardo, ci invita a vedere meglio; ci parla di un Dio che cammina di terra in terra, che a Zarepta soccorre una vedova straniera, che in Siria guarisce dei lebbrosi. Un Dio che cammina quotidianamente con noi, nell’ordinario e che non guarda prima di tutto i nostri meriti o le nostre appartenenze, ma ai nostri bisogni e ci ama per quello che siamo.

Credere in un dio che guarda prima di tutto i meriti o le appartenenze ha come conseguenza rappresentare una Chiesa che si difende, che esclude chi non ha meriti da vantare, o chi ne ha pochi; una Chiesa che diventa una elite, una struttura chiusa che non accoglie come non affascina se non pochi eletti. Una Chiesa che non incide nella realtà quotidiana, che passa solo per la tangenziale delle nostre vite, fermandosi all’occorrenza nei salotti televisivi e nelle lobby.

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Credere invece al Dio di Gesù Cristo che guarda prima di tutto alle nostre debolezze e ai nostri bisogni si traduce nel costruire “una Chiesa in uscita”, dove i confini sono il mondo, dove i pastori hanno l’odore delle pecore non soltanto dell’incenso, e dove nessuno si sente escluso o abbandonato.

Attorno a Gesù ci sono sempre stati e ancora ci sono gruppi di fanatici, violenti e integralisti, che usano la religione e la Chiesa per i propri interessi. Lo sa bene e lo ha ricordato recentemente anche Papa Francesco – alcuni non servono la Chiesa ma si servono della Chiesa per i loro interessi.

Gesù non ha paura di avvicinarsi a coloro che, per mille ragioni, portavano il peso dell’odio sociale. Gesù si avvicina e si compromette, mette in gioco la sua reputazione e invita sempre a guardare un orizzonte capace di rinnovare la vita, di rinnovare la storia.

Amici, dice il papa ai detenuti:” ognuno di noi è molto di più delle “etichette che gli mettono; è molto di più degli aggettivi che vogliono darci, è molto di più della condanna che ci hanno imposto. Tutti, lottate, lottate – ma non tra di voi, per favore! –, per che cosa?, per cercare e trovare strade di inserimento e di trasformazione. E questo il Signore lo benedice. Questo il Signore lo sostiene e questo il Signore lo accompagna.”

Alla sera poi papa Francesco a celebrato la Via Crucis con i giovani, nel Campo Santa Maria la Antigua – Cinta Costera . “Camminare con Gesù sarà sempre una grazia e un rischio”, è stato il filo conduttore della Sua meditazione.

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La Via Crucis di Gesù oggi ancora si prolunga, in tante drammatiche situazioni; la tentazione è quella di dire :” È più facile e “paga di più” essere amici nella vittoria e nella gloria, nel successo e nell’applauso; è più facile stare vicino a chi è considerato popolare e vincente”.

 Gesù è ancora un uomo solo. La forza di Maria ci è necessaria per stare sotto la croce:” Contempliamo Maria, donna forte. Da Lei vogliamo imparare a rimanere in piedi accanto alla croce. Con la sua stessa decisione e il suo coraggio, senza evasioni o miraggi.”

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Nel mistero della nostra Redenzione abbiamo il Sangue e le lacrime: il Sangue del Figlio, le lacrime della Madre. Un incontro del Sangue e delle lacrime, lungo il Calvario e ai piedi della Croce.


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Papa Francesco sul volo per Panama annuncia un viaggio in Giappone

Ieri mattina, prima di partire per Panama in occasione della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, dove da oggi Papa Francesco entrerà nel pieno del programma, il Santo Padre ha salutato i giornalisti e ha annunciato che a novembre andrà in Giappone e ha nuovamente parlato della questione dei migranti.

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Photo credit: w2.vatican.va/

Una giornalista ha consegnato al Papa un disegno sul giovane migrante morto in mare che portava cucita sui vestiti la sua pagella. Bergoglio si è commosso dicendo però di volerne parlare durante la conferenza stampa nel viaggio di ritorno. “La paura ci rende pazzi” è stata la sua risposta a un inviato che gli ha chiesto un commento sulle notizie sui muri eretti per fermare i migranti a Tijuana.

Dopo aver ringraziato i giornalisti per il lavoro intenso che faranno nei prossimi giorni per la Gmg di Panama, Papa Bergoglio ha ricordato con grande commozione Alexej Bukalov, corrispondente dell’agenzia Tass a Roma, “uomo di un grande umanesimo, quell’umanesimo che non ha paura dell’umano, fino al grado più basso, e non ha paura del divino, fino al più alto”. Ancora il Papa, ricordando il giornalista, sempre presente nei voli papali, scomparso lo scorso dicembre: “Un uomo che era capace di fare delle sintesi di stile dostojevskiano… Sono sicuro che a tutti noi mancherà”. Dopo queste parole, ha chiesto ai giornalisti un momento di silenzio e ha concluso con la preghiera del Padre Nostro, seguito da un grande applauso.

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Photo credit: w2.vatican.va/

Come di consueto, nel sorvolare la Francia, la Spagna, il Portogallo, Santa Maria (Azzorre-Portogallo), USA Oceanic, Porto Rico (San Juan Oceanic), la Repubblica Dominicana, le Antille Olandesi e infine la Colombia, il Santo Padre ha inviato telegrammi ai rispettivi Capi di Stato.

 


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GMG a Panama: tutto pronto per l’arrivo di Papa Francesco

Papa Francesco è partito questa mattina alla volta di Panama, dove parteciperà alla 34ma Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolge dal 22 al 28 gennaio.  È questo il ventiseiesimo viaggio internazionale di Papa Bergoglio, il secondo Papa a recarsi a Panama, dopo san Giovanni Paolo II nel 1983.

Prima di lasciare il Vaticano, Papa Francesco ha incontrato a Casa Santa Marta un gruppo di otto giovani profughi di diverse nazioni che sono accolti dal Centro Padre Arrupe a Roma. Come di consueto, ha inoltre mandato un telegramma al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella dove ha espresso un “affettuoso e cordiale saluto che accompagno con fervidi auspici di serenità e di concorde impegno per il bene comune”. Ieri, invece, alla vigilia della partenza, sempre come ormai accade da quando è stato eletto, il Pontefice si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare davanti all’icona della Salus Populi Romani.

A riunire i giovani di tutto il mondo è il tema mariano: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Sono attesi alla GMG più di 200 mila ragazzi e ragazze provenienti da 155 Paesi, compresi 1000 giovani indigeni dei cinque continenti. C’è molta attesa dall’altra parte dell’Oceano per l’arrivo dei pellegrini al primo grande evento ecclesiale di questo 2019. E’ tutto pronto anche per l’arrivo di Papa Francesco che, per il suo primo viaggio dell’anno, percorrerà in aereo 9.500 km, 12 ore 55 minuti di volo, per incontrare i giovani e rilanciare il loro protagonismo nella Chiesa.

Il luogo scelto per gli Atti centrali e per gli incontri con il Santo Padre, sarà la Cinta Costera Uno, situato lungo l’Avenida Balboa a Panama City. Il logo della Gmg, disegnato da Ambar Calvo, studentessa di architettura, raffigura Maria come mezzo per conoscere Gesù rappresentato con una croce. Stilizzati il canale di Panama e cinque puntini bianchi, i pellegrini provenienti dai cinque continenti. Anche per questa GMG, come è ormai tradizione, vi è un inno, che è poi tradotto in varie lingue. Quello della GMG di Panama è stato composto da Abdiel Jiménez.

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Siamo in contatto con alcuni volontari da Panama che ci hanno inviato qualche foto per condividere con il nostro blog le varie fasi dell’evento. Energia, amore, entusiasmo, collaborazione collettiva, tanta attesa per il Papa e desiderio di ascoltare le sue parole sono gli ingredienti principali.

La Papa-mobile, mostrata pubblicamente qualche settimana fa, è stata realizzata da un gruppo di panamensi della città.

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Ogni partecipante avrà un vero e proprio “kit del pellegrino” composto da uno zaino contenente un berretto, una maglietta, una sciarpa, un braccialetto, una bottiglia riutilizzabile, un libro di preghiere, una guida, una mappa e un rosario costruito dalle famiglie povere di Betlemme.

Ci racconta una volontaria, Catya, che i giovani pellegrini hanno inoltre lavorato a un quadro che verrà esposto nell’ultima giornata dell’evento, proprio alle spalle di Papa Francesco durante la Messa finale.

Ci dice anche che sono invece i detenuti del penitenziario “La Joya di Panama” ad aver costruito, rifinito e verniciato 250 confessionali che saranno utilizzati durante la GMG in quello che verrà chiamato “Parco del perdono”. Catya ci ha inviato anche una foto che mostra tanti giovani e sacerdoti già nei confessionali.

Ieri, invece, si è celebrata la Messa di apertura della GMG che ha visto già tanta partecipazione.

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Qualche sera fa è stata celebrata la Messa di benvenuto dei volontari internazionali nel parcheggio di una chiesa di Panama chiamata San Francisco de la Caleta.

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Lunedì è arrivata la Madonna Pellegrina di Fatima. Non si tratta della statua che si trova nel Santuario di Fatima, ma di una replica realizzata secondo la descrizione di Suor Lucia, che viene tradizionalmente inviata in tutto il mondo per la devozione del popolo di Dio. Ne esistono 13 repliche, ma quella presente alla Gmg è la prima, la più antica.

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Come testimoniano le foto inviate al nostro blog dai giovani volontari, a Panama tutto è pronto per accogliere Papa Francesco.


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Camminando in silenzio nell’abisso del dolore

Durante la Giornata Mondiale della Gioventú a Cracovia, Papa Francesco visita  il campo di concentramento di Auschwitz dove hanno trovato la morte oltre un milione di Ebrei.

Don Francesco Pesce

Papa Francesco è stato oggi pellegrino silenzioso nel  campo di concentramento dAuschwitz. Nelle vicinanze di Oswiecim  (in tedesco  Auschwitz), città nella Polonia del sud, sono situati vari  campi di concentramento e di lavoro che rappresentano l’abisso del male, il male assoluto scritto con sangue indelebile nelle pagine della storia. Il Papa poi si è recato  nel terribile  campo di sterminio di Birkenau. Ha fatto la scelta del silenzio; nessun discorso, neanche una parola. A capo chino e nel silenzio assoluto anche in un lungo momento di preghiera nella cella di San  Massimiliano Kolbe, che diede la sua vita per salvare quella  di un padre di famiglia, Franciszek Gajowniczek.

Forse oggi con questo assordante silenzio di Papa Francesco possiamo capire qualche cosa di più del silenzio di Dio e del silenzio dell’uomo in quei terribili giorni della seconda guerra mondiale, e in tanti altri tragici giorni della storia, compresa quella nostra quotidiana. Auschwitz e Birkenau luoghi di morte e di sfida alla morte, di dolore e di coraggio. Luoghi  in cui Dio conduce oggi il Suo profeta Francesco  per gridare con il silenzio, al cuore di tutti, per rialzare in piedi vite smarrite, per riconsegnare la Speranza rubata al  mondo. Si è sporcato le scarpe della polvere dell’uomo, Papa Francesco, camminando lentamente sul brecciolato dei due campi. Quanto inutili e meschine appaiono in questo momento le ridicoli nostalgie per le scarpe rosse dei pontefici, su cui tanti “addentro alle cose vaticane” e perfino con responsabilitá ecclesiali e pastorali, spesso si soffermano. Che contrasto straordinario tra mediocri parole di gente che non si è mai sporcata, e questo altissimo silenzio del Papa, che continua imperterrito a “sporcarsi” le mani e i piedi, per stare dentro alle cose del mondo. 

A chi vorrà seguire e segue il Signore Gesú e oggi la Chiesa in uscita di Papa Francesco  capiterà spesso di sporcarsi le scarpe, le mani, tutto il corpo. Capiterà di dover attraversare i moderni campi di concentramento, dove si trova il dolore del mondo: le carceri, gli ospedali, le periferie dove spesso l’uomo è deportato insieme alla sua dignità. Ma anche, piú semplicemente, le nostre case, le nostre famiglie, a volte ben lontane dall’essere il focolare domestico della gioia e della condivisione. Capiterà anche di sporcarsi con i dubbi laceranti della vita e della fede: “Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloi, Eloi, lema sabactàni? Che significa: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”. (…) Ma Gesù, dando un forte grido, spirò”(Mc 15,33-37). 

Polvere è l’uomo: eppure quella polvere, abitata dal soffio dello Spirito, è  il capolavoro più bello di Dio. Forse Dio è rimasto in silenzio in quei giorni terribili perchè ancora una volta stava ricreando l’uomo con il dono del Suo Spirito. Grazie Papa Francesco per il tuo silenzio e per le tue scarpe sporche.Grazie per camminare dentro il dolore del mondo con la tua fede in Dio e nell’uomo. Preghiamo con te e per te.