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"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)

“Non si tratta solo di migranti”

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Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019

E’ stato reso pubblico il testo del Messaggio di Papa Francesco per la 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019, che si celebrerà il prossimo 29 settembre. Non si tratta solo di migranti” è il titolo del Messaggio.

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Nella Sua riflessione il Papa parte dai “più poveri e svantaggiati”:

Interessandoci di loro ci interessiamo anche di noi, di tutti; prendendoci cura di loro, cresciamo tutti; ascoltando loro, diamo voce anche a quella parte di noi che forse teniamo nascosta perché oggi non è ben vista.

Sono sette le declinazioni sul tema:

Non si tratta solo di migranti: si tratta anche delle nostre paure

Ci sono delle sante paure, malattia, morte, precarietà’ del lavoro. Ci sono però anche delle paure contrarie alla fede e Gesù ci spinge a superarle. Paura di condividere, paura del mondo, della modernità, della diversità, della scienza, delle altre religioni e culture. Sono paure che nascondono il desiderio di mantenere una condizione di privilegio e che vorrebbero non certamente annunciare l’Io Sono Cristo Figlio dell’uomo, di ogni uomo, ma annunciare se stessi, i proprio tradizionalismi, non certo la tradizione della chiesa.

Non si tratta solo di migranti: si tratta della carità.

Il senso della “gratuità”, che percorre tutto il Messaggio, è alla base del Vangelo. La figura del Buon Samaritano, che si è fermato a soccorrere chi era nel bisogno, è un punto di riferimento per tutti, credenti e non credenti. Sono i gesti semplici, della carità, la via più credibile di evangelizzazione.

Non si tratta solo di migranti: si tratta della nostra umanità.

Se noi cerchiamo Dio nelle stelle non lo troviamo, se cerchiamo Dio nei nostri sogni, non c’è. Dobbiamo cercare Dio nel bambino che nasce oggi e che chiede un mondo in cui la vita è accolta. Questo Dio ha il nome dell’uomo, dell’uomo debole. Noi vorremmo un Dio grande, onnipotente, un Dio degli eserciti, no! Egli ci delude, passa attraverso le semplici cose della vita.

Non si tratta solo di migranti: si tratta di non escludere nessuno.

La nostra società vuole ispirarsi ai grandi principi dell’uguaglianza e della fraternità, cari all’illuminismo, e ai principi cristiani. Essa si trova a compiere un’impossibile quadratura del cerchio. Fa finta di voler inserire in sé, dentro l’accampamento, l’escluso (l’immigrato, il clandestino, il senza fissa dimora, il carcerato, ecc…), ma non ci riesce. Perché non ci riesce? Non ci riesce perché dovrebbe contestare se stessa, nei propri principi costitutivi, e non ne ha il coraggio. È il dramma dei tempi nostri: la società esclude coloro che lo minacciano nella sua integrità, nel suo modo di essere. Gli immigrati, specie se clandestini, sono i lebbrosi del ventunesimo secolo.

Non si tratta solo di migranti: si tratta di mettere gli ultimi al primo posto.

Siamo in tempi di grande inquietudine. Ci sono vari tipi di inquietudini. Ci sono purtroppo inquietudini non sane, cattive, violente, razziste, egoiste, borghesi. La sana inquietudine invece  nasce dal desiderio di allargare gli spazi perché ci sia posto anche per quelli che sono esclusi.

Non si tratta solo di migranti: si tratta di tutta la persona, di tutte le persone.

Il nostro compito nella storia è quello di annunciare il primato della persona, immagine e somiglianza di Dio. E’ quello di diventare lievito, luce accesa nella storia, spesso terribilmente buia. La Pasqua non è un’alternativa storica, ma è il cuore pulsante dei nostri giorni, il senso concreto e vivo immerso nel cuore del tempo e dello spazio.

Non si tratta solo di migranti: si tratta di costruire la città di Dio e dell’uomo.

L’uomo Gesù, «ebreo di nascita», come contempliamo nella Festa dell’Ascensione,  diventa il Dio di tutta l’umanità. L’ascensione vuol dire anche che da ora non è più possibile una storia dell’umanità senza la storia di Dio e la storia di Dio senza la storia dell’umanità, di ogni singola persona umana.

Alla Conferenza Stampa di presentazione del Messaggio, che si è tenuta questa mattina nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, sono intervenuti P. Fabio Baggio, Sotto-Segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; P. Michael Czerny, Sotto-Segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; S.E. Mons. Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo e Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea – Comece e P. Leonir Chiarello, Superiore Generale dei Missionari Scalabriniani.

Author: ConAltriOcchi

"C'e' un solo modo di vedere le cose, finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" (Picasso)

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