ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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Gioia, lode, amore: il pontificato di Francesco

Oggi 13 marzo sono cinque anni che sulla  Cattedra di Pietro siede Papa Francesco ed essa brilla di una luce particolare che fa intravvedere lo Spirito all’opera nella Chiesa.

Evangelii Gaudium, Laudato Si’ e Amoris Laetitia. Gioia, lode, amore. Già il nome dei documenti del magistero del Papa fanno chiaramente capire la fede in Dio e la fiducia nell’uomo che abitano il cuore sacerdotale di Francesco. Una gioia biblica emerge prepotentemente: “Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo”. Una gioia entrata nel mondo e che non è riservata solo ad una elite esclusiva di “puri”.

Chi parla sempre e solo di “dottrina” e la separa dal Vangelo, che ne è il fondamento, è un cristiano triste e non può essere un testimone credibile. I discepoli si istruiscono prima di tutto con l’amore, accogliendoli così come sono, facendo un tratto di strada con loro, correggendoli come un padre ma soprattutto “contagiandoli”, attraendoli, con una coerente e gioiosa testimonianza di vita cristiana.

Se non “rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano” (AL) non possiamo capire il “dramma” del Kerigma; il Kerigma non è dottrina ma dramma. Annunciare il Vangelo senza coinvolgimento personale è una illusione, non solo inutile ma controproducente. Senza l’odore delle pecore, il Pastore non è più pastore e diventa lupo, odora solo di incenso e inchiostro, non ha più l’abito sporco del pastore ma mantelli di costantiniana memoria, che le pecore non riconosceranno.

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Ripercorriamo alcuni momenti significativi del ministero di Francesco. A 500 anni dalla Riforma luterana, a fine Ottobre 2017, Francesco è stato  a Lund, in Svezia, per commemorare, insieme alla Federazione luterana mondiale, questo importante anniversario.

Nel 2016 Francesco, Vescovo di Roma Papa della Chiesa Cattolica, e Kirill Patriarca di Mosca e di tutta la Russia (come si firmano nella Dichiarazione, )si sono abbracciati a Cuba.  Non propongono  una Santa Alleanza, ma camminano insieme verso l’unita’ annunciando Cristo al mondo. L’unita’ si fa camminando, sottolinea il Papa.

Francesco ha poi intrapreso con prudenza e con evangelica determinazione un cammino di riconciliazione e dialogo con la Cina. Certo riprendendo gli importanti passi dei predecessori, soprattutto la Lettera ai cattolici cinesi forse già pensata sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e realizzata da Benedetto XVI. Presentando anche alla Cina nel lungo e tortuoso cammino, una Chiesa del dialogo, del rispetto reciproco, della misericordia. La Chiesa dove si guarda e si lavora su “ciò che ci unisce piuttosto che su ciò che ci divide”.

Francesco poi come vescovo di Roma ha anche indicato la rotta alla Chiesa che è in Italia, cominciando il Suo pellegrinaggio da Lampedusa, e rendendo omaggio a due grandi profeti dello Spirito come don Milani e don Mazzolari; fra poche settimane il pellegrinaggio proseguirà sulle orme di don Tonino Bello e di don Zeno Saltini. Nel convegno ecclesiale di Firenze ha donato ancora una volta la Sua esortazione Evangelli Gaudium a tutti i vescovi italiani perché ne facciano strumento principale di evangelizzazione.

Non possiamo poi dimenticare il Giubileo della Misericordia, che ha iniziato in uno dei Paesi più poveri del Mondo – la Repubblica Centrafricana – offrendo il dono di aprire la “Porta Santa” non solo a Roma ma nel mondo intero, per raggiungere tutti, anche i lontani.

«Dio nessuno l’ha mai visto, soltanto il Figlio Unigenito che è nel seno del Padre ce lo ha rivelato». O è il Dio che si fa conoscere attraverso la Parola incarnata del Figlio dell’uomo, oppure questo Dio non è il Dio cristiano, ma un concetto, o addirittura uno strumento ideologico, ma non dice niente al nostro cuore. Il popolo di Dio ha bisogno di pastori che scaldano il cuore, non di istruzioni per l’uso. Un cuore caldo poi è come la creta, più facilmente malleabile dalla quale a poco a poco vengono fuori dei capolavori; un cuore riempito di istruzioni per l’uso è bello fuori, ma dentro non palpita e non si può in nessun modo plasmare.

“A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Figli di Dio, in un certo senso, non si nasce, ma si diventa; si diventa accogliendo Gesù e imitando la sua vita di amore, che sono le beatitudini. Papa Francesco ha messo la Chiesa davanti al Vangelo e invita tutti noi ad essere imitatori di Cristo.

La lingua del Cristianesimo è una lingua universale; è una lingua di unità ma non di uniformità. Papa Francesco guidato dallo Spirito ci insegna ogni giorno  a parlare questa lingua universale, la lingua dell’amore nella gioia del Signore che viene e nella lode delle cose grandi che ha fatto e continua a compiere per noi.


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Papa Francesco, “un dono di Benedetto XVI”

Riflessioni sulla Chiesa di Francesco a 5 anni dalla rinuncia di Benedetto XVI.

Dal’11 febbraio al 13 marzo dell’anno del Signore 2013 la Chiesa e il mondo furono attraversate da un intenso vento dello Spirito.

Fratelli e sorelle, buonasera! […]“E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca (si recitò il Padre Nostro, e l’Ave Maria e il Gloria al Padre). E adesso, incominciamo questo cammino, vescovo e popolo.”

Francesco, nuovo Vescovo di Roma raccolse così la complessa eredità del pontificato di Benedetto XVI.

«Pur essendo figlio Egli imparò l’obbedienza dalle cose che patì…»(Eb5,8). Possiamo dire che anche da pontefice, Benedetto XVI imparò l’obbedienza dalle cose che patì. Per tante cose della vita possiamo avere maestri di ogni genere. Per la politica, la scienza, la letteratura, quanti maestri ci sono! Ma quando entriamo nell’ombra del dolore non c’è nessun maestro perché tutte le voci tacciono. Allora noi impariamo, nell’obbedienza – e in particolare cinque anni fa in questa obbedienza del Papa Benedetto – che cosa significhi servire e non servirsi della Chiesa, cosa significa amare e non usare la Chiesa. Solo l’esperienza del dolore, del tradimento, in una parola del Getsemani ci introduce nell’ascolto docile di un amore più forte della morte.

In quel 11 febbraio il “Professor Ratzinger” diede alla Chiesa e al mondo una grande lezione; il suo ultimo servizio d’amore come Pastore universale.

Benedetto XVI con la sua rinuncia diede anche allo Spirito lo spazio per donarci Papa Francesco, che ha aperto una nuova stagione per la Chiesa.

Sappiamo dai Vangeli che la professione di fede di Pietro, roccia su cui Gesù vuole costruire la Sua Chiesa, è subito “smentita dai fatti”. Gesù rimprovera Pietro con parole dure, perché non accetta l’annuncio della croce. Un momento prima l’Apostolo era benedetto dal Padre e subito dopo diventa addirittura un ostacolo, una pietra d’inciampo sulla strada di Gesù. Pietro e gli altri hanno ancora molta strada da fare, molte cose da comprendere.

La tentazione è di seguire un Cristo senza croce, ma Gesù ci ricorda che la sua via è quella dell’amore e non c’è vero amore senza il sacrificio di sè.

Papa Francesco ha preso in consegna la croce di Cristo e la porta in giro per il mondo non come un vessillo, ma indicandola come strumento di salvezza per tutti gli uomini.

Cammina contro corrente e in salita il Papa. Ci dice che solo l’amore di Cristo da’ senso e felicità alla vita. Ci dice ogni giorno con il suo esempio che se impostiamo la nostra vita sull’amore come ha fatto Gesù la nostra vita non sarà sterile ma feconda. Ci dice che nell’Eucarestia Gesù perde se stesso per ritrovare tutti noi.

Nonostante la Sua testimonianza di un “Vangelo sine glossa” (o forse proprio per questo?) l’opposizione alla Chiesa di Francesco, alla Chiesa dei poveri e degli ultimi, è molto attiva, anche sul web e su alcuni blog di tradizionalisti. In modo spesso maldestro che si squalifica da sè, essi accusano oggi il Papa di aver gettato la Chiesa in confusione dottrinale, morale, pastorale. Curiosamente questi blog parlano tra di loro, si citano l’uno con l’altro, si fanno forza reciprocamente per mettere insieme dei gruppi che rimangono minoritari – anche se le loro esternazioni sono molto gravi. Si spacciano quasi per novelli Padri della Chiesa. In realtà contano come il pulviscolo sulla bilancia. I loro toni e i loro argomenti li screditano da sè, ma hanno la responsabilità di ingenerare dubbi e confusione tra il Popolo, soprattutto i semplici e i piccoli. Ma come dice il Vangelo, gli scandali devono avvenire affinché si manifestino i veri credenti.

Papa Francesco venuto “dalla fine del mondo” oggi ha volto lo sguardo all’intero mondo, ai cristiani, alle altre religioni, e naturalmente all’intera Chiesa Cattolica, indicando il Vangelo come rotta sicura da seguire per la barca della Chiesa e testimoniandolo nel dialogo con credenti di altre fedi e non credenti, puntando su “ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci divide”.