Don Francesco Pesce e Monica Romano
Il 3 giugno scorso la Congregazione per il Culto Divino ha pubblicato un decreto con il quale, «per espresso desiderio di papa Francesco», la celebrazione di Santa Maria Maddalena, che era memoria obbligatoria, viene elevata al grado di festa liturgica. Il Papa ha preso questa decisione durante il Giubileo della Misericordia – ha spiegato il Segretario del dicastero, l’arcivescovo Arthur Roche – “per significare la rilevanza di questa donna che mostrò un grande amore a Cristo e fu da Cristo tanto amata”.
Maria di Magdala (o Maddalena) al culmine della vita di Gesù, al Calvario, era insieme a Maria e a San Giovanni, sotto la Croce (Gv. 19,25). Non fuggì mai per paura come fecero i discepoli, non lo rinnegò mai come fece Pietro, ma fu sempre presente ogni momento, dal giorno della sua conversione, fino sotto la Croce quando Gesù morì. Fu la prima, il mattino di Pasqua, a cui il Signore apparve chiamandola per nome.
Nel Messale romano, nel giorno di oggi 22 luglio che da questo anno è come detto Festa Liturgica di Santa Maria Maddalena, è riportata una lettura del Cantico dei Cantici: «Mi alzerò e perlustrerò la città, i vicoli, le piazze, ricercherò colui che amo con tutta l’anima. L’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi incontrarono i vigili di ronda in città: “Avete visto colui che amo con tutta l’anima?”» (Ct. 3,2). E’ un testo straordinario che si applica “naturalmente alla sequela che Maria Maddalena ha vissuto per tutta la vita. Lei infatti ha cercato il senso della sua vita, ha cercato Gesù con determinazione, non ha scartato nessun terreno, non lo ha cercato solo dentro di lei, ma anche intorno a Lei; non lo ha cercato solo negli spazi sacri, ma anche in quelli profani; non lo ha cercato solo nel cammino di perfezione, ma anche e forse soprattutto nei fallimenti. Vale la pena a questo proposito ricordare che la sua identificazione tradizionale con una prostituta convertita, non ha alcun fondamento biblico.
E il Signore si è fatto trovare Maria di Magdala, si è fatto trovare per sempre nel suo essere il Risorto chiamandola per nome, riconoscendo ciòè la testimonianza di questa donna, e stabilendo con lei il legame dell’amore che è più forte persino della morte.
Donna perché piangi? Chi cerchi?” (Gv. 20,15). “Gesù le disse: Maria!” (Gv. 20,16). Da questo straordinario e paradigmatico incontro avvenuto il mattino di Pasqua possiamo trarre alcuni insegnamenti. La Chiesa deve molto alle donne, testimoni credibili e fedeli di Cristo risorto. A partire naturalmente da Maria, Madre di Gesú. Il Signore ha deciso di rivelarsi pienamente al mondo in un Bambino, nascendo cosí nel grembo di una donna. Quando è risorto per testimoniare al mondo che l’amore è piú forte della morte, è apparso per primo alle donne. Nei due misteri piú importanti della fede e della rivelazione cristiana – l’incarnazione e la resurrezione – il Signore sceglie le donne, si affida a loro. E tra questi due momenti che hanno cambiato per sempre la storia del mondo, nella sua breve vita, Gesú ha vissuto e valorizzato l’amicizia con diverse donne, le quali sono state sue discepole fedeli. Come tante donne oggi, che rappresentano davvero una grande ricchezza della Chiesa: le mamme, le nonne, le religiose, le insegnanti, le tante volontarie e operatrici nella caritá e nell’assistenza ai malati, ai poveri, a chi ha bisogno…. Questo “prendersi cura dell’altro” in tanti ambiti è proprio della donna, ed è molto presente nella vita della Chiesa. Valorizziamo al massimo questa presenza, questo carisma e questo dono, proprio come ha fatto il Signore.
“Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv. 20, 17). Non lasciamo che un maschilismo e clericalismo ormai obsoleti, peraltro senza fondamenti biblici, condizioni la vita e la missione della Chiesa. Diamo sempre piú spazio alle tante donne che nella quotidianitá e senza clamori operano nelle varie realtá ecclesiali – nella pastorale, nella caritá, nelle missioni, e nelle istituzioni educative.