La liturgia celebra oggi la festa di San Francesco di Assisi, nel giorno in cui inizia il Sinodo dei Vescovi sul tema della sinodalità. La storia cristiana di questo santo grande e al tempo stesso umile potremmo dire che sia iniziata davanti alle macerie della Chiesa del suo tempo. Racconta la Leggenda Maggiore di San Bonaventura, riferendosi a San Francesco: “Un giorno era uscito nella campagna per meditare. Trovandosi a passare vicino alla chiesa di San Damiano, che minacciava rovina, vecchia com’era, spinto dall’impulso dello spirito Santo, vi entrò per pregare. Pregando inginocchiato davanti all’immagine del Crocifisso, si sentì invadere da una grande consolazione spirituale e, mentre fissava gli occhi pieni di lacrime nella croce del Signore, udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui dalla croce e dirgli per tre volte: Francesco, va e ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina!”.
Forse intuì subito che non si trattava soltanto di un’opera materiale di ricostruzione, ma di qualcosa di più profondo, una ricostruzione spirituale della Chiesa del suo tempo; testimoniare dall’interno il vangelo sine glossa come vera ed efficace purificazione.
San Francesco ci sorregge in quella grande avventura dello Spirito che è la nostra vita di fede. Vissuta con lo stile di madonna povertà, tendendo alla perfetta letizia, che non è un ideale irraggiungibile ma una vocazione per ogni uomo.
La testimonianza di San Francesco continua a rimanere attuale lungo i secoli, fino ad oggi. Incontrava i lebbrosi allora, e anche noi come cristiani siamo chiamati a incontrare quelli di oggi – gli esclusi, gli emarginati, coloro che non hanno voce, che soffrono a causa delle tante ingiustizie. È paradossale che questo incontro rimanga ancora oggi nelle nostre società moderne difficile, se non impossibile, e che vi siano ancora tanti lebbrosi in mezzo a noi (il povero, l’immigrato, il clandestino, il senza fissa dimora, il carcerato), nonostante si dichiari di ispirarsi ai principi di libertà, uguaglianza e fraternità, spesso anche ai principi cristiani. Perché questo incontro, questa accoglienza, sono così difficili? Perché nel XXI secolo ancora non siamo riusciti a concretizzarli? Forse perchè la nostra società post-moderna dovrebbe mettersi in discussione, contestare se stessa, in molti dei propri principi costitutivi dichiarati solennemente ma troppo spesso disattesi non ne ha il coraggio, anzi meglio dire che tutti noi non ne abbiamo il coraggio.
San Francesco ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, di contestare se stesso, prima di tutto; poi lo ha fatto con la società e la Chiesa del suo tempo. Da qui, da questa conversione personale e poi comunitaria, sono cominciati un altro uomo, un’altra società e un’altra Chiesa.
Chiediamo l’intercessione di San Francesco affinché nessuno di noi trasformi Gesù in un profeta accomodante a misura nostra, a misura delle nostre società e comunità. Chiediamogli di intercedere presso il Signore per allargare i nostri confini, i nostri spazi, i nostri cuori, e per accogliere i piccoli di ogni tempo.