Don Francesco Pesce
Le celebrazioni per il Giubileo dei sacerdoti presiedute oggi da Papa Francesco
In questi due giorni in cui si celebra il giubileo dei sacerdoti, il sacerdozio è al centro della nostra preghiera. Nel canone romano cosí leggiamo: “Tu che hai voluto accettare i doni di Abele il giusto, il sacrificio di Abramo nostro Padre nella fede, l’oblazione pura e santa di Melchisedek tuo sommo sacerdote”.
Ci dice poi la lettera agli Ebrei che Gesù è sacerdote secondo Melchisedek, non secondo qualche casta. Sarebbe tragico se il sacerdozio appartenesse a una casta, e a volte nella storia è avvenuto, come per le caste dei guerrieri e dei mercanti.
Nel libro della Genesi si descrive l’incontro tra Abramo e Melchisedek. Credo che da questo incontro sul monte possiamo trarre molti spunti di riflessione sul sacerdozio. Abramo era appena tornato vincitore da in epica battaglia per liberare il nipote Lot. Melchisedek lo accoglie e gli offre pane e vino. Abramo si inchina a questo Re. Il sacerdote deve essere un uomo autorevole, ospitale, che sa condividere e donare. Melchisedek era re di Gerusalemme, città della pace. Il sacerdote deve essere anche un uomo di pace. “Cristo nostra pace“, dirà San Paolo. Papa Francesco ha dato nuovamente enfasi a una Chiesa non “aggressiva” sempre in guerra con tutti, peggio ancora in perenne stato di difesa perché assediata dal mondo circostante.
Poi Melchisedek benedice Abramo : “Sia benedetto Abramo dal Dio altissimo creatore del cielo e della terra”. Ecco, il sacerdote é l’uomo della benedizione e questa benedizione continua per tutte le genti e per tutti i tempi. Non e’ possibile interrompere la benedizione di Dio, non lo può fare il male, il terrorismo, i nostri peccati. Non solo la benedizione non può essere interrotta ma raggiunge ogni uomo. Inoltre dice ancora la Scrittura: “benedetto il Dio Altissimo che ti ha messo in mano i tuoi nemici”.I nemici sono sconfitti dalla nostra benedizione.A maggior ragione il sacerdote deve essere un uomo di dialogo, di pazienza, di mediazione, che con la sua testimonianza benedicente (ma limpida e autorevole) disarma gli aggressori e rende vana ogni contesa.
Poi Abramo rinuncia al bottino di guerra : “Non prenderò nulla neanche un legaccio dei calzari”. Il sacerdote deve essere un uomo povero, povero in ogni senso, in particolare vivendo della fiducia in Dio, un uomo, un cristiano, che spera contro ogni speranza.
Ancora il sacerdote deve essere un uomo puro che celebra l’eucarestia iniziata sul monte di Abramo e Melchisedek. “Chi mangia il mio corpo e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo resusciterò nell’ultimo giorno”. Sacerdote uomo della eucarestia che annuncia la risurrezione non la morte.
Infine dirà la Lettera agli Ebrei : “Si e’ rivestito di debolezza e proprio per questo deve offrire sacrifici per se stesso e per tutto il popolo”. Il sacerdote e’ un uomo che entra nel dolore del mondo e qui sta la vera universalità del suo ministero; e’ il nostro dolore, quello del mondo.
Accostiamoci al dolore del mondo come sacerdoti che hanno in mano il pane e il vino; Dio e’ il pane e Dio e’ il vino; anche noi sacerdoti dobbiamo essere pane e vino per gli altri e dobbiamo essere mangiati perché tutti gli uomini possano arrivare a Cristo nostro Salvatore.
Una tavola senza pane è una pietra, come un cuore sacerdotale senza misericordia .