Postiamo sul nostro blog un testo pubblicato sull’ Osservatore Romano del 17 aprile 2019. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza dell’articolo sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.
Il Vangelo di domenica 21 aprile, Pasqua
Don Francesco Pesce
E’ significativo che la nascita e la resurrezione di Gesù avvengano di notte. Mentre i pastori “vegliavano di notte” (Lc 2,8) il Verbo si fa carne, e “quando ancora era buio” (Gv20,1) la carne diviene eterna.
In quel sabato di più di 2000 anni fa, quando era ancora buio, Maria corse da Simone e dall’altro discepolo, che Gesù amava. Correvano insieme anche Pietro e Giovanni.
Che cosa meravigliosa è la corsa dell’amore. La fede nel Risorto è proprio passare attraverso il buio degli ostacoli, delle difficoltà, del dolore, con amore, perché l’amore è più forte della morte. Nessuno abbia paura delle proprie notti, perché il Signore che ci ama illumina la notte: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (GV 1,4-5).
Cosa significa questo per noi cristiani? L’indicazione della Parola di Dio è chiara: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità“(1 Gv 3,18).
Il baricentro di una vita e di una comunità che abbia le misure del Risorto, non è dentro i propri confini, nella propria autosufficienza, ma fuori, dove c’è il buio della sofferenza, della solitudine, della morte. Noi crediamo che il Signore che ha creato l’universo, e ha dato a noi la vita, questa vita già la custodisce per sempre con sé. Dice la Liturgia: “Ai tuoi fedeli Signore la vita non è tolta ma trasformata”. La resurrezione è la Buona Notizia di Gesù Cristo. Ci ricorda San Paolo : “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede”(1 Cor 14).
Come Maria, come le donne e i discepoli che corrono al sepolcro, noi cristiani non possiamo rassegnarci ad accettare nessun sepolcro. Noi crediamo che la morte non è un evento naturale, ma l’evento di una natura corrotta dal mistero del male e del peccato. La vita, la gioia, la felicità, sono un evento naturale. Noi siamo fatti per la vita, e per averla “in abbondanza”, questa è la nostra natura.
Come San Paolo nell’Aeropago, anche noi oggi siamo chiamati ad annunciare e testimoniare nel mondo contemporaneo la Parola del Risorto. La dobbiamo proclamare senza gridare, senza alzare il tono, tantomeno con l’arroganza di chi si sente padrone della verità, perché la verità della resurrezione non ha padroni, ma solo testimoni.