Pubblichiamo una bella e commovente condivisione del nostro caro amico padre Valerian, sacerdote salesiano indiano che vive nello Stato del Maharashtra, dove si trova la grande città di Mumbai (Bombay). Ci scrive in occasione della prossima tanto attesa canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, che si terrà a San Pietro domenica prossima e sarà presieduta da Papa Francesco. Questa testimonianza di padre Valerian ci rende da una parte molto grati a lui per aver voluto condividere queste esperienze di conoscenza diretta di Madre Teresa, che gli sono rimaste così profondamente nel cuore e nei ricordi. Dall’altra parte non possiamo non provare un po’ di “rammarico” per non aver potuto molti di noi avere la fortuna di incontrare questa piccola grande santa dei nostri tempi. Che Madre Teresa dal Cielo possa venire incontro a tutti noi con il suo amore materno e la sua intercessione.
Dall’India Padre Valerian Pereira, sdb
C’e’ un detto “ vivere con i santi in cielo porta onore e gloria, ma vivere con i santi sulla terra è piuttosto una storia diversa, si tratta più che altro di “pseudo-santi”. Madre Teresa, che ho avuto la fortuna di incontrare alcune volte in India e sarà canonizzata da Papa Francesco domenica prossima 4 settembre a San Pietro, certamente non era una pseudo-santa, come la stigmatizzavano alcuni critici.
Il mio primo contatto personale con questa suora fu all’aeroporto di Mumbai nel 1987. Dopo aver superato i controlli di sicurezza in sala partenze, vidi una folla di gente in piedi in soggezione che guardava una persona che era seduta in silenzio, tutta da sola. Appena mi sono avvicinato alla scena, ho riconosciuto Madre Teresa nel suo sari bianco bordato di blu e la sua semplice borsa. Qualcosa dentro mi ha spinto di avvicinarmi a lei. Con un dolce sorriso e un cenno di benvenuto, mi ha invitato a sedermi al suo fianco. Mi sono così presentato come un sacerdote salesiano di San Giovanni Bosco. Gia’dall’inizio della nostra breve conversazione, ha avuto con me un approccio molto materno. Le ho detto che ero a Pune e le ho chiesto più di un “autografo” – un messaggio per la mia comunità di giovani seminaristi. Questo è quello che ha scritto: “Insegnate ai vostri seminaristi a trovare gioia nel sacrificio.” Mi sono ricordato delle parole di mamma Margherita al figlio, Giovanni Bosco, appena fu ordinato sacerdote: “Ricorda, essere prete significa cominciare a soffrire.” Nel corso degli anni ho capito che “la gioia nel sacrificio” è l’essenza della maternità, proprio come essere genitori. Ho potuto sperimentare questo insegnamento di saggezza, e anche le difficoltà in quanto sacerdote e pastore salesiano.
Ogni volta che le era possibile, Madre Teresa partecipava alle riunioni annuali del CRI (Conferenza dei religiosi indiani). Quello che mi colpiva e’ che nonostante partecipasse quasi sempre in silenzio e senza pretese, la sua presenza umile e i suoi colloqui vivaci con i membri dell’Assemblea durante le pause erano un’occasione formativa di grande influenza su tutti noi.
Ma il mio ricordo più bello di Madre Teresa e’ stato era durante gli esercizi spirituali che fui invitato a presiedere per le Missionarie della Carità a Calcutta nel 1990. I partecipanti erano le superiori di molte comunità delle Missionarie della Carità provenienti dall’Africa Orientale e dall’Asia. Vi avrebbe partecipato anche la loro fondatrice, appunto Madre Teresa. Madre Teresa arrivo’ all’aeroporto a tarda notte, la sera prima degli esercizi. Fu accolta affettuosamente da un piccolo gruppo di suore ed fu trattata con rispetto dai funzionari dell’immigrazione. Tuttavia, si presentò un problema. La giovane novizia dalla Polonia che accompagnava Madre Teresa fu fermata all’ Immigrazione poiché, a quel tempo, la Polonia comunista non aveva relazioni diplomatiche con l’India. Non fu possibile contattare il capo dell’Ufficio dell’Immigrazione per chiedere un permesso speciale. Il funzionario in servizio in quel momento suggerì a Madre Teresa di recarsi al suo convento mentre loro si occupavano della sorella polacca in attesa di ottenere il permesso d’ingresso. Madre Teresa rimase con la suora dicendo: “Avete trattenuto mia figlia pertanto io devo stare con lei.” Il responsabile dell’immigrazione fu finalmente contattato alle 2 di notte e fu concesso il permesso d’ingresso per la giovane novizia. Che grande testimonianza materna di “gioia nel sacrificio”!
La mattina successiva, nonostante una notte insonne, Madre Teresa era presente puntualmente alle 7 nella cappella, per la prima meditazione. Con devozione partecipò a tutti i momenti liturgici, ascoltando con attenzione seduta nell’ultima fila. Sopraffatto dalla sua presenza umile, dopo ogni meditazione mi sedevo al suo fianco invitandola a condividere le proprie riflessioni – cosa che ha fatto con umiltà e rispetto. Mentre io predicavo dalla parte anteriore della sala, da un piedistallo di teoria, lei predicava dal lato in fondo alla stanza, con parole incarnate in atti di totale donazione della sua vita e di amore materno per i poveri, i malati e gli abbandonati.
Predicare alla presenza di una santa che ho sempre tenuto in alta considerazione, e’ stato un privilegio, seppur imbarazzante. Pertanto, quando lei mi si avvicinò con fiducia filiale per ricevere un supporto spirituale seguito dalla sua confessione, il mio nervosismo non conosceva limiti: non riuscivo proprio a ricordare la formula di assoluzione! Madre Teresa era una penitente che mi ha convertito in un confessore pentito.
Alla fine del ritiro, Madre Teresa mi ringrazio’ profusamente donandomi gentilmente un rosario per mia madre. Accetto’ perfino di venire a visitare la città dei ragazzi di Don Bosco a Nairobi il giorno seguente. Sfortunatamente non poté fare la visita perché contrasse l’influenza.
In un mondo terrorizzato e lacerato dalle forze dell’odio e della distruzione e in una società piena di crimini contro la dignità delle donne, la canonizzazione di Madre Teresa il 4 settembre si distinguerà come un faro di disinteressato amore materno. Questa canonizzazione non sono annovererà Madre Teresa tra i Santi della Chiesa Cattolica, ma ispirerà tutte le persone a riconoscere e rispettare il volto “materno” di Dio nel volto di ogni donna che incontriamo sul nostro cammino e vive nelle nostre case.
Possa la Parola di Dio “qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli e sorelle, lo avrete fatto a me”, concretizzarsi nelle nostre vite, come ha fatto nella vita della grande missionaria della carità, la “materna Santa Teresa”.