ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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La Settimana Santa e Pasqua in una comunità della Cina

Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza su come ha vissuto il Venerdì Santo e la Veglia di Pasqua una comunità cattolica nella provincia dell’Hubei. Ci scrive il sacerdote don Paolo Zhang, che con gioia ci comunica che durante la Veglia sono stati celebrati quattro battesimi. Rimaniamo in unione di preghiera con gli amati fratelli della Chiesa in Cina, cui siamo grati per la testimonianza di fede e di vita. 
 
We receive and post a witness about a Catholic community in Chinese Hubei province. The photos were sent to us by fr. Paolo Zhang, who presided the liturgical celebration of the Good Friday and the Easter Vigil Mass on Saturday night, during which four baptisms were celebrated. We are most grateful to our dearest brothers and sisters of the Church in China for their witness of faith and life.
 
Foto: P. Zhang/ConAltriOcchi





 


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La Via Crucis fino alla Resurrezione: dal Venerdì Santo alla Veglia di Pasqua

Monica Romano

Sono continuati con intensità e attesa i momenti del Triduo Pasquale nella comunità di Santa Maria ai Monti e con gli amici, i giovani e le persone a me care con cui ho condiviso questi giorni. 

Venerdì Santo, alle ore 19:30, don Francesco ha presieduto in parrocchia la Liturgia della Croce. Con una celebrazione solenne ed essenziale nello stesso tempo, accompagnata dai canti del coro, abbiamo prima atteso i sacerdoti in silenzio, poi ascoltato le letture e infine adorato la croce prima di accostarci alla Comunione consacrata nel Giovedì Santo e riposta nell’Altare della Reposizione. Dopo la Messa, con don Francesco e Monica, di corsa alla Via Crucis al Colosseo, come ormai avviene dal 2003. 





Inutile negare che eravamo un po’ preoccupati sul fronte sicurezza. Nel pomeriggio avevamo fatto un salto nei dintorni del Colosseo per vedere un po’ la situazione. Ci ha colpito la professionalità e gentilezza delle forze dell’ordine e la perfetta organizzazione dei vari “blocchi” intorno al Colosseo. Anche la pazienza dei romani. C’era una signora che candidamente chiedeva alla polizia: “Da qui non si può passare? Siamo sicuri che posso arrivare a casa da Via Cavour?”. Spesso sentiamo critiche a Roma e ai romani. Chi come me vive in questa meravigliosa città conosce bene i problemi e non li nega, anzi spesso cerca di “denunciarli”, “affrontarli” nel modo possibile. Nello stesso tempo, bisogna tenere presente che Roma non è una città come le altre, che per le sue bellezze ed essendo il cuore della cristianità, e’ sottoposta a continue sfide e “pressioni” sotto diversi punti di vista. Di fronte a tutto questo e ai problemi che ci sono mi sembra che i romani mostrino grande apertura e pazienza.

Ci siamo incamminati dalla parrocchia verso il Colosseo per la Via Crucis un po’ più tardi del solito – non riusciamo mai ad arrivare puntuali perché la Liturgia della Croce in parrocchia termina sempre  intorno alle 21. Quest’anno alcuni cari amici che sono sopraggiunti ci hanno trattenuto, quindi siamo partiti con ulteriore ritardo. Lungo il cammino ci ha fatto piacere vedere che c’era tanta gente e apparentemente non sembrava vi fosse tensione per i recenti accadimenti terroristici. Tanta gente, in mezzo alla strada dove trovava un posto per seguire questo pio rito, pregava silenziosamente e intensamente. Davvero una bella immagine dei cristiani e del modo di vivere questi giorni che sono il centro della nostra fede. Non siamo riusciti ad entrare nel nostro ormai solito posto. C’era molta fila e i controlli erano giustamente serrati. Essendo già alla settima stazione, abbiamo preferito tornare indietro e anche noi “appostarci” lungo la strada in un punto dove potevamo vedere la croce e il Papa di fronte e a noi. Tramite il cellulare ci siamo collegati in diretta streaming per ascoltare la lettura delle stazioni e aprire il libretto con le meditazioni quest’anno affidate al Cardinale Baldisseri, arcivescovo di Perugia e Città della Pieve (http://bit.ly/1PrbeU6). Il discorso finale di Papa Francesco e’stato letteralmente straordinario. Mi è sembrato particolarmente lungo rispetto al solito, ha parlato delle tante croci di oggi (http://bit.ly/1XWuhvN). 







Sabato santo e’ tradizionalmente giornata di grande silenzio. Le varie cose da organizzare in parrocchia spesso mi impediscono di vivere pienamente questa dimensione del silenzio. Ma poi mi rendo anche conto che e’ anche e soprattutto una questione di stato interiore. Il pomeriggio verso le 15 mi sono incontrata in parrocchia con Rob che per un’oretta mi ha aiutato a impostare i fiori sull’altare centrale. Mi ci sono volute poi due ore e mezza per sistemArlo tutto, dopo aver fatto numerosi tentativi e cambiamenti. Trattandosi del fiori utilizzati il Giovedì Santo per l’Altare della Reposizione, alcuni cominciavano a dare segni di “appassimento” o quantomeno “sofferenza”. Quindi li abbiamo dovuti bagnare o addirittura innaffiare. Oltre le composizioni floreali disposte sull’altare e ai lati del tabernacolo, ho disposto le meravigliose piante portate dai parrocchiani vicino la croce e il cero Pasquale. Un lavoro a parte ha necessitato il fonte battesimale. Con un po’ di fantasia e degli stratagemmi e’ venuta fuori una bella decorazione. A mio avviso ancora più necessaria perché durante la Veglia si è celebrato il battesimo di un bambino. 





Verso le 18 mi ha raggiunto Monica e insieme abbiamo organizzato con don Francesco i momenti di accensione delle luci in chiesa durante la Veglia, fatto provare a don Francesco le litanie dei santi e finito di preparare i libretti della Veglia e dei canti. Abbiamo anche dovuto risolvere un problema non da poco – un errore nella stampa dei libretti difficile da rimediare essendo ormai sera di sabato e molte copisterie chiuse o con macchine fotocopiatrici rotte (!). Grazie a Dio ci hanno dato una mano i nostri fratelli maroniti del Libano e così siamo almeno riusciti a stampare i libretti dei canti per il coro e le litanie dei Santi per don Francesco. Sono stata molto felice di poter aggiungere alle litanie il Beato Paolo VI e i genitori di Santa Teresina –  Luis e Zelie Martin – proclamati santi da Papa Francesco durante il Sinodo della famiglia a ottobre 2015. 

Come da tradizione, la Veglia e’ iniziata fuori dalla chiesa con la benedizione del fuoco. La comunità e’ entrata in processione con le candele accese dal cero Pasquale, scandita dalle tre invocazioni del Lumen Christi intonate da don Ermanno. Don Francesco ha letto la splendida preghiera dell’Exultet accompagnato da un delicato suono d’organo da Susanna. Si sono susseguite poi tutte le letture dall’Antico Testamento e i Salmi in parte cantati dal coro fino al Gloria, durante il quale abbiamo acceso le candele e le luci dell’altare mentre suonavano le campane. La chiesa si è finalmente tutta illuminata al canto dell’Alleluja, con il quale abbiamo proclamato la Resurrezione di Cristo. Come accennavo, durante la Messa si è anche tenuto un Battesimo di un bambino, Francesco. Un nome, una garanzia, ha notato don Francesco: e’ il nome del Papa e anche quello del parroco!









C’era tanta gente alla Messa e tutti hanno partecipato con intensità e fino alla fine. Il coro ha intonato i canti con grande fervore, amore e gioia, cercando di fare il meglio possibile per animare la celebrazione e favorire la preghiera della comunità. Non potevamo non concludere con il Regina Coeli, cui poi abbiamo fatto seguire un canto sulla Resurrezione a due voci, che ben rendeva il nostro stato d’animo e che  inizia così : “Che gioia ci hai dato, Signore del Cielo, Signore del grande universo”. Ancora per qualche ora dopo la Messa e poi stamattina, con il coro, il nostro gruppo di “giovani-adulti” e don Francesco ci siamo scambiati messaggi di auguri. Tutti sentivamo forte,  a notte fonda e nonostante la stanchezza per le tante attività, la gioia cristiana, la fede nella Resurrezione che vince la morte con l’amore. 






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Conto alla rovescia per la Resurrezione: Giovedì e Venerdi Santo

Monica Romano

Ogni anno aspetto sempre con ansia l’arrivo della Settimana Santa e in particolare del Triduo pasquale. Sono tre giorni intensi, dove riviviamo il cuore della nostra fede con grande intensità e profondità. Anche se c’e’ sempre molto lavoro da fare in parrocchia per organizzare tutto, sono giorni in cui riesco comunque a “fermarmi” e meditare con maggiore silenzio interiore e spirito di ricerca e contrizione i misteri della fede, in particolare il mistero della Croce, della riconciliazione e della Resurrezione di Cristo.

Come negli anni passati, il Signore ci ha fatto la grazia come comunità di vivere bene questi giorni. Don Francesco, parroco di Santa Maria ai Monti a Roma, i sacerdoti che lo aiutano, il coro, i giovani, le suore,  i catechisti, i chierichetti, le famiglie, i bambini – insomma tutti stanno facendo la loro parte affinché tutti celebriamo con intensità la memoria di questi ultimi giorni di Gesù. 

Come da tradizione in parrocchia, domenica abbiamo iniziato la Messa delle Palme dalla piazzetta, arrivando in processione un chiesa. C’era tanta gente, compresi i bambini, che sono stati bravi a cantare perfino qualche canto con il coro essendo seduti vicino a noi perché a causa di alcuni lavori una parte della chiesa non era agibile. 







Martedì e mercoledì le suore e don Francesco si sono attivati per prendere i fiori per l’Altare della Reposizione. Ieri, Giovedì Santo, un gruppetto piccolo ma attivo di noi giovani – Jiana, Rui ed io – ha sistemato i fiori, tutti rigorosamente bianchi con qualche piccola eccezione in rosa. Ci abbiamo messo tanto amore, cura e anche fantasia per valorizzare al meglio quello che avevamo, e con stratagemmi molto molto creativi. Tanti parrocchiani poi con grande generosità e puntualità hanno portato piante fiorite, rivestite in verde e bianco, secondo le indicazioni di don Francesco. Ci ha poi raggiunto l’altra Monica e di nuovo insieme – di fronte a una tazza di tè (purtroppo non cinese però!) – abbiamo preparato le letture e i canti per animare la meditazione fino alla mezzanotte all’Altare della Reposizione, subito dopo la Messa in Coena Domini. Dopo Monica “2”, e’ arrivato anche un altro dei giovani (o “giovani-adulti”, come sarebbe più preciso definire alcuni di noi!) per fare una prova finale dei canti da accompagnare con la chitarra durante la meditazione. Intanto, le signore del coro e Susanna la nostra organista – sempre (o quasi sempre!) puntualissime – si scaldavano la voce e “ripassavano” qualche canto in prepRazione della Messa di prossimo inizio alle 19:30.









Come sempre, la Messa è stata un momento molto bello, ricordando l’immenso dono di Gesù del Suo Corpo per nutrirci spiritualmente e darci un Cibo per la vita eterna e anche l’istituzione del sacerdozio. Non solo quello ministeriale – come notava don Francesco nell’omelia  – ma anche quello che accomuna tutti i battezzati. Secondo le indicazioni recenti di Papa Francesco, da quest’anno il Rito della Lavanda dei piedi e’ stato fatto non più soltanto a 12 uomini in ricordo dei 12 Apostoli, ma a un gruppo di persone, in rappresentanza di un po di tutti. Tra loro i nostri cari Gigi e Isa – Gigi e’ il ben noto Luigi Accattoli, veterano vaticanista del Corriere, ora in pensione, ma sempre prolifico e richiestissimo  scrittore di cose di Chiesa e di papi!


Alla fine della bella Messa ha avuto inizio il momento di silenzio all’Altare della Reposizione. Dopo aver spogliato l’Altare centrale secondo le indicazioni liturgiche e sistemAto le ultime cose sull’Altare della Reposizione grazie all’aiuto di Jiana, Rui e l’immancabile “tuttologa” Pina, intorno alle 21:30 abbiamo iniziato l’adorazione “animata” all’Altare della Reposizione. Monica, Vladimiro e io  intonavamo dei brevi canti – soprattutto di Taize’ – accompagnati dalla chitarra di Vladimiro. Abbiamo anche fatto qualche lettura (San Giovanni Crisostomo, San Colombano, San Giovanni Paolo II, il Beato Paolo VI, là Lumen Gentium) insieme a Rui, e altri giovani e parrocchiani che sono arrivati man mano – Laura, Marili, e Paola del Coro – mentre don Francesco si è reso disponibile per tutto il tempo per le confessioni. Lo abbiamo anche immortalato in una foto adempiere a questo sacro dovere sacerdotale. Ci sono mancati alcuni del gruppo giovani che non potevano essere con noi – Pietro, impegnato nella pastorale in un’altra diocesi, e Rob, anche lui in un’altra parrocchia. Ma sappiamo di essere stati vicini spiritualmente e di aver pregato reciprocamente. Siamo “riusciti” a chiudere la chiesa dopo la mezzanotte e mezza. Ancora tanti, anche giovani, entravano e tanti chiedevano di confessarsi.









Intanto, mia madre e mia zia, come da “tradizione di famiglia”, hanno fatto un pellegrinaggio per alcune chiese antiche di Roma, rimaste aperte fino alla mezzanotte per permettere appunto l’adorazione del Santissimo Sacramento all’Altare della Reposizione. Hanno fatto delle foto, che postiamo per mostrare come è bella e forte questa tradizione, a Roma e nella Chiesa, per enfatizzare la centralità che il Dono eucaristico ha nella vita dei fedeli. La mamma aveva anche preparato qualcosa di caldo e leggero per don Francesco, immaginando che dopo questa lunga maratona e al freddo della chiesa gli avrebbe fatto bene. L’abbiamo condivisa insieme a don Francesco, prima di terminare questa lunga ma bella giornata.








Oggi pomeriggio, Venerdì Santo, e’ giornata di grande silenzio. Gesù muore sulla Croce per noi, vittima dell’ingiustizia e dell’indifferenza del mondo, ma trasformando la sofferenza in un atto d’amore, luminoso, come rifletteva il grande Cardinale Martini in alcune sue meditazioni che abbiamo letto alle 15 durante la Via Crucis in parrocchia. Anche oggi pomeriggio c’era abbastanza gente, anche anziani, nonostante sia evidente che tanti sono partiti e che “del Venerdì Santo non importa tanto a nessuno oggi” – come mi faceva notare don Francesco. 




Tra un’ora sarò di nuovo in parrocchia, per la Liturgia della Croce alle 19:30. Dopo, come ormai avviane dal 2003, di corsa alla Via Crucis al Colosseo presieduta da Papa Francesco. Ringraziamo il Signore di farci vivere così, semplicemente ma con devozione, questi giorni. Per il dono della Sua vita e del Suo Corpo, restando in attesa della Resurrezione. 


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A miracle in the Church: Pope Francis

Recalling thoughts, hopes and prayers of the day of the election

Monica Romano
“In my life, this is the first time I have witnessed a real miracle with my own eyes”. I still recall so clearly the words of my spiritual Father and earlier parish priest – fr. Enrico Ghezzi – when Pope Francis was elected. We were all understandably very touched and felt emotional about the new Pope’s election. But at least for me this time was a bit different from my only previous time (I was too little to remember the earlier elections of “the two John Paul”). The Church was coming out from such a difficult time that ended up with Pope Benedict’s resignation – certainly because of his old age, but possibly also due to the issues the Pope had to face, such as the betrayal of his closest collaborators and an institution that because of the behaviours of individual, often authoritative, representatives had seen heavily affected its credibility and the trust of the people.  

I still recall the moment of the election so vividly. Guessing (and hoping) from the name pronounced in Latin by Cardinal Touran and not understood clearly because of the underlying translation (I was not in Italy hence followed the event from a foreign TV programme) that the new Pope was the archbishop of Buenos Aires – the one I had heard was a simple and humble pastor, the one that according to some “speculations” was “the candidate” of Cardinal Martini on the occasion of previous papal election – literally made me jump from the chair. And the second (real) jump was while listening to the name he chose. Just a few minutes before, by messaging with a friend who was in Rome, we were asking to ourselves what name the new Pope would choose. We wrote a couple of names we hoped for and when typing “Francis” I clearly recall my friend stigmatizing: “Magari, that is impossible”.

Instead, we were once again surprised and made happy by God. Once more we realized that what the Gospel teaches is the truth: “Nothing is impossible to God”. I cannot forget the mixed feeling of expectation and preoccupation that I and some of the people closest to me had been going through over the previous weeks following Pope Benedict’s resignation. Our response and way of living that “waiting time” was praying. I remember that for several weeks  after Pope Benedict’s resignation I used to pray at any time (even unusual time) I could, whenever I had  a “gap” during the day – for example while preparing myself before getting out in the morning or while seated in the car or on the plane….And so did the many people spiritually close to me – including my dearest grandmother, who kept telling me for some time after Pope Francis’ election: I prayed so hard for the new pope. What were we praying for? We prayed to “get” a holy person and a pastor close to his people. It seems we have been heard.
I also recall that I immediately understood that the times of a “cumbersome” centrality placed on the institution of the pope I had been used to since my childhood, particularly during the pontificate of John Paul II, had gone. I did not overlook the way Francis referred to himself to the people as the “bishop of Rome”, while only mentioning the vicar of his “new” dioceses –  the Church that “presides in charity”.  I felt and hoped that like for the choice of his name it was programmatic. And it was certainly striking that he presented himself for the first time to the people only dressed with the white papal vest, with no other liturgical vestments or paraments, except for the stola put on shortly while blessing the huge mass of people that gathered in St. Peter’s square. 

After the initial “mild” reaction from the square when the Habemus Papam formula was pronounced (probably because most of the people were not aware of who was “Georgium Marium cardinalem Bergoglio”), the warmth and emotion became tangible among the people at his gestures and words. Especially when Pope Francis invited the faithful to walk together – both “the pastor and the people” – in “fraternity, love and mutual trust”. And when he asked the people to receive the “prayer of you over me” and bowed in silence for a few minutes. But also when in blessing those in the square and who was connected through the modern communication technologies, he indicated that the blessing was also for “the whole world and all men and women of good willingness”. The spirit of the conciliar Church was felt strongly among many of us. Again we had another hope, that the new Pope would genuinely embrace, apply, and put forward the indications of the Second Vatican Council.
We believe that these are the first seeds of Pope Francis. By recalling them after three years, we happily feel that a new Church was born and has been flourishing from those seeds. What people like me, especially old pastors that dedicated their whole life to the Gospel and the Church, has been believing and hoping for – a Church of poverty, charity, openness and mercy, the Church of the Council – was realised and is being realised by this pastor, who “came from the other side of the world”. Let us pray for Pope Francis, as he keeps up asking us, everyday, regularly, for his peace and intentions. The power of prayer is strong and if all of us join our prayers, we will hopefully be able to help him sustain his mission – a mission of love, dedication, sacrifice and witness. 


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开堂门的方济各神父

Francisco(后称方济各)神父出生在普拉提(原文Prati,草坪、花园之意),是地道的罗马人,大学时读的是现代史,27岁进修院,1999年4月25日33岁时在教宗若望•保禄二世手中接受铎品。晋铎后,先在罗马南部郊区服务做副本堂和本堂,2010年来到山上圣母堂(Santa Maria Al Monti)出任本堂神父。方济各神父是我们此次朝圣旅途中罗马站的东道主,他热情地带领我们参观教堂、拜访修会。几天下来,我们对这位拥有一张可爱的娃娃脸的罗马神父有了更深的了解。





   关心社会 服务穷人

   2015年9月,方济各神父响应教宗方济各的号召,开始在堂区为中东难民开办免费意大利语班,该班授课周期为一年,邀请明爱的老师和堂区志愿者周一至周五每天上午授课2小时,帮助难民融入意大利社会的能力。班中现有的20多个难民分别来自尼日利亚、叙利亚、埃塞俄比亚等国家,其中14人是穆斯林,有两位天主教教友。从山上圣母堂可以通往教室,但信仰非常严肃的穆斯林一般不会穿过教堂去教室,担心对别人的信仰不尊重。有一次,神父忘了提前打开通往教室的门,学生只好从教堂经过,后来一位穆斯林觉得十分不安,向神父道歉担心神父怪罪,哪知神父只是简单地说:应该我道歉,请你们原谅我没有开门才是……”神父的宽容和谦逊让穆斯林学生大为感动。一天下午,方济各神父带我们拜访正在上课的学生,刚进来不大会儿他就又出去了,取回一个小火炉,打开一看,发现没有燃料了,立即转身回去,取了燃料,封闭好,点着。原来他进来后感觉教室不够暖和。为了帮助难民解决住宿,方济各神父甚至把自己的住所隔开,为来自叙利亚的一家三口装修了一个小家。

   其实,方济各神父一直以来都十分关心穷人。热心教友莫妮卡几年前发起了服务亚洲穷人和亚洲神修女的培育的“TherAsia”服务组织,神父一直是坚强的后盾,大力帮忙宣传和推动募捐。(“Ther”指法国里修小德兰和印度加尔各答德兰修女,意在用两个德兰的精神服务亚洲穷人和穷人中的教会。一般项目都是由当地合作伙伴来具体执行,目前服务地有印度、越南)。

   此外,方济各神父还与一个修女会(Missionary sisters of St Peter Claver)合作,每周六上午10点到12点利用修会大门内宽敞的廊道为穷人发放食物,来领食物的移民穷人居多,每次至少80多人,方济各神父组织了堂区志愿者服务,食物来自超市捐赠和教友们的捐助。他的堂门口有张海报:买多一点也好,可以给穷人。除此之外,这些人如有其他需要,比如法律文件上的,神父也会想办法找人帮忙。当我们感叹方济各神父对穷人花费那么多精力时,他不好意思地笑笑说:“我们需要做得更好些……”

   天主的心比人的心大

   方济各神父的堂区内有8个男修会和7个女修会,每个修会每天都有弥撒,修女和会士们也经常举办一些福传和慈善活动。笔者半开玩笑地问方济各神父,这么多团体在周围,他们有的做得也很好,你不担心教友和捐款流失、光荣归于别人?开始,神父对这个问题似乎没有理解,我又问了一遍,他才明白了,想了想说:“修会举办活动一般都会提前征得我的同意,但我没有不同意的时候。而且大家更多的时候是合作,比如近期就要一起组织献主节的合唱活动。大家都是做天主的事,人越多越好啊!”

   2010年,方济各神父把辖区内一个使用率不高的教堂送给一个东正教团体使用(罗马教堂很多,有时走上几十米就会看见一座教堂)。当时不少人持反对意见。但他说,那么多东正教弟兄姐妹,非常好的信仰,非常朴实的人,都没有地方恭敬天主,我们一直讲包容、讲合一、讲对话,难道教堂就不能和弟兄分享吗?

   相比教堂这件事,他的另一个举动引起的争议更大。当时,堂区内的一位教外人自杀,其葬礼在教堂临近的小广场举行。举行葬礼时,方济各神父在教堂内也为他鸣钟,像给教友举行亡者弥撒之前一样鸣钟致哀、让人祈祷。这件事招致了很多人的批评,甚至他的同学神父也指着鼻子批评他。但神父还是有他的理由:这人做过很多有爱心的事,鸣钟是表示尊重和陪伴亡者及他的亲人,作为慈悲为怀的教会应该这样做。天主是“缓于发怒,极其宽仁的。”(咏86:15)

    打开天国之门

   方济各还有一个职务——罗马教区天主教劳工团体(ACLI)的神师。该团体有三个目标:忠信于工人利益、服务公共利益、生活福音。生活福音是最终目标,不管是商贩、公司老板、职员、政府工作人员,都应度符合福音的生活。方济各神父特别强调的就是这个最后的目标:他不仅喜欢维护人们的现实利益,更愿意、更渴望的是帮助人寻获福音,找到天国之门。

   说到门,欧洲城市中几乎所有的老城区的街道都非常狭窄,夹在各种建筑之间的教堂虽然历史悠久、气势雄伟,但几乎都是临街的,没有院子,也没有看堂人。方济各神父的山上圣母堂也没有守门人,每天早上7:30他自己把堂门打开,晚上22点左右再把门关上

   从1999年圣神父时他就觉得教堂的门应常是敞开的,随时欢迎每一个人进来。因为他觉得,现在人们工作节奏快,很多人上班赶不上弥撒,但教堂的门每天开着,为大家提供祈祷和接近天主的方便。不仅附近工作的人们能找个时间到教堂坐一下,和天主谈谈心,那些旅客、朝圣者更是有了停下脚步反省的机会。方济各神父认为,绝不能让人想祈祷时教堂却是关着的。用他的话说:“教堂关门是教会的丑闻。”几天时间,笔者确实发现,不管什么时候,教堂里总是有人静静地坐着或跪着。让堂门常常开着,这是方济各神父最自豪的事。

        爱是基础

   方济各神父的堂区大约有1万名教友,每天他除了弥撒和固定的讲授教理的时间外,上午一般是在办公室工作,下午是接待或探访教友。他的堂区除了婚姻、教理、玫瑰团等不同组织外,还开展了很多其他活动,比如请些专业人士介绍不同国家和地区的文化、组织孩子们踢踢球,如果有时间他还会骑上自行车到其他教堂去“朝圣”。今天的社会给修道圣召带来很大冲击,方济各神父以前工作的堂区就曾有3个神父陆续离职。笔者问当时是不是对他的圣召也带来了很大的打击,他说有,但最终“自己一定要知道自己的路,清楚自己要什么。”

   方济各神父去过中国两次,笔者问他对中国的神父弟兄有什么建议时,他说并不太了解中国的具体情况,但是觉得所有神父们都能做的,也是应该做的,就是尽量爱护你的教友,像穷寡妇奉献全部,这也是传福音的基础

   方济各神父的山上圣母堂位于罗马第一区,罗马文化中心地带,也是凯撒大帝的出生地,教堂前方200米是斗兽场,右面是古罗马遗址;左边是罗马有名的圣母大殿。就是在这样一个历史、文化、经济都让人惊叹的地方,我们“发现”了一个开堂门的神父,但哪里不需要这样的神父呢?这位富有爱心而又大胆开放的方济各神父有一天竟然接到了教宗方济各打来的电话。当他听到对方说“我是方济各圣父时,一时间懵住了,原来教宗亲自电话回应他写的关于家庭的信,开放、简朴、关心穷人的教宗也许还知道这位方神父的很多事呢。

   愿更多的教堂敞开大门,为耶稣迎接需要休憩的心灵!

信德报纸,2016/03/10


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Ci accontentiamo di poco sperando nella Provvidenza: da una parrocchia del Benin

Con gioia pubblichiamo un post di don Igor Kassah, sacerdote del Benin che ha studiato a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana e ha svolto servizio pastorale nella nostra parrocchia Santa Maria ai Monti, con grande dedizione e disponibilità. Un nostro carissimo amico che ricordiamo spesso con grande affetto e nostalgia e per il cui ministero preghiamo sempre. Qui pubblichiamo un suo primo e speriamo non ultimo blog post, corredato con foto. Una bella testimonianza dalla Chiesa del Benin.



Don Igor Kassah

Vorrei condividere con voi sul blog un evento bello che abbiamo vissuto pochi giorni fa. Ho celebrato il rito dell’entrata al catecumenato per 60 ragazzi e adulti che hanno cominciato il cammino cristiano all’inizio dell’anno pastorale. 

In questa nuova parrocchia di San Martino nella diocesi di Natitingou al nord della Repubblica del Benin ho 164 catecumeni  (dal primo anno al quarto anno di cresima.) Abbiamo una communità dinamica e giovane. Come amministratore della parrocchia,  lavoro con una decina di catechisti. La parrocchia ha solo un anno. Per ora abbiamo solo una chiesetta che contiene quasi 200 fedeli e la domenica disponiamo altre sedie fuori. Non abbiamo altre strutture per le riunioni, le prove di canto per diversi cori  (due cori in lingua francese, uno per i bambini, poi un altro per giovani. Ben 5 cori in diversi dialetti!). Ogni domenica anima la liturgia un coro diverso. Per ora ci accontentiamo del poco che il Signore ci ha regalato sperando che la Provvidenza ci venga presto in aiuto. Grazie di pregare per questo.





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La Chiesa di Roma vista dalla Chiesa in Cina: porte aperte in parrocchia!

Monica Romano

Sono venuti dalla Cina continentale per trascorrere alcune settimane in vari Paesi d’Europa e d’Italia un gruppo di carissimi amici sacerdoti impegnati nelle attività di carità e comunicazione della Chiesa cinese. Con un progetto alto e ambizioso – fondare una comunità religiosa – e venendo “da noi” per capire “come funziona”, per avere dei “modelli” e adattarli alle loro necessità e carismi e al contesto cinese. Per questo ci hanno chiesto di aiutarli a organizzare delle visite a diversi ordini religiosi e attività caritative. Non poteva naturalmente mancare la nostra parrocchia, Santa Maria ai Monti, con tutte le sue variegate attività e la rete di lavoro in raccordo con i diversi ordini religiosi sparsi sul territorio. Abbiamo potuto percepire quanto sono stati felici e arricchiti da tali visite, dal conoscere la dimensione contemplativa e meditativa della vita religiosa e parrocchiale e agli aspetti più pratici della pastorale e della carità. Sono da qualche giorno tornati in Cina continentale e già ci hanno scritto per ringraziarci ancora e inviarci un articolo pubblicato sul loro giornale cattolico Xinde 信德 o Faith nel quale riportano le tante cose che il parroco – don Francesco Pesce – ha raccontato loro circa la sua esperienza di vita, sacerdotale e parrocchiale. 



Don Francesco e’ nato nel quartiere di Prati e ed è entrato in seminario a 27 anni – spiega subito l’articolo, intitolato più o meno “don Francesco, un prete che apre le porte della chiesa”. Descritto come un sacerdote “dal volto tenero di un bambino”, e’ stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1999 a 33 anni. Dal 2010 e’ parroco di Santa Maria ai Monti – spiega ancora padre John Ren, autore del pezzo e uno dei sacerdoti in visita a Roma – e ci ha guidato con un’accoglienza calorosa ed entusiasta a fare una serie di visite per alcuni giorni nel suo territorio parrocchiale. 



La prima cosa che padre John racconta e’ l’organizzazione in parrocchia di una scuola di italiano per i migranti iniziata lo scorso settembre. Le lezioni si tengono dal lunedì al venerdì, per due ore al mattino, in una sala parrocchiale. Padre John nota che essendo la maggior parte di coloro che partecipano alle lezioni di fede musulmana, don Francesco li fa entrare da una porta che conduce direttamente alla sala delle lezioni e non richiede la necessità di passare dalla chiesa. Un giorno però il parroco si è dimenticato di aprirla rendendo necessario il passaggio dalla chiesa. Questo ha causato un sentimento di disagio tra alcuni migranti, che scusandosi hanno chiesto a don Francesco sempre l’apertura della porta secondaria. “Sono io che devo scusarmi” – così padre John riporta le parole di don Francesco ai migranti. Il sacerdote cinese racconta anche di aver potuto assistere un giorno a una lezione, accompagnato da don Francesco. Lo ha colpito un gesto di attenzione e premura del parroco.  “Dopo essere entrato, don Francesco si è reso conto che la stanza non era sufficientemente riscaldata” e  allora ha acceso una piccola stufa. Padre John e’ rimasto poi colpito che don Francesco, “per aiutare i migranti a risolvere i loro problemi di alloggio, ha perfino diviso il suo appartamento”.



L’articolo continua raccontando ancora diverse attività caritative portate avanti da don Francesco, incentrate sulla “cura sociale e il servizio ai poveri” – come è titolato un paragrafo dell’articolo. Tra queste il lavoro della onlus TherAsia, da noi fondata e ispirata a Santa Teresa di Gesù Bambino e alla beata Madre Teresa di Calcutta, al servizio dei poveri in Asia. E il più recente emporio, gestito con le suore di San Pietro Claver, che ogni sabato dalle 10 alle 12 distribuisce generi alimentari a più di 80 poveri (ora arrivati a 150 ndr). Anche se “possiamo fare di più” – dice senza imbarazzo e sorridendo don Francesco e riporta con enfasi padre John. 


Dopo aver brevemente descritto il territorio parrocchiale – “dove sono presenti otto ordini religiosi maschili e sette femminili”, impegnati nelle attività ordinarie come la celebrazione della Messa e varie opere di carità -, padre John descrive un’altra iniziativa di don Francesco che deve averlo colpito. Nel paragrafo dal titolo “il cuore di Dio e’ più grande del cuore dell’uomo”, padre John parla della concessione alla piccola comunità georgiana ortodossa di Roma dell’uso di una rettoria affiliata alla parrocchia per le loro attività liturgiche e pastorali, perché non avevano un luogo di culto. Poi ancora si sofferma sul servizio di don Francesco alle ACLI, spiegando ai lettori cinesi (che certo non le conoscono) che esse hanno tre scopi principali – su cui noi qui sorvoliamo, conoscendoli più o meno bene (si spera!).


“Tutti i giorni, la mattina alle 7:30, don Francesco apre la chiesa e la chiude più o meno alle 22”, perché “le porte della chiesa devono sempre essere aperte e accogliere la gente che vuole entrare” e “fermarsi a pregare”, specialmente i lavoratori (favorendo orari a loro adatti) e i turisti di passaggio. Padre John scandisce poi per i lettori i momenti principali della giornata di don Francesco: la mattina stare nell’ufficio per varie attività amministrative e il pomeriggio ricevere le persone; tenere vari gruppi come quelli per la preparazione al matrimonio, il catechismo, e la recita del rosario; le attività culturali e missionarie; l’oratorio (in realtà ci si riferisce precisamente al “calcetto per i bambini”); e varie attività nelle rettorie del territorio.



Dopo aver accennato alla straordinaria esperienza di don Francesco – la telefonata ricevuta inaspettatamente e con immensa gioia da Papa Francesco in risposta a una sua lettera – padre John fa un’ultima annotazione su don Francesco e la Cina. “Gli ho chiesto che suggerimenti avesse per i fratelli sacerdoti cinesi” e don Francesco mi ha risposto: “Prendersi cura il più possibile del popolo di Dio, condividere tutto con la gente; questi sono i fondamenti del Vangelo”.







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Non c’e’ festa se mancano figli e fratelli

Omelia della IV Domenica di Quaresima
Don Francesco Pesce
Dio dona la Sue benedizioni agli onesti e ai disonesti, fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Ha però una predilezione per la pecora smarrita, la pietra scartata, il figliol prodigo. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo, come cristiani, che si rendono conto di necessitare sempre una nuova conversione, e come pastori del popolo di Dio.
Il Signore Gesù ci testimonia la paternità di Dio, Che ha mandato Suo Figlio per ricostruire un mondo secondo le misure dell’amore, dove anche la pecora smarrita, la pietra scartata, il figliol prodigo sono oggetto della cura, dell’attenzione e della misericordia del Padre. Un Padre Che desidera che tutti siano salvi – come rispondeva Papa Francesco a un bambino nel recente libro curato da Padre Spadaro SJ.
Il Vangelo di questa domenica di Quaresima ci rimanda al ben noto racconto del figliol prodigo. Convertirsi non significa diventare figli prodighi: significa superare come un’antitesi, tra i due figli, tra virtù e peccato, tra quelli di dentro e quelli di fuori, e superarla in una sintesi che è quella dell’amore, nella quale chi appartiene al mondo della virtù va al di là di se stesso, andando incontro allo smarrimento del figlio che ha lasciato il padre e sperperato i suoi beni. Ce lo spiega bene San Paolo nella Seconda Lettura: “Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione”. Dio ci ha perdonato riconciliandoci con Lui. Quindi Dio si aspetta e anche noi dovremmo aspettarci da noi stessi di perdonare gli altri. Addirittura S. Paolo parla di “ministero” che Dio ha affidato a ciascuno di noi.
Perché questa idea di conversione? Fondamentalmente per tre motivi. Il primo è che ognuno di noi appartiene contemporaneamente al mondo di tutti e due i figli del racconto evangelico. Nessuno può illudersi di abitare esclusivamente nella casa della virtù. Il secondo motivo risiede nel fatto di essere figli, che non deriva da nessun merito, ma e’ un dato di fatto e noi cristiani crediamo anche sia un dono gratuito di Dio. E siamo tutti figli, per il dono della Sua misericordia.
Il terzo motivo che ci deve spingere ad andare incontro al figliol prodigo, a chi ha sbagliato, è semplicemente perché Gesù ha fatto così. Non è l’obbedienza (soprattutto formale) a Dio (scambiato spesso per un padrone) che fa’ il cristiano, ma la somiglianza a Gesù, Che il Padre misericordioso ha mandato per salvarci; non sono i comandamenti lo specifico cristiano, ma le beatitudini.
Impariamo a capire e accogliere colui che è smarrito. E ricerchiamo con coraggio nelle nostre “virtù” anche il loro carattere spesso farisaico e settario, per entrare dentro un’altra misura della fraternità umana, basata sulla riconciliazione, come San Paolo, grande peccatore poi diventato l’apostolo delle genti, ci incoraggia a fare.
Non basta andare a mangiare con i peccatori e poi ritornare a casa nostra; non basta fare del Vangelo la norma di uno strano galateo di comportamento: questa è ipocrisia. Occorre eliminare ogni ostacolo sulla via della riconciliazione e fare della casa del Padre veramente la casa di tutti, dove nessuno sia scartato.
Il figlio prodigo si deve convertire alla virtù, il figlio maggiore alla misericordia.Il Padre aspetta ognuno di noi nel cammino mai concluso di questa doppia conversione. In cielo e in terra non si può far festa se manca anche uno solo dei nostri figli e fratelli.