ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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Il vangelo e i poveri

Domani nella domenica che precede la Festa di Gesù Cristo Re dell’universo, si celebra la 7à edizione della Giornata Mondiale dei Poveri voluta da papa Francesco nel 2017.

Nel Messaggio per questo anno il Santo Padre ci invita a:”non distogliere lo sguardo dal povero”(Tb4,7), commentando la storia drammatica e magnifica di Tobia. Nel testo della lettera si fa anche riferimento alla profezia della Pace in Terris di Giovanni XXIII e alla tenacia di Santa Teresina, proprio nel sessantesimo anniversario della storica enciclica e nel 150° anniversario della morte della grande testimone missionaria.

19 novembre. Giornata Mondiale dei Poveri - Il messaggio di Papa Francesco

Sappiamo anche che il mandato di Gesù riguardo ai poveri è molto preciso.

Nella Sinagoga Gesù prese il il rotolo del profeta Isaia e – come dice il testo greco  trovò quel passo dopo averlo cercato. Il verbo greco infatti è eurisko – da cui viene la ben nota esclamazione eureka! Gesù cioè sceglie un passo che probabilmente non era previsto si leggesse e che invece Lui cerca e trova apposta per leggerlo in quel momento.

Si tratta del capitolo 61 del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”.

Qual è questo “vangelo” di cui ci parla Isaia a cui fa eco Gesù? Il “vangelo” che si attendono i poveri – i primi a cui ancora una volta questo lieto annuncio è rivolto – è la fine della povertà. I prigionieri attendono la libertà, i ciechi si aspettano di poter vedere, e gli oppressi di essere sollevati dai loro pesi.

Nel mondo siamo testimoni, spesso piuttosto spettatori volenti o inermi, di tante forme di povertà (materiale, morale, spirituale), ingiustizie, prevaricazioni, disabilità, vulnerabilità…. Anche noi, nelle nostre vite, abbiamo le nostre povertà, siamo prigionieri di tante cose e siamo oppressi in qualche parte del nostro cuore. Ma, ci ha preannunciato Isaia e ci ha ricordato il Signore Gesù: “Coraggio, non temere, Egli viene a salvarti”(Is 35,4). E ancora ci dirà : “La verità vi farà liberi”(Gv 8,32). Quella salvezza, quella verità è proprio il Signore Gesù, che è il compimento della Scrittura, cioè il compimento del “lieto annuncio”.

E’ importante allora per tutti noi avere la coscienza, avere la certezza che c’è un punto, un “stella polare” dove guardare; che camminiamo su un sentiero già tracciato e – come ci ricorda Isaia – “spianato” dal Signore, nel deserto, che sono a volte le nostre vite, le nostre società. Dobbiamo tenere lo sguardo fisso su di Lui  e seguirlo, lasciandoci guidare dallo Spirito, certi che così non smarriremo la via. Molte volte noi cerchiamo ma non troviamo (la soluzione di quel tale problema, la risposta ad una certa domanda, il coraggio di fare una scelta…) proprio perchè prima che affidarci allo Spirito e distogliendo lo sguardo da Gesù, contiamo solo sulle nostre forze, pianifichiamo solo in base ai nostri calcoli, guardiamo solo alle nostre priorità. E non capiamo che dobbiamo “rovesciare” il nostro modo di pensare, vedere e fare le cose: perché prima di tutto siamo noi ad essere già stati trovati e soprattutto amati e “salvati”.

Scrive ancora l’evangelista Luca:” Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti, erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Noi dobbiamo certamente essere informati, preparati, leggere, pregare e meditare la Parola di Dio, ma subito dopo abbiamo il dovere di chiudere il “libro”, “arrotolarlo” come ha fatto Gesù, per metterci al servizio di quelli che aspettano la liberazione e che hanno gli occhi fissi su di noi e si attendono da noi una parola di conforto, una presa di posizione, un gesto di speranza, forse anche di rottura. Ricordiamoci sempre di cosa ha detto il Signore: “beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”. Oggi sono milioni i bambini, le donne, i popoli interi che attendono e che ci guardano. E  ragionando  più “in piccolo”, ci sono tanti che si aspettano una risposta da noi nelle nostre vite – i nostri vicini, i colleghi, i familiari, i poveri che sono nelle strade delle nostre città. Da troppo tempo il nostro occidente, le nostre case, a volte anche le nostre chiese assomigliano alla comunità di Esdra descritta nella Bibbia, chiusa nella propria autosufficienza e dimentica dei bisogni dei poveri. In tanti attendono la liberazione e tengono gli occhi fissi su di noi.

Il nostro compito di cristiani è prima di tutto contribuire alla costruzione di una società liberata, noi prima di tutto siamo battezzati nello Spirito che libera gli oppressi e dobbiamo sentire forte l’urgenza di questo compito, di questa missione, la liberazione dei poveri, degli oppressi e degli emarginati.


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Il sangue dell’Agnello purifica. In cammino verso la Gloria del Padre. Santi e defunti in un unica Chiesa

In questi giorni la pietà popolare si concentra sul giorno del 2 novembre in cui ricordiamo i defunti e il mese di novembre è nella tradizione dedicato a loro. Oggi 1 novembre la gloria dei Santi getta luce su questo nostro futuro, e ci invita a pensarlo senza disperazione. Questo rapporto tra due giorni, è un momento molto importante dell’anno. Separare questi due momenti significa cadere in diversi ateismi: l’ateismo della alienazione religiosa e l’ateismo della disperazione. Oggi, poi, ci troviamo a dover meditare su questo contesto liturgico in tempi in cui le pagine dei giornali sono insanguinate. C’è un sangue che non ha mai l’onore della cronaca ma che corre come un fiume, tutti i giorni. Solo certi fatti eclatanti ci scuotono. Dobbiamo constatare che come ieri le ideologie, oggi le religioni, se strumentalizzate spargono sangue. Tutte le religioni e tutte le ideologie falliscono, quando spargono sangue. Molto spesso anche i confini della ragione non ci sono più, e chi sparge sangue è un folle. Pensiamo alla violenza contro le donne. Anche lo Stato che sparge sangue è fallito.

Che fare allora? Contempliamo i Santi. Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?»: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello»

Contempliamo il mistero dei Santi , la cui umanità, come per tutti noi  è abitata da una luce profonda, da un mistero più grande di noi  e che al termine della loro vita terrena sono entrati nella Gloria del Padre.

Noi crediamo che quel Dio che ha creato l’universo, questa vita già la custodisce per sempre con sé e il sangue innocente non è stato vendicato, ma redento. Dice la Liturgia: “ai tuoi fedeli Signore la vita non è tolta ma trasformata”. Gesù Cristo è colui nel quale si è compiuto il mistero del morire e del vivere. La resurrezione è la Buona Notizia di Gesù Cristo.

Questa Buona Notizia dobbiamo viverla e saperla gustare ogni giorno, perché Gesù ha fatto così e questo ci ha raccomandato. Quando Lui dava la vista ai ciechi era già resurrezione, quando dava il pane agli affamati era già resurrezione. Quando di fronte a Pilato diceva: “Tu non hai nessun potere se non ti fosse dato dall’alto” spezzava le catene dell’impero romano e di ogni impero, ed era già resurrezione. Gesù prima ancora di vivere in se stesso il dono della vita da parte del Padre, ha liberato da tante morti quotidiane. Questo è il cammino di santità un cammino di liberazione.