Postiamo sul nostro blog un testo pubblicato sull’ Osservatore Romano del 15 Maggio 2019. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza dell’articolo sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.
Il Vangelo di domenica 19 maggio, V domenica di Pasqua
Don Francesco Pesce
Gesù inizia il suo discorso di addio che culminerà con il testamento spirituale (16,33) e la grande preghiera al Padre.
All’inizio del capitolo Giovanni ci ricorda che Gesù: “Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine” (GV 13,1). Un amore significato dal gesto rivoluzionario della lavanda dei piedi.
Tutto si compie, non perché Giuda tradisce, ma perché Gesù ama; non perché Pietro rinnega ma perché Gesù ama. La nostra vita si compie perché Gesù ci vuole bene.
La “novità” del comandamento è questo Amore che si lascia vincere, si lascia prendere, si lascia usare, e in questo modo illumina le tenebre di ogni notte e di ogni cuore.
Così anche si manifesta la Gloria di Dio. Essa non proviene dalla sofferenza in croce, ma dalla sofferenza per amore che dà valore alla croce.
Il Padre “lo glorificherà subito”. La Chiesa prega questo brano nel Tempo di Pasqua perché nel Vangelo di Giovanni la sofferenza per amore è già Gloria. Lo sappiano tutti quelli, che soffrono per amore; tutti coloro che schiacciati dalla vita, non smettono di amare; l’Amore non dipende dalle circostanze, ma dal nostro rapporto indissolubile con Dio che è Amore. La croce è un “luogo” di sofferenza per amore, dove Dio parla, si rivela e compie la storia della nostra salvezza.
Anche noi sull’esempio di Gesù, siamo chiamati per vocazione a percorrere la stessa strada, a vivere così la vita. E in questo modo : “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. Lo saprà il mondo intero, che aspetta questo da noi; un mondo che in parte ha smarrito Dio, ma non è contro Dio, anzi lo cerca e ha diritto di aspettarsi da noi la testimonianza di Amore che ci ha trasmesso Gesù.
Lo saprà anche il Padre. Noi saremo riconosciuti da Lui, non se abbiamo vissuto una fede forte, dura, che non ha mai dubitato; non saremo riconosciuti neanche se avremo vissuto una Speranza incrollabile. Al contrario saremo riconosciuti nella fragilità di una fede che ha saputo amare anche nel dubbio; saremo riconosciuti nella disperazione di tanti giorni che non hanno mai smesso di lasciarsi amare.
Gesù Cristo ci ha rivelato un Padre misericordioso che ci vuole più felici che fedeli, deboli ma che amano con la fede che c’è uno Spirito che ci previene ci sostiene e ci guida verso la verità tutta intera. Gesù vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere come una colomba. Da questo cielo aperto per sempre, e non chiuso dentro nessuna legge o dottrina, noi attendiamo ancora una volta il dono dello Spirito che continua ad agire a volerci bene e parla in molte lingue e in molti modi. Chiediamo al Signore di saperlo ascoltare e alla Madonna di saperlo custodire. Nell’Attesa di poterlo incontrare.