ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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Eucarestia Pane per la Salvezza di tutti

E’ iniziato ieri 22 settembre, a Matera il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale che si concluderà domenica 25 con la visita di Papa Francesco. Nella “Città dei Sassi” si ritroveranno circa 800 delegati arrivati da 166 diocesi italiane per vivere insieme con circa ottanta Vescovi, quattro giorni di preghiera, riflessione e confronto sulla centralità dell’Eucaristia nella vita del cristiano e della comunità. Il tema di questo anno è: “Torniamo al gusto del pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”.

L’omelia del cardinale Zuppi ha fatto riferimento alla follia della guerra che stiamo vivendo, ricordando che il Pane Cristo Signore ci aiuta a trasformare le armi in falci. La Chiesa e il mondo hanno bisogno di questo Pane.

Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga

Il più antico testo sull’Eucaristia – la Lettera ai Corinzi (53/57) – ci parla del fatto che essa è in connessione con la morte di Gesù. Il Signore è morto, consegnandosi, lasciandosi prendere dai nemici, non chiedendo nessuna difesa agli amici. Celebrare l’eucaristia vuole insegnarci come vivere. Si vive consegnandosi, senza difendersi, come ha fatto Gesù, come hanno fatto gli apostoli. Una Chiesa che pensa a difendersi, non è più chiesa.

Vivere consegnandosi, è il Vangelo, è il percorso da compiere per avere la vita eterna. Noi infatti celebriamo l’Eucaristia “finché egli venga”, aspettando che Lui ritorni, credendo che la morte non lo ha sconfitto, perché chi vive consegnandosi per amore, ha una vita più forte della morte.

L’Eucaristia è un modo di vivere, non un rito. Stiamo tutti molto attenti al rischio di ridurre l’Eucarestia ad una devozione privata, intimistica, come se tutto potesse risolversi nel rapporto esclusivo tra me e il Signore, chiusi agli altri e alla storia

A questo proposito ci sono due pericoli sempre attuali.

Nel libro del Deuteronomio vediamo il pericolo della nostalgia di altri tempi: il popolo dalla dura cervice resiste allo Spirito. Ancora oggi alcuni come quel popolo, rimpiangono tempi di tranquillità, tempi della chiesa trionfante, quando le chiese erano piene e le liturgie fastose, gli ostensori così imponenti da “soffocare” la fragilità dell’Ostia Sacra; tempi che erano però, di ingiustizia, di potere, di denaro, di clericalismo, dove Cristo non c’era.

Il pericolo dello spiritualismo «E il pane che io darò è la mia carne». La vita di Dio non è al di fuori della realtà umana. Non ci può essere dono dello Spirito dove non ci sia anche il dono della carne.

 Gesù, dice precisamente, nel capitolo 6 del vangelo di Giovanni: “Chi mastica la mia carne”. Il verbo masticare in greco è molto forte e significa “triturare, spezzettare”. Il Vangelo non è un ideale, ma la concretezza del pane e della carne.

Anche il Vangelo di Luca nel racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci offre una indicazione molto importante

 Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

Non c’è nessuno che, venuto al banchetto del Messia, sia costretto a tornarsene a digiuno. Anzi, ci sono dei pani che sono riservati a chi è rimasto fuori dalla mensa. Pensiamo, e preghiamo, per tutti i cristiani che vivono in situazione di persecuzione, e non possono celebrare l’eucaristia; preghiamo per chi non può accostarsi ai sacramenti e attende la misericordia del Signore e della Chiesa, non la durezza della legge; preghiamo per le chiese in terra di missione, dove il sacerdote arriva una volta al mese; preghiamo per tutti quelli che non hanno mai incontrato chi il Signore, e anche per coloro che si sono allontanati  per colpa nostra e delle nostre contraddizioni. Preghiamo perché al tavolo a cui Gesù si è voluto sedere, ci sia veramente un posto per tutti, e nessuno venga escluso, nessuno manchi; forse allora quello sarà il giorno in cui Lui ritornerà.


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il sacro non sia strumentalizzato dal profano. Papa Francesco in KazaKistan

E’ terminato  il 38.mo viaggio apostolico di Papa Francesco, che si è svolto dal 13 al 15 settembre in Kazakistan.

Si è così concluso il Congresso dei Capi delle religioni mondiali e tradizionali; è stata resa nota la Dichiarazione finale, nella quale si è voluto sottolineare la grande importanza del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune.

I frutti di queste giornate, alle quali per la prima volta ha partecipato un Papa saranno certamente importanti e duraturi.

Occorre mettere in evidenza il Discorso del Santo Padre, durante la Preghiera in silenzio dei Leader religiosi; un testo a nostro parere tra i più importanti del pontificato. Dopo la preghiera in silenzio dei leader religiosi, la plenaria ha riflettuto sul tema del ruolo dei leader delle religioni nello sviluppo spirituale e sociale della civiltà umana nel periodo post-pandemico. Il Papa ha voluto sottolineare tra le altre cose, la necessità di superare ogni tipo di fondamentalismo e l’importanza del ruolo pubblico della religione:” Fratelli e sorelle, il mondo attende da noi l’esempio di anime deste e di menti limpide, attende religiosità autentica. È venuta l’ora di destarsi da quel fondamentalismo che inquina e corrode ogni credo, l’ora di rendere limpido e compassionevole il cuore. Ma è anche l’ora di lasciare solo ai libri di storia i discorsi che per troppo tempo, qui e altrove, hanno inculcato sospetto e disprezzo nei riguardi della religione, quasi fosse un fattore di destabilizzazione della società moderna”.

Il Papa poi ha anche ricordato che non si deve mai giustificare la violenza, in particolare quella che usa le religioni: “Non permettiamo che il sacro venga strumentalizzato da ciò che è profano”.

 Ha colpito tutti in questo viaggio, l’atmosfera gioiosa e piena di speranza che si è notata in tutti gli ambiti, dagli apparati governativi, religiosi, fino alla gente comune. Papa Francesco è riconosciuto come uomo di pace e grande autorità morale e spirituale. Francesco Vescovo di Roma, cammina verso ogni uomo e ogni cultura, così come vorrà lo Spirito. Il dialogo si fa camminando, sottolinea spesso il Papa.

Il Dio di Gesù Cristo è il Dio dei cammini; percorriamo anche noi, ciascuno nella propria storia personale, il cammino nel dialogo interreligioso. Guardiamo oltre le difficoltà e le incomprensioni.

“Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede” (Eb12,1-2).