ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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Una fede provata ma semplice

Viaggio apostolico a Panama: Incontro con i vescovi, Liturgia penitenziale con i detenuti e Via Crucis con i giovani 

È stato un incontro molto importante, quello che il papa ha avuto con i vescovi centroamericani del Sedac, il Segretariato episcopale dell’America Centrale che da 75 anni comprende i vescovi delle Conferenze episcopali di Panamá, El Salvador, Costa Rica, Guatemala, Honduras e Nicaragua.

Papa Francesco nel suo appassionato discorso ha indicato a loro e a tutta la Chiesa universale, la grande testimonianza di  Sant’Oscar Romero, per  parlare  alla gente del Centro America il cui “volto povero” dice una fede “provata ma semplice” per “ampliare la visione” e “unire gli sforzi” nel servizio al vangelo.

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Vivere le opere di misericordia, non come “elemosina” ma come “vocazione”. Il cardinale Antonio Quarracino – racconta il papa parlando del suo predecessore a Buenos Aires  – diceva che era candidato al Premio Nobel per la fedeltà; eppure Romero – come tanti vescovi – fu considerato una brutta parola, sospettato, scomunicato anche nelle chiacchiere private di tanti vescovi. “Sentire con la Chiesa” fu la bussola che ha segnato la sua vita nella fedeltà, anche nei momenti “più turbolenti”, sfociata in una “dedizione martiriale nel servizio quotidiano.

Papa Francesco ha ricordato come il Sentire con la Chiesa di Romero fosse una concreta attuazione del rinnovamento del Concilio Vaticano II.

Ascoltare il Concilio e ascoltare il Popolo di Dio, questo fanno i Pastori che cercano il Signore; ascoltano il battito del cuore del loro popolo, sentono l’odore della loro gente, e insieme camminano verso il Risorto.

A questo proposito papa Francesco ha ricordato la kenosis di Cristo, che ha svuotato sè stesso, prendendo forma di servo per divenire simile agli uomini. Per fare questo, la Chiesa e i suoi Pastori  devono  essere necessariamente poveri, umili, non autosufficienti, e che sanno commuoversi davanti le ferite le  mondo.

Nella Chiesa Cristo vive tra di noi, e perciò essa dev’essere umile e povera, perché una Chiesa arrogante, una chiesa piena di orgoglio, una Chiesa autosufficiente non è la Chiesa della kenosis.

Una Chiesa che vive per strada, rubando alla strada tanti giovani sedotti da venditori di fumo, gente senza scrupolo che vende loro illusioni e morte.

L’America centrale deve riscoprire la propria  forza e la propria dignità :” la vostra gente  non è la serie B della società e di nessuno”.

Anche verso il fenomeno migratorio, così drammaticamente importante nel continente latino- americano, la Chiesa dice il papa, deve sempre esprimere la Sua maternità. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare sono i quattro verbi dei cristiani. I sacerdoti superando la piaga del clericalismo devono essere in prima linea a fianco del loro popolo, con la “centralità della compassione.

Papa Francesco ha esortato anche i vescovi, con parole molto forti, ad avere sempre la porta aperta per i loro sacerdoti, rifuggendo dalla mondanità spirituale, esprimendo pienamente la paternità.

Una Chiesa che non vuole che la sua forza stia – come diceva Mons. Romero – nell’appoggio dei potenti o della politica, ma che si svincoli con nobiltà per camminare sorretta unicamente dalle braccia del Crocifisso, che è la sua vera forza.

Nel Centro de Cumplimiento de Menores Las Garzas de Pacora  il papa ha celebrato una Liturgia penitenziale con i detenuti.

 «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro» (Lc 15,2), è il versetto biblico spunto per la Sua Omelia.

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Dio ci accoglie così come siamo. Non è sempre facile credere al Dio di Gesù Cristo. A volte è più facile credere a un dio che distribuisce miracoli, a un dio da meritare più che da accogliere.

Gesù ci invita invece ad allargare lo sguardo, ci invita a vedere meglio; ci parla di un Dio che cammina di terra in terra, che a Zarepta soccorre una vedova straniera, che in Siria guarisce dei lebbrosi. Un Dio che cammina quotidianamente con noi, nell’ordinario e che non guarda prima di tutto i nostri meriti o le nostre appartenenze, ma ai nostri bisogni e ci ama per quello che siamo.

Credere in un dio che guarda prima di tutto i meriti o le appartenenze ha come conseguenza rappresentare una Chiesa che si difende, che esclude chi non ha meriti da vantare, o chi ne ha pochi; una Chiesa che diventa una elite, una struttura chiusa che non accoglie come non affascina se non pochi eletti. Una Chiesa che non incide nella realtà quotidiana, che passa solo per la tangenziale delle nostre vite, fermandosi all’occorrenza nei salotti televisivi e nelle lobby.

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Credere invece al Dio di Gesù Cristo che guarda prima di tutto alle nostre debolezze e ai nostri bisogni si traduce nel costruire “una Chiesa in uscita”, dove i confini sono il mondo, dove i pastori hanno l’odore delle pecore non soltanto dell’incenso, e dove nessuno si sente escluso o abbandonato.

Attorno a Gesù ci sono sempre stati e ancora ci sono gruppi di fanatici, violenti e integralisti, che usano la religione e la Chiesa per i propri interessi. Lo sa bene e lo ha ricordato recentemente anche Papa Francesco – alcuni non servono la Chiesa ma si servono della Chiesa per i loro interessi.

Gesù non ha paura di avvicinarsi a coloro che, per mille ragioni, portavano il peso dell’odio sociale. Gesù si avvicina e si compromette, mette in gioco la sua reputazione e invita sempre a guardare un orizzonte capace di rinnovare la vita, di rinnovare la storia.

Amici, dice il papa ai detenuti:” ognuno di noi è molto di più delle “etichette che gli mettono; è molto di più degli aggettivi che vogliono darci, è molto di più della condanna che ci hanno imposto. Tutti, lottate, lottate – ma non tra di voi, per favore! –, per che cosa?, per cercare e trovare strade di inserimento e di trasformazione. E questo il Signore lo benedice. Questo il Signore lo sostiene e questo il Signore lo accompagna.”

Alla sera poi papa Francesco a celebrato la Via Crucis con i giovani, nel Campo Santa Maria la Antigua – Cinta Costera . “Camminare con Gesù sarà sempre una grazia e un rischio”, è stato il filo conduttore della Sua meditazione.

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La Via Crucis di Gesù oggi ancora si prolunga, in tante drammatiche situazioni; la tentazione è quella di dire :” È più facile e “paga di più” essere amici nella vittoria e nella gloria, nel successo e nell’applauso; è più facile stare vicino a chi è considerato popolare e vincente”.

 Gesù è ancora un uomo solo. La forza di Maria ci è necessaria per stare sotto la croce:” Contempliamo Maria, donna forte. Da Lei vogliamo imparare a rimanere in piedi accanto alla croce. Con la sua stessa decisione e il suo coraggio, senza evasioni o miraggi.”

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Nel mistero della nostra Redenzione abbiamo il Sangue e le lacrime: il Sangue del Figlio, le lacrime della Madre. Un incontro del Sangue e delle lacrime, lungo il Calvario e ai piedi della Croce.


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Papa Francesco sul volo per Panama annuncia un viaggio in Giappone

Ieri mattina, prima di partire per Panama in occasione della XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù, dove da oggi Papa Francesco entrerà nel pieno del programma, il Santo Padre ha salutato i giornalisti e ha annunciato che a novembre andrà in Giappone e ha nuovamente parlato della questione dei migranti.

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Photo credit: w2.vatican.va/

Una giornalista ha consegnato al Papa un disegno sul giovane migrante morto in mare che portava cucita sui vestiti la sua pagella. Bergoglio si è commosso dicendo però di volerne parlare durante la conferenza stampa nel viaggio di ritorno. “La paura ci rende pazzi” è stata la sua risposta a un inviato che gli ha chiesto un commento sulle notizie sui muri eretti per fermare i migranti a Tijuana.

Dopo aver ringraziato i giornalisti per il lavoro intenso che faranno nei prossimi giorni per la Gmg di Panama, Papa Bergoglio ha ricordato con grande commozione Alexej Bukalov, corrispondente dell’agenzia Tass a Roma, “uomo di un grande umanesimo, quell’umanesimo che non ha paura dell’umano, fino al grado più basso, e non ha paura del divino, fino al più alto”. Ancora il Papa, ricordando il giornalista, sempre presente nei voli papali, scomparso lo scorso dicembre: “Un uomo che era capace di fare delle sintesi di stile dostojevskiano… Sono sicuro che a tutti noi mancherà”. Dopo queste parole, ha chiesto ai giornalisti un momento di silenzio e ha concluso con la preghiera del Padre Nostro, seguito da un grande applauso.

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Photo credit: w2.vatican.va/

Come di consueto, nel sorvolare la Francia, la Spagna, il Portogallo, Santa Maria (Azzorre-Portogallo), USA Oceanic, Porto Rico (San Juan Oceanic), la Repubblica Dominicana, le Antille Olandesi e infine la Colombia, il Santo Padre ha inviato telegrammi ai rispettivi Capi di Stato.

 


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GMG a Panama: tutto pronto per l’arrivo di Papa Francesco

Papa Francesco è partito questa mattina alla volta di Panama, dove parteciperà alla 34ma Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolge dal 22 al 28 gennaio.  È questo il ventiseiesimo viaggio internazionale di Papa Bergoglio, il secondo Papa a recarsi a Panama, dopo san Giovanni Paolo II nel 1983.

Prima di lasciare il Vaticano, Papa Francesco ha incontrato a Casa Santa Marta un gruppo di otto giovani profughi di diverse nazioni che sono accolti dal Centro Padre Arrupe a Roma. Come di consueto, ha inoltre mandato un telegramma al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella dove ha espresso un “affettuoso e cordiale saluto che accompagno con fervidi auspici di serenità e di concorde impegno per il bene comune”. Ieri, invece, alla vigilia della partenza, sempre come ormai accade da quando è stato eletto, il Pontefice si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare davanti all’icona della Salus Populi Romani.

A riunire i giovani di tutto il mondo è il tema mariano: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Sono attesi alla GMG più di 200 mila ragazzi e ragazze provenienti da 155 Paesi, compresi 1000 giovani indigeni dei cinque continenti. C’è molta attesa dall’altra parte dell’Oceano per l’arrivo dei pellegrini al primo grande evento ecclesiale di questo 2019. E’ tutto pronto anche per l’arrivo di Papa Francesco che, per il suo primo viaggio dell’anno, percorrerà in aereo 9.500 km, 12 ore 55 minuti di volo, per incontrare i giovani e rilanciare il loro protagonismo nella Chiesa.

Il luogo scelto per gli Atti centrali e per gli incontri con il Santo Padre, sarà la Cinta Costera Uno, situato lungo l’Avenida Balboa a Panama City. Il logo della Gmg, disegnato da Ambar Calvo, studentessa di architettura, raffigura Maria come mezzo per conoscere Gesù rappresentato con una croce. Stilizzati il canale di Panama e cinque puntini bianchi, i pellegrini provenienti dai cinque continenti. Anche per questa GMG, come è ormai tradizione, vi è un inno, che è poi tradotto in varie lingue. Quello della GMG di Panama è stato composto da Abdiel Jiménez.

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Siamo in contatto con alcuni volontari da Panama che ci hanno inviato qualche foto per condividere con il nostro blog le varie fasi dell’evento. Energia, amore, entusiasmo, collaborazione collettiva, tanta attesa per il Papa e desiderio di ascoltare le sue parole sono gli ingredienti principali.

La Papa-mobile, mostrata pubblicamente qualche settimana fa, è stata realizzata da un gruppo di panamensi della città.

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Ogni partecipante avrà un vero e proprio “kit del pellegrino” composto da uno zaino contenente un berretto, una maglietta, una sciarpa, un braccialetto, una bottiglia riutilizzabile, un libro di preghiere, una guida, una mappa e un rosario costruito dalle famiglie povere di Betlemme.

Ci racconta una volontaria, Catya, che i giovani pellegrini hanno inoltre lavorato a un quadro che verrà esposto nell’ultima giornata dell’evento, proprio alle spalle di Papa Francesco durante la Messa finale.

Ci dice anche che sono invece i detenuti del penitenziario “La Joya di Panama” ad aver costruito, rifinito e verniciato 250 confessionali che saranno utilizzati durante la GMG in quello che verrà chiamato “Parco del perdono”. Catya ci ha inviato anche una foto che mostra tanti giovani e sacerdoti già nei confessionali.

Ieri, invece, si è celebrata la Messa di apertura della GMG che ha visto già tanta partecipazione.

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Qualche sera fa è stata celebrata la Messa di benvenuto dei volontari internazionali nel parcheggio di una chiesa di Panama chiamata San Francisco de la Caleta.

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Lunedì è arrivata la Madonna Pellegrina di Fatima. Non si tratta della statua che si trova nel Santuario di Fatima, ma di una replica realizzata secondo la descrizione di Suor Lucia, che viene tradizionalmente inviata in tutto il mondo per la devozione del popolo di Dio. Ne esistono 13 repliche, ma quella presente alla Gmg è la prima, la più antica.

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Come testimoniano le foto inviate al nostro blog dai giovani volontari, a Panama tutto è pronto per accogliere Papa Francesco.


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Perdono,umiltà, schiettezza,

il viaggio apostolico di papa Francesco in Cile

don Enrico Ghezzi 

Nei suoi viaggi apostolici, il Papa non cerca un successo personale: vuole annunciare Gesù Cristo, con un vangelo che sia innanzitutto carico di gioia. Annuncio lieto, notizia di speranza. Le folle che accompagnano il Papa, certamente riconoscono al Papa di saper centrare il cuore del messaggio. Pare che il Papa abbia ricevuto una”giornalata” sulla testa, si sono affrettati a scrivere tutti i media. Questo piccolo episodio ha fatto notizia, più che le migliaia di persone che lo acclamano per lunghi chilometri. Eppure la giornata del 16  è stata ricchissima di eventi.

Verso le otto di sera (mezzanotte in Italia), il Papa ha concluso una giornata che mi è sembrata intensa e piena di emozioni. Ha concluso con l’ultimo incontro nella casa di accoglienza San Umberto Hurtado, un grande gesuita, intellettuale e santo della carità. Le file di ospiti hanno iniziato a sfilare davanti a lui, per gli abbracci.

Alle prime ore del mattino, la musica era stata di ben altro tono. Nel palazzo de La Moneda ( (carico delle  memorie di Allende il Presidente eroico ucciso, e della figura inquietante di Pinochet, il barbaro dittatore), davanti alle Autorità del paese, il Papa ha ricordato il dolore che il Cile sta ancora vivendo per il drammatico comportamento di pedofilia da parte di un gruppo di sacerdoti e religiosi nei recenti anni passati. Il Papa è pervaso da un fuoco evangelico e davanti all’intero popolo cileno, diritto in piedi nella sua solennità di Vescovo di Roma e dell’universo mondo cattolico, con inaudita umiltà e schiettezza dice:“Qui non posso fare a meno di esprimere il dolore e la vergogna davanti al danno causato  a bambini da parte di ministri della Chiesa…E’ giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime”. E’ il Vescovo di Roma che davanti a tutto il mondo, con dolore e vergogna, con la forza  solenne dell’umiltà, chiede perdono.

Più tardi la sala stampa vaticana informerà che il Papa, incontrando un gruppo di persone abusate dai preti, “ha pregato con loro e pianto”.

A seguire la Santa Messa davanti a più di  quattrocentomila persone. Una Messa di gioia, di musiche, di canti, di colori, di “alegrìa”, di festa. Una omelia di commento delle Beatitudini;  sono dice il papa, la forza, l’energia di ogni persona e dei popoli, alla ricerca della vita e della speranza. Il messaggio della speranza cristiana, nel cammino su questa terra. Sono lo scuotimento dal sonno della pigrizia e del fatalismo; sono parola di risurrezione contro la caduta della rassegnazione: “Rialzati o Cile, cammina o Chiesa, ridestati o Terra!” ha così concluso. Una nuova lettura biblica del testo di Matteo 5, che proporrei a tutti di rileggere, anche in chiave di esegesi del testo.

Molto commovente e intenso l’incontro con le donne prive di libertà (in carcere). La dura vita non toglie a queste donne la bellezza, la cura del corpo, la festa che oggi vivono sia pure attraversate il dolore. Lo vogliono dire e gridare al Papa; tengono tra le braccia i bambini sotto i due anni che la legge permette di tenere in carcere. Bambini bellissimi, paffuti, sorridenti e felici tra le braccia della mamma. Un’immagine davvero straordinaria, frutto del lavoro nelle carceri della Chiesa cilena. La suora responsabile, conclude un intenso discorso: “nel Cile è imprigionata la libertà!”.  I poveri, nel mondo, finiscono in carcere. Il papa ascolta e si emoziona e poi, nel suo dialogo, grida: “la dignità esiste anche se non c’è la libertà!  La dignità non si può mai togliere”. Un messaggio carico di umanità riscritto sulle righe del vangelo.

Molto forte anche il discorso nella Cattedrale di Santiago rivolto a sacerdoti, religiosi, suore, seminaristi, diaconi, vescovi. E’ forse il discorso più “bergogliano” fino ad ora del pellegrinaggio. Il papa scava le radici nella sua spiritualità personale radicata nel vangelo e nelle viscere della spiritualità ignaziana. Direi a tutti i preti e ai rettori di seminario: questo è il testo più moderno e antico per la formazione dei sacerdoti e dei religiosi. Non è più possibile rifugiarsi  in una spiritualità  astratta e angelicata, senza  la concretezza della carne dei pastori che Gesù sceglie per portate  il suo messaggio. Qui c’è il futuro!


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Il canto gioioso di una bimba

Papa Francesco in Cile

Ieri sera, quasi notte, alle 23,20, il Papa è atterrato all’aeroporto di Santiago del Cile. Sulla scaletta un vento forte faceva scherzi con la tonaca bianca del Papa: lo accoglie il Presidente del Cile, ala signora Michelle Bachelet. Socialista, due mandati di governo, il terzo appena perso a scapito di un miliardario di destra. Il suo programma di rinnovamento del paese e di impegno sociale, non è riuscito a  concludersi, come spesso capita. Mi soffermo sula figura della Bachelet: a me, vecchio lombardo, mi è sembrato di rivedere quelle donne ‘socialiste’ degli anni  50-60 del secolo appena passato, anni della mia adolescenza. Donne concrete, socialiste, operaie o casalinghe, madri, educatrici dei figli all’onestà e al sacrificio. Un bel ‘socialismo’ di quegli anni. Così la Bachelet: semplice nel vestito, dimessa e cordiale nei saluti, ha accompagnato per una ventina di metri il Papa, dialogando, fino davanti a una orchestrina tutta di adolescenti che suonavano con grazia e ‘allegria’. Senza nessun ricevimento ufficiale. Il Papa con la Bachelet si è fermato ad ascoltare la banda per buoni dieci minuti, felice e sorridente: alla fine c’è stato il canto gioioso  di una bimba  tra i dieci-dodici anni, che ha cantato con  grazia davanti al Papa. La ragazzina ha poi scavalcato un ostacolo   ed è corsa davanti al Papa, abbracciandolo. Alla fine di questa semplice accoglienza, in macchina, il Papa è andato verso l’Ambasciata della santa Sede accompagnato dalle solite ali di folla.

don Enrico Ghezzi


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La coscienza del bene ci salva

qualche riflessione sul viaggio del Papa in Cile e Perù.

don Enrico Ghezzi

Parlando con i giornalisti, nel viaggio verso il Cile Papa Francesco ha riflettuto sul timore di una guerra nucleare. Sembrerebbe una ipotesi di una realtà impossibile da immaginare. Ma gli uomini sono capaci di tuto trasformando il potere di fare il bene, da cui furono dotati da Dio, al potere di fare il male. I milioni di morti nelle guerre ancora fresche di memoria, non  servono a niente. La storia ricorda ma non insegna.

Bisogna educarci al bene; il bene seminato nel cuore di ogni uomo deve prevalere  sul  male vissuto nell’anima di poche persone. E’ necessario “vedere”il bene per vincere il male. Non basta perciò riportare le parole del Papa: bisogna affermare con le parole, con le opere, con la bontà e la tenerezza, tutto ciò che fa pensare l’umanità ad esigere che il bene vinca sul male. Ma le paure e il disinteresse dei popoli spingono  ad adattarsi al destino di quello che verrà. E’ la coscienza del bene che ci salva.


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Condividere l’annuncio della pace e confermare nella speranza.

Papa Francesco pellegrino in Cile e Perù

Papa Francesco è partito questa mattina per il pellegrinaggio di una settimana prima in Cile e poi in Perù. E’ il ventiduesimo pellegrinaggio all’estero e il sesto in America Latina.

Nella cerimonia di benvenuto in Cile il Papa sarà accolto dalla presidente uscente della Repubblica, ma ancora in carica, Michelle Bachelet.

In Cile, oltre alla capitale, papa Francesco visiterà le città di Temuco, a Sud, dove incontrerà le popolazioni indigene Mapuche, e Iquique, nel Nord zona ricca di miniere e di grandi problemi sociali. In Perù, da giovedì , sarà nella capitale Lima, in Amazzonia nella città di  Puerto Maldonado e a Trujillo, sul Pacifico. Sarà la prima volta di un papa in Amazzonia; ricordiamo che nel 2019 è stato convocato a Roma un sinodo straordinario sull’Amazzonia.

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Sorvolando l’Argentina il papa come da consuetudine invierà un messaggio definito «interessante» dal portavoce vaticano, Greg Burke.al presidente del suo paese, Mauricio Macrì.

Il tema del viaggio sarà condividere l’annuncio della pace e confermare nella speranza.

Mentre in Perù, uno degli incontri principali del viaggio in Sud America sarà a Puerto Maldonado: lì papa Francesco per la prima volta entrerà in contatto con le comunità dell’Amazzonia: alle 10 di venerdì 19 gennaio dopo i saluti previsti, il Papa riceverà anche espressioni di affetto dall’infanzia missionaria e dai leader indigeni. Verso le 11 ci sarà l’atteso incontro con le comunità native. Papa Francesco ascolterà le comunità e rivolgerà loro un messaggio di incoraggiamento, solidarietà e speranza.

Di seguito il programma del pellegrinaggio papale:

Lunedì 15 gennaio 2018

ROMA – SANTIAGO

8.00 Partenza in aereo da Roma/Fiumicino per Santiago

20.10 Arrivo all’aeroporto internazionale di Santiago

Cerimonia di benvenuto

21.00 Arrivo del Santo Padre alla Nunziatura Apostolica

 

Martedì 16 gennaio 2018

SANTIAGO

8.20 Incontro con le Autorità, con la Società civile e con il Corpo Diplomatico nel Palacio de la Moneda

9.00 Visita di cortesia al Presidente nel Salon Azul del Palacio de la Moneda

10.30 Santa Messa nel Parque O’Higgins

16.00 Breve visita al Centro Penitenciario Feminino di Santiago

17.15 Incontro con i Sacerdoti, Religiosi/e, Consacrati e Seminaristi nella Cattedrale di Santiago

18.15 Incontro con i Vescovi nella Sagrestia della Cattedrale

19.15 Visita privata al Santuario di San Alberto Hurtado, SJ

Incontro privato con i sacerdoti della Compagnia di Gesù

 

Mercoledì 17 gennaio 2018

SANTIAGO-TEMUCO-SANTIAGO

8.00 Partenza in aereo dall’aeroporto di Santiago per Temuco

10.30 Santa Messa nell’aeroporto di Maquehue

12.45 Pranzo con alcuni abitanti dell’Araucanía nella casa “Madre de la Santa Cruz”

15.30 Partenza in aereo dall’aeroporto di Temuco per Santiago

17.00 Arrivo all’aeroporto di Santiago

17.30 Incontro con i giovani nel Santuario di Maipú

18.30 Trasferimento in auto chiusa alla Pontificia Università Cattolica del Cile

19.00 Visita alla Pontificia Università Cattolica del Cile

 

Giovedì 18 gennaio 2018

SANTIAGO-IQUIQUE-LIMA

8.05 Partenza in aereo dall’aeroporto di Santiago per Iquique

10.35 Arrivo all’aeroporto internazionale di Iquique

11.30 Santa Messa nel Campus Lobito

14.00 Pranzo con il Seguito Papale nella “Casa de retiros del Santuario Nuestra Señora de Lourdes” dei Padri Oblati

16.45 Arrivo all’aeroporto di Iquique

Cerimonia di congedo

17.05 Partenza in aereo dall’aeroporto di Iquique per Lima

 

PAPA FRANCESCO IN PERÙ

17.20 Arrivo all’aeroporto di Lima

Cerimonia di benvenuto

 

Venerdì 19 gennaio 2018

LIMA-PUERTO MALDONADO-LIMA

8.30 Partenza in aereo da Lima per Puerto Maldonado

10.15 Arrivo all’aeroporto di Puerto Maldonado

10.30 Incontro con i popoli dell’Amazzonia nel Coliseo Regional Madre de Dios

11.30 Incontro con la popolazione nell’Istituto Jorge Basadre

12.15 Visita all’Hogar Principito

13.15 Pranzo con i rappresentanti dei popoli dell’Amazzonia nel Centro Pastorale Apaktone

14.35 Partenza in aereo per Lima

16.10 Arrivo all’aeroporto di Lima

16.20 Visita alla Cappella della Base Aerea

16.45 Incontro con le Autorità, con la Società civile e con il Corpo Diplomatico nel Cortile d’Onore

17.15 Visita di cortesia al Presidente nel Salone degli Ambasciatori del Palacio de Gobierno

17.55 Incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù nella chiesa di San Pedro

 

Sabato 20 gennaio 2018

LIMA-TRUJILLO-LIMA

7.40 Partenza in aereo per Trujillo

9.10 Arrivo all’aeroporto di Trujillo

10.00 Santa Messa sulla spianata costiera di Huanchaco

12.15 Giro in papamobile nel quartiere “Buenos Aires”

15.00 Breve visita alla Cattedrale

15.30 Incontro con i Sacerdoti, Religiosi/e, Seminaristi delle Circoscrizioni Ecclesiastiche del Nord del Perù nel Colegio Seminario San Carlos y San Marcelo

16.45 Celebrazione Mariana – Virgen de la Puerta nella Plaza de Armas

18.15 Partenza in aereo per Lima

19.40 Arrivo all’aeroporto di Lima

 

Domenica 21 gennaio 2018

LIMA- ROMA

9.15 Preghiera dell’Ora Media con Religiose di vita contemplativa nel Santuario del Señor de los Milagros

10.30 Preghiera alle Reliquie dei Santi peruviani nella Cattedrale di Lima

10.50 Incontro con i Vescovi nel Palazzo Arcivescovile

12.00 Angelus nella Plaza de Armas

12.30 Pranzo con il Seguito Papale nella Nunziatura Apostolica

16.15 Santa Messa nella Base Aerea “Las Palmas”

18.30 Arrivo in aeroporto

Cerimonia di congedo

18.45 Partenza in aereo per Roma/Ciampino

 

Lunedì 22 gennaio 2018

ROMA

14.15 Arrivo all’aeroporto di Roma/Ciampino


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Il “secondo passo”. Prospettive del viaggio del Papa in Colombia

Nella  consueta conferenza stampa sull’aereo di ritorno a Roma, al termine del pellegrinaggio in Colombia, Papa Francesco ha così risposto a una domanda di un giornalista, a proposito di un ipotetico ritorno un giorno nel paese latinoamericano: “mi piacerebbe che almeno il tema del viaggio  fosse ‘Facciamo il secondo passo’ ”.

Facciamo il primo passo è stato il motto di questo pellegrinaggio e possiamo dire che realmente il Papa ha sostenuto questo slancio e ora un intero popolo continua con fiducia il cammino difficile della riconciliazione.

In Colombia l’annuncio della Parola di riconciliazione è particolarmente urgente. A noi è affidata la Parola, il ministero della riconciliazione ci ricorda San Paolo nella sua Seconda Lettera ai Corinzi.

Allargando l’orizzonte della sua riflessione, il Papa ricorda che è urgente anche la riconciliazione con il creato: «siamo superbi, non vogliamo vedere. Ma gli scienziati sono chiarissimi sull’influsso umano nei cambiamenti climatici»

Viviamo in un tempo in cui cresce la coscienza verso i misfatti compiuti dall’uomo nei confronti della creazione. La creazione si sciupa attorno a noi, deperisce, sotto i nostri colpi. E’ urgente una riconciliazione fra l’uomo e l’universo; bisogna anche riconoscere che un esagerato antropocentrismo spesso veicolato da una certa teologia cristiana ha favorito un comportamento sbagliato nei confronti della natura. L’uomo occidentale in particolare, che abbatte le foreste, soffoca di grande inquinamento urbano, inquina i suoi mari, deve recuperare il rispetto, l’amore per la natura.

Papa Francesco in questo pellegrinaggio straordinario, ci ricorda che la Chiesa è il segno, la sentinella che dice che è possibile, anzi è nella natura dell’uomo immagine di Dio, mettere l’amore alla base dell’esperienza collettiva. La riconciliazione con il Creato, tra gli uomini, tra i popoli, tra le religioni, non sarà vanificata dalla storia, perché in Cristo la riconciliazione è già cominciata. “ Dio ha riconciliato a se il mondo in Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione” (2Cor5,18-20). Pensiamo cosa ci è affidato ; a noi non è affidato il ministero della guerra, del razzismo, del nazionalismo, del populismo, del colonialismo, a noi è affidato il ministero della riconciliazione.

Dicendo questo subito ci accorgiamo di doverlo dire in atteggiamento penitenziale: noi non siamo una comunità riconciliata; i cristiani sono divisi; nella Chiesa stessa esiste il germe diabolico della divisione.

Ma perché non siamo riconciliati? Perché in noi non ha il giusto posto la Parola di Dio. Dice il Signore al profeta: “Ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia”(Ez 33,7). Noi a volte abbiamo annunciato parole che non erano dalla bocca di Dio; abbiamo detto tante cose, dicendo che erano la volontà di Dio, e invece non era vero, erano e a volte sono ancora oggi parole di potere, di ideologia, di moralismo, parole che vincono e così siamo diventati ministri di divisione. Noi non dobbiamo dire parole che vincono, ma parole che salvano

La Parola del Vangelo non fa la guerra, non è una parola che vince, ma che salva, che ama e riconcilia.  A noi è stata affidata questa Parola. La fede non è competizione, non è difesa di nessuna struttura, ma la strada da percorrere nella storia  fino alla piena comunione con Dio che sarà tutto in tutti.

Ancora una volta i piccoli, i bambini possono essere i veri maestri di riconciliazione, ricorda il Papa, sintetizzando il viaggio appena concluso: “Quello che più mi ha colpito dei colombiani: nelle quattro città c’era la folla sulla strada; i papà, le mamme alzavano i loro bambini per farli vedere al Papa e perché il Papa desse loro la benedizione. Come dicendo: “Questo è il mio tesoro, questa la mia speranza, questo è il mio futuro. Io ci credo”. La tenerezza. Gli occhi di quei papà e di quelle mamme. Bellissimo, bellissimo! Questo è un simbolo, simbolo di speranza di futuro. Un popolo che è capace di fare bambini e poi mostrarli, come dicendo: “Questo è il mio tesoro”, è un popolo che ha speranza e ha futuro”.


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“Il fuoco dell’Amore di Cristo”. Il viaggio del papa in Colombia

E’ iniziato circondato dall’affetto di grandi folle di popolo, il viaggio in Colombia di papa Francesco. Come primo atto papa Francesco ha desiderato rendere omaggio all’immagine di Nostra Signora di Chiquinquirà, regina e patrona della Colombia.

Subito dopo ha incontrato  i giovani  che lo attendevano nel piazzale del palazzo vescovile in Piazza Bolivar; il papa ha esortato i giovani ad entrare nel cuore delle sofferenze del loro popolo per imparare a comprendere e perdonare. Da questo dice ancora il papa dipende in gran parte il futuro della Colombia .

“A questo grande sogno, oggi vi voglio invitare”. Francesco invita i giovani ad osare il futuro, a contagiare con il loro entusiasmo e la loro gioia, la società colombiana, fondando la loro testimonianza sul “ fuoco dell’amore di Cristo”.

«Voi avete la capacità non solo di giudicare, di segnalare errori, ma anche quell’altra capacità bella e costruttiva: quella di comprendere”. Dalla comprensione al perdono:”La vostra giovinezza vi rende anche capaci di qualcosa di molto difficile nella vita: perdonare. Perdonare coloro che ci hanno ferito; è notevole vedere come non vi lasciate invischiare da vecchie storie, come guardate in modo strano quando noi adulti ripetiamo fatti di divisione semplicemente perché siamo attaccati a dei rancori”.

Incontrando le autorità politiche e la società civile nella Plaza de Armas del palazzo presidenziale di Bogotà, il papa ha lodato gli sforzi profusi e i risultati ottenuti per arrivare alla pace e alla riconciliazione, ammonendo allo stesso tempo  di :” rifuggire da ogni tentazione di vendetta e ricerca di interessi solo particolari e a breve termine”.

Il Papa ha poi ricordato  il motto della Colombia: «Libertà e Ordine», sottolineando che “i cittadini devono essere stimati nella loro libertà e protetti con un ordine stabile. Non è la legge del più forte, ma la forza della legge, quella che è approvata da tutti, a reggere la convivenza pacifica”.

Bisogna poi guardare in modo particolare a :” tutti coloro che oggi sono esclusi ed emarginati dalla società, quelli che non contano per la maggioranza e sono tenuti indietro e in un angolo. Tutti siamo necessari per creare e formare la società […] Vi chiedo di ascoltare i poveri, quelli che soffrono. Guardateli negli occhi e lasciatevi interrogare in ogni momento dai loro volti solcati di dolore e dalle loro mani supplicanti”.

Infine il pontefice ha esortato   a rivolgere lo sguardo  alla donna, al «suo apporto, il suo talento, il suo essere “madre” nei diversi compiti».  Francesco ha terminato citando il «gran compatriota» Gabriel García Marquez sul grande valore della vita.

Congedandosi dalle autorità ha così concluso:” Molto è il tempo passato nell’odio e nella vendetta […] e  ho voluto venire fino a qui per dirvi che non siete soli, che siamo tanti a volervi accompagnare in questo passo; questo viaggio vuole essere un incitamento per voi, un contributo che spiani un po’ il cammino verso la riconciliazione e la pace”.

Anche incontrando il comitato direttivo del Celam, l’organismo di rappresentanza dell’episcopato latinoamericano, il papa ha parlato della donna:” Per favore, le donne «non possono essere ridotte a serve del nostro recalcitrante clericalismo; esse sono, invece, protagoniste nella Chiesa latinoamericana”. Lo ha detto sottolineando il grande sinodo di Aparecida come:” ultimo evento sinodale della Chiesa latinoamericana”, per ricordare ai vescovi , l’importanza di mettere :” la missione di Gesù nel cuore della Chiesa stessa, trasformandola in criterio per misurare l’efficacia delle strutture, i risultati del lavoro, la fecondità dei ministri e la gioia che essi sono capaci di suscitare. Perché senza gioia non si attira nessuno”.

Il Vangelo spiega papa Francesco non è :” un programma al servizio di uno gnosticismo di moda,  un progetto di ascesa sociale o una visione della Chiesa come burocrazia che si autopromuove, né tantomeno questa si può ridurre a un’organizzazione diretta, con moderni criteri aziendali, da una casta clericale». Il lavoro sinodale della chiesa latinoamericana a Aparecida,  «è un tesoro la cui scoperta è ancora incompleta».

 Il cammino della Chiesa e della società in americalatina, ancora una volta hanno bisogno delle donne, sull’esempio di Maria:” dalle sue labbra abbiamo imparato la fede; quasi con il latte del suo seno abbiamo acquisito i tratti della nostra anima meticcia e l’immunità di fronte ad ogni disperazione. Penso alle madri indigene o “morenas”, penso alle donne delle città con il loro triplo turno di lavoro, penso alle nonne catechiste, penso alle consacrate e alle così discrete “artigiane” del bene. Senza le donne la Chiesa del continente perderebbe la forza di rinascere continuamente. Sono le donne che, con meticolosa pazienza, accendono e riaccendono la fiamma della fede. Se vogliamo una fase nuova e vitale della fede in questo continente, non la otterremo senza le donne”.

Terminando il suo incontro con il Celam il papa ha concluso con queste forti e decisive parole:” “Se vogliamo servire, come Celam, la nostra America Latina, dobbiamo farlo con passione. Oggi c’è bisogno di passione. Mettere il cuore in tutto quello che facciamo. Fratelli, per favore, vi chiedo passione, passione evangelizzatrice”.


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“Facciamo il primo passo”: Papa Francesco in Colombia

Da oggi fino al 10 settembre Papa Francesco sarà pellegrino di pace e riconciliazione in Colombia. Come è consuetudine, ieri sera papa Francesco si è recato nella basilica di Santa Maaria Maggiore per portare un omaggio floreale alla Salus Populi romani e invocare la Sua intercessione per il pellegrinaggio imminente.

Facciamo il primo passo” è la frase distintiva del viaggio apostolico, perché di altri primi passi c’è bisogno dopo la firma degli accordi di pace. Il governo della Colombia e le Farc  hanno concluso a Cuba nel novembre scorso un nuovo accordo di pace, accogliendo alcune  richieste dal fronte che nel referendum dello scorso 2 ottobre aveva  respinto il primo accordo, raggiunto in agosto dopo 52 anni di guerra.

Nelle città che il papa visiterà – Bogotá, Villavicencio, Medillin e Cartagena – affronterà diverse tematiche: essere artigiani di pace, promotori della vita; la riconciliazione con Dio, con i colombiani, con la natura; la vita cristiana come discepolato; dignità della persona e diritti umani.

Nella giornata di venerdì a Villavicencio, a sud di Bogotá, il papa beatificherà due martiri colombiani: il vescovo di Arauca, mons. Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, e il sacerdote Pedro María Ramírez Ramos.

Monsignor Jesús Emilio Jaramillo, fu ucciso a 73 anni il 2 ottobre 1989, mentre tornava da una visita pastorale nella città di Fortul. La sua macchina fu fermata da tre guerriglieri armati del fronte Domingo Laín dell’Esercito di liberazione nazionale (ELN) che sequestrarono il vescovo; il suo cadavere con diverse ferite da arma da fuoco e senza la croce e l’anello episcopale, fu trovato il giorno dopo sulla strada. Padre Pedro María Ramírez, conosciuto come “il martire di Armero”era un parroco di campagna, molto amato dalla sua gente; aveva 68 anni quando il 10 aprile 1948 fu picchiato a morte da  gruppo di sostenitori liberali di Armero-Tolima perché era ritenuto «un conservatore fanatico e pericoloso».

Saranno Dodici i discorsi che il Papa pronuncerà nei quali – come ha sottolineato il cardinale Parolin che Lo accompagnerà. Francesco confermerà i fratelli nella fede :” La visita del Papa in Colombia ha un carattere essenzialmente pastorale, come del resto tutte le visite del Papa nei vari Paesi, e quindi ha lo scopo, ha l’intenzione – diciamo – di confermare e di incoraggiare i fratelli nella fede, di vivificare la loro carità e di spronarli a vivere la speranza cristiana. Naturalmente si colloca in un momento molto particolare della vita del Paese, in quanto è iniziato un processo di pace dopo cinquant’anni di conflitti e di violenza e questo lo rende particolarmente importante.”

Già Paolo VI nel 1968 e San Giovanni Paolo II nel 1986, visitarono la Colombia. Oggi un papa latinoamericano arriva per sostenere ed incoraggiare il difficile cammino della pace, dopo più di 50 anni di guerra tra il governo e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), concluso con gli accordi di pace del novembre scorso, ma con una situazione sempre in bilico.

Papa Francesco per la quinta volta visita l’America Latina. Era stato in Brasile (luglio 2013), Ecuador, Bolivia e Paraguay (luglio 2015), a Cuba (settembre 2015) e in Messico (gennaio 2016).

Lo accompagniamo come sempre con la nostra preghiera.