ConAltriOcchi blog – 以不同的眼光看世界-博客

"C'è un solo modo di vedere le cose finché qualcuno non ci mostra come guardare con altri occhi" – "There is only one way to see things, until someone shows us how to look at them with different eyes" (Picasso) – "人观察事物的方式只有一种,除非有人让我们学会怎样以不同的眼光看世界" (毕加索)


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Cristo Re di una Pace sempre possibile

Papa Francesco ha celebrato, venerdì 27 ottobre, una Giornata di digiuno, di preghiera e di penitenza per la pace nel mondo. “Tacciano le armi! Si ascolti il grido di pace dei popoli, della gente, dei bambini! Fratelli e sorelle – ha detto il papa – la guerra non risolve alcun problema, semina solo morte e distruzione, aumenta l’odio e moltiplica la vendetta. La guerra cancella il futuro. Esorto i credenti a prendere in questo conflitto una sola parte: quella della pace; ma non a parole, con la preghiera, con la dedizione totale”. Il Pontefice ha presieduto un momento di preghiera in San Pietro, e ha chiesto a tutte le Chiese di partecipare, con iniziative che coinvolgessero il Popolo di Dio; numerosissime sono state le parrocchie in Italia e nel mondo che hanno accompagnato il papa e la Chiesa in questo momento di raccoglimento e preghiera.

Siamo in un’ora di buio ha detto Francesco.

Il mondo oggi sembra un immenso calvario. Il Calvario è, quel luogo in cui si crocifiggono i giusti. Nel mondo ce ne sono tantissimi di calvari! È lì che dobbiamo entrare per migliorare il mondo; è lì che si costruisce una piena riconciliazione che abbia come misura gli ultimi.

La pace infatti, come la storia insegna, non verrà mai da nessuna vittoria, ma solo dalla riconciliazione.

Un mondo di giustizia è la condizione previa alla pace; Il nostro è un mondo ingiusto verso tanti uomini e donne e la guerra ne è la conseguenza.

Ogni popolo, ogni nazione, ogni cittadino del mondo ha diritto di difendere la propria libertà e le conquiste della sua civiltà; ma non fa parte del messaggio di Cristo dire che quando uno ha un “regno” se lo deve difendere con la spada. Gesù dice a Pilato: “se il mio regno fosse come il tuo, i miei avrebbero combattuto”. Combattere con la spada non è secondo Cristo. In fatti la nostra storia intera è solcata da fiumi di sangue tutti versati in nome del principio che senza una spada un regno non si regge. La conseguenza è che siamo sempre in guerra.

Dobbiamo chiedere invece con forza alla politica, ai regni di questo mondo cioè, la difesa della dignità e della libertà dell’uomo, di ogni uomo.

Dobbiamo chiedere di fare la pace, ma quella vera però. C’è da temere sia quanto i titolari del potere litigano ma anche quando si danno la mano. Non per nulla Gesù fu crocifisso quando Pilato ed Erode fecero la pace su di Lui, sulle sue spalle.

Preghiamo per una pace non sulle spalle della povera gente. Per esempio una pace che preveda il proseguimento delle spese per mantenere l’equilibrio degli armamenti, e quindi affama mezzo mondo, non la possiamo chiamare pace.

Gesù Re della pace ha patito la violenza del potere.

Quel crocifisso, quel Figlio dell’uomo il Padre lo ha resuscitato, lo ha costituito Signore! dove? Su quale trono? In nessun trono. Il trono di questo Re è la coscienza di quegli uomini che credono alla misericordia, alla pace, al dialogo, all’ecumenismo, alla fraternità universale e per questa fede sono disposti a dare la vita.

Noi non sappiamo come sarà, il futuro; sappiamo però come tutto è cominciato: Dio ha creato il mondo e ha detto che era cosa buona; questo sigillo di bontà resta nonostante tutte le cattiverie di cui l’uomo è capace, nonostante tutte le guerre. Il bene non sarà domani ma ci accompagna fin dall’inizio.

«Ti benedica il Signore e ti protegga. il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace». Questi versetti del Libro dei Numeri accompagnano la preghiera della Chiesa all’inizio di ogni anno civile. Ci è donato, di camminare nel tempo come figli benedetti. E’ il dono della salvezza  

Paolo, nella lettera ai Galati, colloca il dono della salvezza nel passaggio dalla condizione di schiavitù nei confronti della legge alla condizione della libertà dei figli. Vivere la libertà dei figli con un realismo al quale viene donato l’essenziale. Gesù ci ha salvato dal superfluo e ci ha donato l’essenziale.

L’essenziale sono gli affetti, e le piccole/grandi cose del vivere quotidiano, proprio come il pane quotidiano che chiediamo nel Padre Nostro.

L’essenziale è la Pace. La Pace di Cristo che ha pagato per tutti noi un prezzo altissimo. Anche noi dobbiamo pagare un prezzo alla Pace; la storia della nostra salvezza si apre con la strage degli Innocenti e si chiude con il Calvario, non dimentichiamolo.

L’uomo di pace non rinuncia a difendere la giustizia, né confonde il bene col male prendendo una attitudine rassegnata o neutrale. L’uomo di pace è una “pecora” che non intende farsi “lupo” come ricordava don Primo Mazzolari. Ci vuole un grande atto di fede per sorreggere la pace.

Ecco alla fine la cosa veramente essenziale, la Fede; la pace non si può fare senza la fede. Per questa fede, preghiamo, operiamo il bene, e alziamo lo sguardo riconoscendo la dignità dell’uomo immagine e somiglianza di Dio.


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穷人的痛苦和绝望的呼声应该唤醒我们从沉睡中醒来

教宗方济各2023年世界粮食日的文告

在这些日子里,联合国粮食及农业组织(FAO)正在举办一系列与每年十月庆祝的“世界粮食日”相关的活动。

在10月16日(星期一)上午举行的年度仪式上,教宗方济各,通过圣座驻联合国粮农组织常任观察员、国际农业发展基金会(IFAD)和世界粮食计划署(WFP)常任观察员费尔南多·奇卡·阿雷利亚诺蒙席致函粮农组织总干事屈冬玉;FAO、IFAD和WFP是联合国在罗马设立的三个粮食安全机构。

教宗方济各在其世界粮食日——以西班牙语宣读,但也以英语出版的——文告的开头,回忆了“许多我们的兄弟姐妹正在遭受贫困和失望的折磨”,他们的“痛苦和绝望的呼声应该唤醒我们从沉睡中醒来”。教宗毫不含糊地指出,“饥饿和营养不良的状况严重伤害了许多人,是一系列不公正和不平等的累积结果”;文告继续说,这不仅包括粮食,而且还包括许多人无法获得的所有基本资源。这是一种“羞辱,它应该让全人类感到羞耻,并动员国际社会采取行动”。

教宗方济各在其世界粮食日文告中回应了今年的主题:“水是生命之源,水是粮食之本。 不让任何人掉队”,他解释说,水“保证了生存”,但它是一种受到“数量和质量”因素威胁的资源,其中包括气候变化。因此,“我们的兄弟姐妹正因缺乏或缺少饮用水而患病或死亡”。教宗认为,“获得饮用水是基本和普遍的人权”,需要在最贫穷和偏远地区进行基础设施投资。文告还强调了水对粮食安全的重要性,因为它是农业生产的基本要素。因此,有必要促进水资源可持续管理的技术和做法,以应对水资源短缺并保护其质量。在这一问题上,我们认为,除了技术和基础设施之外,参与性机构方法也非常重要,社区应参与其中;在许多情况下,这种方法已经证明了水资源管理(以及更广泛的自然资源管理)更加包容和可持续。

教宗方济各在其世界粮食日文告的结尾表示遗憾,指出“金融资源和创新技术”——这些资源本来可以用于解决水资源问题——却被“转用于武器制造和贸易”。在结束时,教宗重申了基督教社区愿意尽自己的一份力量:“教会永不厌倦地播撒那些将会建立一个文明的价值观,一种以爱、相互尊重和互助为指引的文明,特别目光投向那些最需要帮助的兄弟姐妹,如那些正在忍受饥饿和干渴的人。”

* 教宗方济各世界粮食日文告中的引文是我们的中文翻译。


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Il grido di angoscia e disperazione dei poveri dovrebbe svegliarci dal letargo

Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2023*

In questi giorni l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) sta ospitando una serie di eventi collegati con la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che si celebra ogni anno in ottobre. 

Alla cerimonia annuale che si è tenuta lunedì mattina 16 ottobre, Papa Francesco ha rivolto un messaggio al Direttore Generale della FAO – Qu Dongyu – attraverso Mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e il Programma Alimentare Mondiale (PAM) – le tre agenzie delle Nazioni Unite del polo agro-alimentare con sede a Roma. 

All’inizio del suo Messaggio – letto in spagnolo ma pubblicato anche in inglese –, il Santo Padre ricorda “molti dei nostri fratelli e sorelle che soffrono la povertà e lo scoraggiamento”, “il cui grido di angoscia e disperazione dovrebbe svegliarci dal letargo che ci attanaglia”. Senza mezzi termini, Papa Francesco afferma che “la condizione di fame e malnutrizione che ferisce gravemente così tanti esseri umani è il risultato di un accumulo iniquo di ingiustizie e diseguaglianze”, e questo riguarda non solo l’accesso al cibo – continua il Messaggio – ma anche a tutte le risorse fondamentali che restano inaccessibili per molti. Ciò è “un insulto che dovrebbe far vergognare tutta l’umanità e far mobilitare la comunità internazionale”. 

Facendo eco al tema della Giornata di quest’anno – l’acqua è vita, l’acqua è cibo. Non lasciare nessuno indietro – il Papa spiega che l’acqua “garantisce la sopravvivenza”, ma è una risorsa minacciata in “quantità e qualità” da diversi fattori, tra cui il cambiamento climatico, cosicché “i nostri fratelli e sorelle soffrono di malattie o muoiono proprio a causa dell’assenza o della scarsità di acqua potabile”.  Secondo il Pontefice, “l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano fondamentale e universale”, che richiede investimenti infrastrutturali, soprattutto nelle aree più povere e remote. Il Messaggio evidenzia poi l’importanza dell’acqua per la sicurezza alimentare, in quanto elemento essenziale per la produzione agricola. È pertanto necessario promuovere tecnologie e pratiche per una gestione sostenibile dell’acqua, per contrastarne la scarsità e preservarne la qualità. A questo riguardo, ci permettiamo di notare quanto sono importanti – oltre alle tecnologie e alle infrastrutture – approcci istituzionali partecipativi con il coinvolgimento delle comunità, che hanno dato prova in molti casi di una gestione dell’acqua – e più ampiamente delle risorse naturali – più inclusiva e sostenibile.

Alla fine del messaggio, il Papa nota con rammarico che “risorse finanziarie e tecnologie innovative” – che potrebbero essere usate per risolvere i problemi collegati all’acqua – vengono “dirottate verso la produzione di armi e il commercio”. Concludendo, il Papa ribadisce la disponibilità della comunità cristiana a fare la propria parte: “La Chiesa non si stanca mai di seminare quei valori che costruiranno una civiltà che trova nell’amore, nel mutuo rispetto e nell’aiuto reciproco una bussola che guidi i propri passi, volgendosi soprattutto a quei fratelli e sorelle che soffrono maggiormente, come coloro che soffrono la fame e sete”.  

*Le citazioni dal Messaggio sono una nostra traduzione in italiano


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我们是受造物、是“属于天主之地”的负责人

教宗方济各有关气候危机的《请赞颂天主》宗座劝谕的反思*

教宗方济各2023年10月4日在圣方济各主保占礼的场合上,发布了《请赞颂天主》宗座劝谕,以延续2015年发布的,有关照料共同家园的《愿祢受赞颂》通谕。《请赞颂天主》探讨了气候变化这一复杂而专业的问题,它正在导致“全球环境的恶化”。由于这一问题关乎我们所有人,“气候是属于所有人,为所有人服务的财产”(23号),而“地球本质上是一个共同的遗产,其果实应惠及所有人”(93号),因此《请赞颂天主》面向所有有良知的人。

教宗方济各用一种不掩饰的语气与言词——甚至以戏剧性方式——来表达危机的严重性,他在《愿祢受赞颂》之后再次向“我们受苦的地球——我们“共同家园”——的弟兄姐妹们”表达了他的“深切关怀”,恐怕我们很快就会达到一个“临界点”(2号);他还列举了气候变化已经在世界各地对人们产生的负面影响,特别是对“最脆弱的人”(3号)。其中,如专门机构和国际组织所突出的,包括了极端天气事件,如洪水、干旱、饥荒、火灾、海洋变暖;生物多样性的丧失和自然资源的退化,包括土地和水(这些是贫穷和发展中国家的主要生计来源,这些国家仍然大部分依赖农业),因而导致争夺这些资源(这也是有限的)的冲突增加;加剧饥饿和贫困的歉收;强制性迁移,主要来自小岛屿发展中国家,其中许多在未来几十年内可能因冰川融化而被海平面上升所淹没;内部流离失所的人数增加,其中也包括未成年人。

教宗方济各认为,气候危机“不仅仅”是一个环境问题,如“非专业人士”会想到的那样,而是一个与“人命尊严“有密切关联的问题(3号)。

气候变化的起源、影响和后果都更加广泛,具有社会和道德性质,以及经济、分配和政治等方面的后果,是当今人类面临的主要挑战之一。教宗警告说,“只寻求技术上的解决方案来应对任何环境问题,就意味着孤立现实中相互关联的事物,并掩盖全球体系中真正与深层的问题”(57号)。他还说:“认为通过新的技术干预就能解决所有未来问题是一种致命的务实主义”(57号);相反,气候变化应该被视为“一个广泛意义上,涉及各种层面的人类和社会问题”(58号)。只有以这种更加全面的认识和视角来应对气候变化——这超出了仅仅依靠“物理学”和“生物学”以及“技术官僚主义”的范畴——才能找到有效和适当的解决方案,走上“可持续和全面发展的道路”,以“保护”和——我们补充说——拯救“我们的共同家园”。

承认“气候变化的社会维度”,意味着承认它不仅仅是“环境危机”,而是一个“社会危机”(世界银行**),与全球多层次的贫富差距密切相关,即“富国和穷国之间;国家内部的富人和穷人之间;男人和女人之间以及代际之间”(世界银行**)。正是由于这些不平等,即使“贡献较小”,“最贫穷和最脆弱的人却背负了气候变化影响的最大负担”(世界银行**)。他们还特别受到应对气候变化措施的影响,尤其是在缺乏包容性政策或采用的方法未与受益者和相关社区协商的情况下(世界银行**)。为了提高气候变化的韧性,一个重要的方面是认识到“科学”、“土著”和“本地”知识的价值,并寻求协同效应(世界银行**;政府间气候变化专门委员会 – IPCC***)。

在劝谕中提到的气候变化最脆弱和最容易受到影响的社会群体中,包括移民,“他们逃离了由环境退化加剧的贫困[…]”。还有妇女,她们由于系统性的不平等,对外部冲击比较脆弱。尤其是在发展中国家,妇女与男性相比,更难获得自然资源(首先是土地)、农业投入、信息、培训、技术、金融资本和市场。她们通常在家庭和社区的决策过程中没有发言权,而且在家庭和田间的工作负担极重,这不仅影响到她们的健康和福祉,也影响到她们的教育和就业机会。联合国最近的数据显示,妇女比男性更容易遭受贫困和饥饿。以妇女为首的单亲家庭是其中最脆弱的群体。

最后是土著人民,因他们与自然环境的紧密联系和依赖。气候变化加剧了他们本已困难的状况,特别是增加了“政治和经济上的排斥、土地和自然资源的流失、人权侵犯、歧视和失业。****

生活在发展中国家的农民和小规模生产者也就是那些在亚洲和撒哈拉以南非洲生产大部分消费食品的人,他们使用面积不到两公顷的土地。他们是气候变化影响最严重的群体之一,他们主要依靠农业和相关活动,但他们却是造成气候变化贡献最小的群体。

面对一些人,包括天主教会内的一些人提出的疑虑,以及与大多数气候专家和科学家的意见相一致,宗座劝谕支持气候变化的人为起源,这种起源“已不能再被质疑”(11号)。事实上,自1800年以来,人类活动一直是气候变化和全球变暖的主要驱动因素,尤其是由于煤炭、石油和天然气*****等化石燃料的使用,最近也得到了政府间气候变化专门委员会(IPCC)的再次确认。因此,劝谕是一项呼吁,希望我们所有人——每个人都根据自己的能力和责任——改变航向,考虑到气候变化不仅是“广泛、迅速和不断增加的”(联合国和IPCC),而且其中一些是“不可逆转的”(15号),例如海平面上升、海洋变暖和冰川融化。所以,我们的行为和个人选择,以及政治决策,是走出这条可能无法回头的道路的最有效和可行的途径。

在多边合作方面,宗座劝谕谴责了“国际政治的脆弱性”(34-36号),鼓励“各国之间的多边协议”(34号),并希望放弃“旧的多边主义”,以“根据新的全球形势重新配置和重建它”(37号)。宗座劝谕并没有具体讨论一些关键问题,这些问题是重启真正的多边主义和改革某些多边机构和流程的必要基础,例如:缺乏真正政治意愿来掌控局势,并超越空谈,一次性解决几十年来一直争论的问题;难以发挥强大且共同的道德领导力;过度官僚化;重复的倡议和合作不足导致效率低下和资源浪费;民族主义的回潮,与国与国之间真诚的合作及寻求更高、不受利益相关者影响的共识和协同的效益背道而驰,特别是有利于最贫穷和弱势的国家的利益。

我们以以下问题来结束这个简单的分析,这些问题也许可以在劝谕文本中的字里行间找到:我们想把怎样的世界传递给后代?但还有,考虑到气候变化的影响正在显现,我们想在怎样的世界中度过我们的岁月?如何生活在一个不冷漠的全球化时代?我的独特经验如何可以为所有人的利益做出贡献?作为基督徒,我们若有社会、机构和政治责任,在个人和集体层面上可以做些什么?如何让科学与信仰、技术与信仰、信仰与政治进行对话与合作,为了获享一个超然和共同的利益?

在气候变化这一紧迫的危机中,威胁到作为礼物和遗产赐予我们的受造物,我们被召唤立即,毫无犹豫、毫不含糊地采取行动,超越已经明确和深入的意向声明和分析。我们,特别是作为基督徒,需要成为可信的见证人,并承载“不叫人蒙羞”的希望(罗5:5)。

* 《请赞颂天主》宗座劝谕的所有的引文是我们从意大利语版本翻译的

** https://www.worldbank.org/en/topic/social-dimensions-of-climate-change (引文是我们从英文版本翻译的)

*** https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg2/downloads/report/IPCC_AR6_WGII_SummaryForPolicymakers.pdf (引文是我们从英文版本翻译的)

**** https://www.un.org/esa/socdev/unpfii/documents/backgrounder%20climate%20change_FINAL.pdf (引文是我们从英文版本翻译的)

***** https://www.un.org/en/climatechange/science/mythbusters

https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/downloads/report/IPCC_AR6_WGI_SPM.pdf (引文是我们从英文版本翻译的)


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Laudate Deum: Siamo responsabili del Creato, della “terra che è di Dio”

Riflessioni sull’Esortazione Apostolica “Laudate Deum” di Papa Francesco sulla crisi climatica

È stata resa pubblica il 4 ottobre scorso nella festa di San Francesco l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum, che si pone in continuità con  l’Enciclica “Laudato Si’ sulla  cura della casa comune pubblicata nel 2015. La Laudate Deum tratta una questione tanto complessa quanto specifica e specialistica – la crisi climatica -, che sta causando un “deterioramento globale dell’ambiente”. Poiché tale questione sta a cuore a tutti noi“il clima è un bene comune, di tutti e per tutti” (23), e “la terra è essenzialmente una eredità comune, i cui frutti devono andare a beneficio di tutti” (93), l’Esortazione Apostolica è indirizzata “a tutte le persone di buona volontà”. 

Con un tono e un linguaggio che non nascondono – anzi esplicitano in maniera drammatica – la gravità della crisi, Papa Francesco condivide ancora una volta dopo la Laudato Si’ le sue “accorate preoccupazioni” con “sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente” – la nostra “casa comune” -, paventando presto un “punto di rottura” (2) e illustrando alcuni degli effetti del cambiamento climatico che già si stanno facendo sentire su tutta l’umanità, particolarmente sulle “persone più vulnerabili” (3). Tra essi – come evidenziano agenzie e istituzioni internazionali specializzate – eventi metereologici estremi quali inondazioni, siccità, carestie, incendi, riscaldamento degli oceani; la perdita della biodiversità e il degrado delle risorse naturali, tra cui terra e acqua (che costituiscono la principale fonte di sostentamento nei Paesi poveri e in Via di Sviluppo, che dipendono ancora in gran parte dall’agricoltura), con conseguente aumento di conflitti per l’accesso (anche questo spesso limitato) a tali risorse; cattivi raccolti, che aumentano fame e povertà;  migrazioni forzate, soprattutto dai “piccoli Stati insulari in via di sviluppo”, molti dei quali rischiano nei prossimi decenni di essere sommersi a causa dell’innalzamento del livello del mare dovuto allo scioglimento dei ghiacci; aumento degli sfollati interni, tra cui anche minori.

Una questione, quella del cambiamento climatico, che per il Santo Padre non è “meramente” di natura ecologico-ambientale – come i “non specialisti” potrebbero essere indotti a pensare – ma strettamente legata “alla dignità della vita umana” (3). 

Il cambiamento climatico ha infatti un’origine, una portata e implicazioni più ampie, di natura sociale e morale, con ulteriori implicazioni economiche, distributive e politiche, che costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Ammonisce il Santo Padre che “cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale” (57). E ancora: “Supporre che ogni problema futuro possa essere risolto con nuovi interventi tecnici è un pragmatismo fatale” (57); il cambiamento climatico va trattato invece come “un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli (58). Solo affrontandolo con tale consapevolezza e prospettiva più ampie – che vanno ben al di là dell’ausilio esclusivo della “fisica” e della “biologia” nonché del “paradigma tecnocratico” – è possibile trovare risposte efficaci e adeguate, sulla strada di “uno sviluppo sostenibile e integrale” per “proteggere” e – aggiungiamo noi – salvare la “nostra casa comune”.

Riconoscere le “dimensioni sociali del cambiamento climatico”, significa riconoscere che si tratta di “più di una crisi ambientale” ed è invece una “crisi sociale”*, strettamente connessa con le diseguaglianze globali e a più livelli, cioè “tra Paesi ricchi e Paesi poveri; tra ricchi e poveri all’interno dei Paesi; tra uomini e donne e tra generazioni”*. È proprio a causa di tali diseguaglianze che “i più poveri e vulnerabili portano il peso maggiore” degli effetti del cambiamento climatico, anche se “contribuiscono in maniera minore”*. Essi subiscono anche in maniera maggiore l’impatto relativo alle misure adottate per affrontare i cambiamenti climatici, soprattutto in assenza di politiche inclusive o quando gli approcci adottati non sono formulati in collaborazione con i beneficiari e le comunità interessate*. Per aumentare la resilienza al cambiamento climatico, un aspetto importante consiste nel riconoscere il valore e cercare sinergie tra conoscenze “scientifiche”, “indigene” e “locali” (*World Bank*; **Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC).  

Tra i gruppi sociali più vulnerabili ed esposti al cambiamento climatico, su cui l’Esortazione si sofferma, vi sono i migranti, “che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale […]”. Ma anche le donne, che a causa di sistematiche diseguaglianze, sono più vulnerabili agli shock esterni. Soprattutto nei Paesi in via di Sviluppo (PVS), le donne – rispetto agli uomini – hanno un minore accesso a risorse naturali (in primo luogo la terra), input agricoli, informazione, formazione, tecnologie, capitale finanziario e mercati. Generalmente non hanno voce nei processi decisionali a livello della famiglia e della comunità e hanno un carico di lavoro estremamente pesante, in casa e sui campi, che incide non solo sulla loro salute e benessere, ma anche sulle opportunità di formazione e di impiego. Dati recenti delle Nazioni Unite mostrano che un numero maggiore di donne rispetto agli uomini soffre la povertà e la fame. Le famiglie monoparentali con a capo le donne sono tra i gruppi più vulnerabili. 

Anche i contadini e i produttori su piccola scala che vivono nei PVS sono duramente colpiti dal clima che cambia. Si tratta di coloro che producono la maggior parte del cibo che si consuma in Asia e in Africa Sub-Sahariana, usando appezzamenti di terra sotto i due ettari. Sono tra i più colpiti dipendendo in massima parte dall’agricoltura e attività correlate, ma sono tra coloro che vi hanno contribuito di meno. 

Infine, le popolazioni indigene, a causa del loro stretto legame e dalla dipendenza dall’ambiente naturale. Il cambiamento climatico peggiora la loro già difficile condizione, in particolare aumentando “esclusione politica ed economica, perdita di terra e risorse naturali, violazioni dei diritti umani, discriminazioni e disoccupazione”***.

A fronte dei dubbi suscitati da alcuni, anche nella Chiesa Cattolica, e in linea con la maggioranza degli esperti del clima e degli scienziati, l’Esortazione Apostolica sostiene l’origine umana del cambiamento climatico, che “non può più essere messa in dubbio” (11). Dal 1800 sono infatti le attività umane il principale motore del cambiamento climatico e del riscaldamento globale del pianeta, in particolare a causa dell’uso dei combustibili fossili quali carbone, petrolio e gas****, come recentemente reiterato anche dall’Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC. L’Esortazione è quindi un appello a tutti noi affinché – ciascuno secondo le proprie possibilità e responsabilità – inverta la rotta, considerando che i cambiamenti del clima non solo sono “diffusi, rapidi e in aumento” (Nazioni Unite e IPCC), ma alcuni di essi sono “irreversibili” (15), quali l’innalzamento del livello dei mari, il riscaldamento degli oceani e lo scioglimento dei ghiacci. I nostri comportamenti e le nostre scelte individuali ma anche le decisioni politiche sono quindi la via più efficace e soprattutto possibile per uscire da questo cammino che può essere senza ritorno. 

Sul piano della cooperazione multilaterale, l’Esortazione nota una “debolezza della politica internazionale” (34-36), incoraggia “gli accordi multilaterali tra gli Stati” (34) e auspica un abbandono del “vecchio multilateralismo”, per “riconfigurarlo e ricrearlo alla luce della nuova situazione globale” (37). Non entra nello specifico su alcune questioni chiave alla base delle necessità di rilanciare un multilateralismo genuino e di riformare alcune istituzioni e processi multilaterali, quali la mancanza di una reale volontà politica a prendere in mano la situazione e ad affrontare oltre parole, una volta per tutte, questioni su cui si dibatte da decenni; le difficoltà di esercitare una leadership etica forte e condivisa; l’eccessiva burocratizzazione; la duplicazione di alcune iniziative e la scarsa cooperazione che possono generare inefficienze e spreco di risorse; un rigurgito di nazionalismo, che va nella via opposta a una genuina cooperazione tra gli stati e a una ricerca di convergenze e sinergie per un bene più alto e privo di interessi di parte, soprattutto in favore dei Paesi più poveri e svantaggiati.

Concludiamo questa semplice riflessione con delle domande, che forse possiamo trovare in filigrana nel testo dell’Esortazione: che mondo vogliamo trasmettere a chi verrà dopo di noi? Ma anche – considerando che gli effetti del clima si stanno già facendo sentire – in che mondo vogliamo vivere i nostri anni? Come vivere una globalizzazione che non sia quella della indifferenza? Come la mia esperienza particolare può contribuire al bene di tutti? Come cristiani, cosa possiamo fare – sul piano individuale e collettivo – e se abbiamo responsabilità sociali, istituzionali e politiche? Come far dialogare e collaborare scienza e fede, tecnica e fede, fede e politica, per un interesse super partes e per il bene comune? 

In un’emergenza pressante come quella del cambiamento climatico che minaccia il Creato che ci è stato dato in dono e in eredità, siamo chiamati ad agire con urgenza, senza se e senza ma, senza ambiguità e andando oltre alle dichiarazioni d’intento e alle analisi che ormai sono chiare e approfondite. Bisogna – come cristiani in particolare – essere testimoni credibili e portatori della speranza “che non delude” (Rm 5,1).

https://www.worldbank.org/en/topic/social-dimensions-of-climate-change;

** https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg2/downloads/report/IPCC_AR6_WGII_SummaryForPolicymakers.pdf

*** https://www.un.org/esa/socdev/unpfii/documents/backgrounder%20climate%20change_FINAL.pdf

**** https://www.un.org/en/climatechange/what-is-climate-change#:~:text=But%20since%20the%201800s%2C%20human,sun%27s%20heat%20and%20raising%20temperatures; https://www.un.org/en/climatechange/science/mythbusters


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让圣神成为大公会议的主角

教宗方济各10月4日以在圣伯多禄大殿主持的一台隆重弥撒开启了有关同道偕行的主教会议。在亚西西圣方济各的瞻礼上,教宗将大公会议理想地委托给他了。教宗在弥撒讲道中说:“让圣神成为大公会议的主角”;他还邀请我们成为“一个欢迎所有人,而不要关闭大门的教会”,并效法“耶稣基督的接纳之心”。

教宗方济各非常渴望这一次的大公会议,将在2024年继续举行第二阶段。我们可以说,这是一场“大公会议中的大公会议”,因为它正是在反思教会的本质,反思她——我们可以说本质上的——主教会议的本质,也就是她被召叫,要“同道偕行”地宣布与证明福音(这是主教会议词语的意思)。教会要与天主子民同行,也要与世界及所有具有善意的人们同行。

教宗本人通过教理部回应了一些枢机主教在最近几天提出的五项“疑问”,他表示,主教会议“作为一种方式和动力,是教会生活的必要方面”。教会是一个“传教性共融的奥秘”,这“必然意味着真正的参与:不仅是教会阶级,而且是天主子民,以不同的方式和在不同的层面上,可以发出自己的声音,并感到自己是教会旅程的一部分”。

教宗方济各指出,同道偕行是教会发展的主导方向。然而,教会的经验也告诉我们,教会并非总是能够如主所召集的天主子民总是共同前行;至今,仍然有许多人被排除在教会之外,还有许多人没有发言的权利。在这种情况下,我们也可以说该道路是一场经常走上坡的“旅途中之旅”,但从另一方面来说,耶稣本身也给我们作了证,他努力并坚定地走向前往耶路撒冷的路上。跟随耶稣,与他人同行,往往意味着要背负十字架。

《工作文件》是追踪主教会议工作的参考文件。它分为两个主要部分,是从世界各地教区的本地和洲际会议中收集到的所有材料的结果,因此体现了教会的普遍性。正如文件所解释的那样,该教会希望在这次会议上讨论一些非常具体的主题,例如战争的悲剧、气候变化、一个经常杀人的经济体的作用、性虐待的悲剧、教会中妇女的作用——仅列举几例。

也正因如此,《工作文件》中包含了十五张工作表,旨在帮助我们反思一种对主教会议概念的更动态的理解,这符合教宗多次分享的愿景:在教会中,我们被召唤的不仅仅是去占据空间,而是要产生过程。由此,教宗再次告诉我们:我们不是主角,我们不是不可或缺的“仆人”,而是更伟大事物的工具。

《工作文件》的第一部分突出了教会在两年准备期内所走过的道路。第二部分——名为“共融、使命、参与”——突出了主教会议的主要主题,三个基本问题:接纳所有人,不排除任何一个人;承认并重视所有受洗者对教会使命的贡献;反思主教会议中参与与权威之间的关系。这些问题的重要性和敏感性是任何人都无法忽视的。

我们还需要注意的是,在准备文件中他们特别注意使用包容性的语言,因为我们所说的话,以及我们如何说话,都非常重要,可以产生影响。教会是一个“我们”,她不是由许多“我”的简单相加而成,而是由圣神创造的和谐,是一个多面体——如教宗经常提醒我们的那样——是一个由许多面组成的统一整体。

回到语言的话题,在这次主教会议中——正如教宗方济各多次强调的那样——在教会中,在各个层面上,倾听并学习如何做到都将是至关重要的。一个同道偕行的教会是一个“聆听的教会”,她“渴望谦卑,并知道自己需要乞求宽恕,知道还有很多要学习的”。

一个与现实“相遇和对话的教会”是从聆听中诞生和重生,这正是梵二大公会议所强调的精神,尤其是在《论教会在现代世界牧职宪章》中,而教宗方济各在当天的弥撒中却引用了圣保禄六世——创建主教会议的教宗——的话语,他将该精神编纂在经常被忽视的通谕《他的教会》中。

我们也要在这场重要的教会活动——主教会议中,在祈祷、聆听和反思中前行,信赖圣神的启发,并将其交托给圣方济各,他正是从他个人的脆弱和教会的脆弱中给我们指明了道路。这种脆弱不是被动的,而是献给了主,主在教会历史的每一个时刻都引导着他的教会。

 


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Lasciamo fare allo Spirito Santo, il vero protagonista del Sinodo

Si è aperto stamattina il Sinodo sulla sinodalità con una Messa solenne in San Pietro presieduta da Papa Francesco, idealmente affidandolo al Santo di Assisi, nel giorno della sua festa liturgica. “Lasciamo che lo Spirito Santo sia il protagonista del Sinodo” – ha detto il Pontefice nell’omelia, invitandoci a essere una Chiesa ospitale, non con le porte chiuse”, seguendo “lo sguardo accogliente di Gesù”.

Papa Francesco ha voluto fortemente questo sinodo, che continuerà in una seconda parte nel 2024. Potremmo dire che si tratta di un “sinodo nel sinodo”, perché riflette proprio sulla natura stessa della Chiesa, sul suo essere – potremmo dire costitutivamente – sinodale – cioè chiamata ad annunciare e a testimoniare il Vangelo, “camminando insieme” (questo il significato del termine sinodo). Camminare insieme al Popolo di Dio, ma anche al mondo, e a tutti gli uomini di buona volontà.

Il Papa stesso, rispondendo attraverso il Dicastero per la Dottrina della Fede a cinque “Dubia” sollevati da alcuni cardinali nei giorni scorsi, ha affermato che la sinodalità “come stile e dinamismo, è una dimensione essenziale della vita della Chiesa”. La Chiesa è “mistero di comunione missionaria”, che “implica necessariamente una partecipazione reale: non solo la gerarchia, ma tutto il Popolo di Dio in modi diversi e a diversi livelli può far sentire la sua propria voce e sentirsi parte del cammino della Chiesa”.

Crescere come Chiesa sinodale è la strada maestra che il Papa ha indicato. L’esperienza stessa ci suggerisce di non dare mai per scontato che la Chiesa sappia sempre camminare insieme come Popolo di Dio radunato dal Signore; ancora oggi troppi sono gli esclusi, e non pochi quelli che non hanno voce. Anche in questo caso, potremmo dire, si tratta di un “cammino nel cammino”, spesso in salita, ma d’altra parte Gesù stesso ci ha dato testimonianza di questo, camminando con fatica e determinazione sulla strada verso Gerusalemme. Camminare alla sequela di Gesù, camminare insieme, spesso significa anche camminare con la croce.

L’ Instrumentum laboris è il documento di riferimento per seguire i lavori del Sinodo. Diviso in due grandi aree, è il risultato di tutto il materiale raccolto nei cammini   diocesani e continentali ed esprime quindi l’universalità della Chiesa. Una Chiesa – come spiega il documento – che intende affrontare in questa assise tematiche molto concrete come il dramma della guerra, i cambiamenti climatici, il ruolo di una economia che spesso uccide, il dramma degli abusi sessuali, il ruolo donne nella Chiesa – solo per citarne alcuni.

Anche per questo nell’Instrumentum Laboris sono presenti quindici schede di lavoro che vogliono aiutare a riflettere su una concezione meno statica del concetto stesso di sinodalità, secondo la visione che il Papa ha più volte condiviso: nella Chiesa siamo chiamati più che ad occupare spazi, a generare processi. Con questo, di nuovo, il Papa ci dice: i protagonisti non siamo noi, non siamo “servi” indispensabili, ma siamo strumenti di qualcosa di più grande.

La prima parte dell’Instrumentum Laboris mette in luce il cammino fatto dalla Chiesa nei due anni preparatori. La seconda parte – che si chiama Comunione, missione, partecipazione – mette in luce le tre questioni fondamentali, oggetto del sinodo: accogliere tutti, nessuno escluso; riconoscere e valorizzare il contributo di ogni battezzato in una Chiesa sempre più missionaria; e riflettere sul rapporto tra partecipazione e autorità in una Chiesa sinodale. A nessuno sfugge l’importanza e la delicatezza di tali questioni.

È importante anche notare come nel documento preparatorio si faccia molta attenzione all’uso di un linguaggio inclusivo, perché non solo quello che diciamo, ma anche come lo diciamo ha una grande importanza e può fare la differenza. La Chiesa è un Noi, che non deriva dalla sommatoria di tanti io, ma dall’armonia che crea lo Spirito, un poliedro – come ricorda spesso il Santo Padre – dalle molte facce in un unico corpo.

Tornando al tema del linguaggio, in questo sinodo – come più volte ha sottolineato Papa Francesco – sarà fondamentale ascoltare e imparare – nella Chiesa, a tutti i livelli – a farlo. Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, che “desidera essere umile, e sa di dover chiedere perdono e di avere molto da imparare”.

Dall’ascolto nasce e rinasce una “Chiesa dell’incontro e del dialogo” con la realtà, nello spirito che già il Concilio Vaticano II aveva sottolineato, in particolare nella Gaudium et Spes e che San Paolo VI – il papa che ha creato il Sinodo – ha voluto codificare nella troppo spesso dimenticata enciclica Ecclesiam Suam, che Papa Francesco ha invece oggi citato.

Camminiamo anche noi, nella preghiera, nell’ascolto e nella riflessione, in questo importante evento ecclesiale che è il Sinodo, confidando nell’ispirazione dello Spirito Santo e affidandolo a San Francesco di Assisi, che ha saputo indicarci la via proprio a partire dalla sua fragilità personale e da quella della Chiesa. Una fragilità non subita ma offerta al Signor,  che guida la sua Chiesa in ogni momento della sua storia.


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San Francesco: la rivoluzione del vangelo

La liturgia celebra oggi la festa di San Francesco di Assisi, nel giorno in cui inizia il Sinodo dei Vescovi sul tema della sinodalità. La storia cristiana di questo santo grande e al tempo stesso umile potremmo dire che sia iniziata davanti alle macerie della Chiesa del suo tempo. Racconta la Leggenda Maggiore di San Bonaventura, riferendosi a San Francesco: “Un giorno era uscito nella campagna per meditare. Trovandosi a passare vicino alla chiesa di San Damiano, che minacciava rovina, vecchia com’era, spinto dall’impulso dello spirito Santo, vi entrò per pregare. Pregando inginocchiato davanti all’immagine del Crocifisso, si sentì invadere da una grande consolazione spirituale e, mentre fissava gli occhi pieni di lacrime nella croce del Signore, udì con gli orecchi del corpo una voce scendere verso di lui dalla croce e dirgli per tre volte: Francesco, va e ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in rovina!”.

Forse intuì subito che non si trattava soltanto di un’opera materiale di ricostruzione, ma di qualcosa di più profondo, una ricostruzione spirituale della Chiesa del suo tempo; testimoniare dall’interno il vangelo sine glossa come vera ed efficace purificazione.

San Francesco ci sorregge in quella grande avventura dello Spirito che è la nostra vita di fede. Vissuta con lo stile di madonna povertà, tendendo alla perfetta letizia, che non è un ideale irraggiungibile ma una vocazione per ogni uomo.

La testimonianza di San Francesco continua a rimanere attuale lungo i secoli, fino ad oggi. Incontrava i lebbrosi allora, e anche noi come cristiani siamo chiamati a incontrare quelli di oggi – gli esclusi, gli emarginati, coloro che non hanno voce, che soffrono a causa delle tante ingiustizie. È paradossale che questo incontro rimanga ancora oggi nelle nostre società moderne difficile, se non impossibile, e che vi siano ancora tanti lebbrosi in mezzo a noi (il povero, l’immigrato, il clandestino, il senza fissa dimora, il carcerato), nonostante si dichiari di ispirarsi ai principi di libertà, uguaglianza e fraternità, spesso anche ai principi cristiani. Perché questo incontro, questa accoglienza, sono così difficili? Perché nel XXI secolo ancora non siamo riusciti a concretizzarli? Forse perchè la nostra società post-moderna dovrebbe mettersi in discussione, contestare se stessa, in molti dei propri principi costitutivi dichiarati solennemente ma troppo spesso disattesi non ne ha il coraggio, anzi meglio dire che tutti noi non ne abbiamo il coraggio.

San Francesco ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, di contestare se stesso, prima di tutto; poi lo ha fatto con la società e la Chiesa del suo tempo. Da qui, da questa conversione personale e poi comunitaria, sono cominciati un altro uomo, un’altra società e un’altra Chiesa.

Chiediamo l’intercessione di San Francesco affinché nessuno di noi trasformi Gesù in un profeta accomodante a misura nostra, a misura delle nostre società e comunità. Chiediamogli di intercedere presso il Signore per allargare i nostri confini, i nostri spazi, i nostri cuori, e per accogliere i piccoli di ogni tempo.


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La Festa di Metà Autunno tra i cattolici in Cina

Si è celebrata quest’anno il 29 settembre la Festa di Metà Autunno (中秋节) – una delle feste più sentite e importanti in Cina (come in altri Paesi dell’Asia orientale), dopo il Capodanno lunare. Si tratta di una festa “mobile”, che cade generalmente tra settembre e i primi di ottobre, quando la luna è piena e più vicina alla terra, apparendo più grande e luminosa. È una festa antichissima in cui si usava offrire sacrifici alla luna per ringraziare del buon raccolto e propiziarlo per l’anno successivo. Tutt’oggi si trascorre in famiglia secondo la visione della luna come simbolo della riunione familiare, cenando insieme e andando fuori a guardare la luna. Immancabili i tipici yuebing 月饼 o “dolci della luna”, di forma rotonda, con ripieni di vario tipo – frutta secca, canditi, fagioli rossi, semi di loto… Si preparano a casa o si possono acquistare in tante confezioni diverse da regalare ad amici e parenti.

I cattolici cinesi hanno celebrato questa bella festa della tradizione cinese anche partecipando a momenti di preghiera e ricordandosi di chi è solo e nel bisogno.

Secondo quanto condiviso dal sito di informazione cattolico Xinde (“Fede”), nello Shaanxi, Mons Dang Mingyan, Vescovo di Xi’An, ha presieduto la Messa in cui ha consacrato il nuovo altare della chiesa di San Michele, nel giorno in cui la liturgia ricorda i Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Hanno concelebrato 40 sacerdoti e partecipato 50 suore, oltre i fedeli anche dalle parrocchie vicine. Durante il rito, sono state poste le reliquie di Santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori – Luigi e Zelia Martin. A Sanyuan, Mons. Han Yingjin insieme a un gruppo di sacerdoti e religiose, è andato a visitare alcune suore anziane, impartendo loro la benedizione e portando doni. 

Come riportato dal centro di servizi sociali di Xingtai (Hebei), in occasione della festa i volontari hanno fatto visita a persone in difficoltà, tra cui anziani, malati e disabili, portando dolci della luna, riso, latte e frutta. Secondo le informazioni della Chiesa cattolica del Guangdong, qualche giorno prima della festa, anche i volontari della Fondazione caritativa Tian Ai 天爱 (“Amore Celeste”) della diocesi di Shantou – insieme al vescovo Mons. Huang Binzhang – si sono dati da fare, visitando una casa di riabilitazione per persone che hanno contratto il morbo di Hansen, portando loro doni, in un’atmosfera di calore e festa. 


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圣女小德兰:“一切都是恩典”

恩里科·盖齐神父

 

我们呈上神父恩里科·盖齐(1938-2021年)的讲道词,他当时是罗马圣维吉利奥堂区的神父;这篇讲道词于2006年10月1日的主日弥撒中所做的分享,为了纪念圣女圣婴耶稣与圣容德兰,今天与当时一样。我们确信这些话语能帮助我们思考有关圣女小德兰的事迹,尽管她从未离开过加尔默罗修道院,她被封为传教主保,这表明传教首先根植于祈祷和默观,并且上主是基督徒和传教行为的源泉和巅峰。在三钟经祈祷结束后,教宗方济各宣布将于 10 月 15 日发布有关圣女小德兰讯息的宗座劝谕,他把小德兰定义为“信赖的圣女”。

圣女圣婴耶稣与圣容德兰开创了一种以“灵性童年”为主题的灵修生活,即回到“童心”的精神生活。她在耶稣的道路上活出并体现了福音的邀请:“你们若不变成如同小孩一样,你们决不能进天国”。(玛18,13)

这是什么意思? 在耶稣的一生和传教中,他常常坚持要变得渺小,也就是说,要信赖天父的心怀,就像孩子对待父母一样。 但如何“成为孩子”呢?

若望福音写说:“从来没有人见过天主,只有那在父怀里的独生者,身为天主的,他给我们详述了”(若1:18)。 耶稣不断地转向天父的怀抱。 伊格内斯·德拉·波特里神父提醒我们独生子耶稣的亲密,他总是转向天父的心”,并让我们想起若望福音第13章25节描写的形象,那里心爱的门徒若望在逾越节晚餐时斜靠在耶稣的胸膛上。

 

 

因此,精神的童心意味着“像耶稣一样信赖天主的心胸。耶稣是将我们带入天父心中的那一位。

圣史若望还说:“在他内有生命,这生命是人的光”。(若1,4)灵性童年——我们也可以将它视为有点像福音告诉我们的精神贫困——在其内部孕育并产生了美丽的光彩,那属于童心天真的光彩。童心是光明,正如小德兰、方济各和嘉勒、埃迪特•施泰因、富高神父、教宗若望二十三世、德肋撒修女等圣人和信仰见证人的生活中所体现的那样。

圣人作为成年人体验到光明的童心;在他们身上,生命是光彩和恩典。圣女圣婴耶稣与圣容德兰曾说:“一切都是恩典”,它的意思是:在我内一切都是天主的光。

不透明——我们可以将其定义为自私和冷漠——熄灭了我们生命的恩赐,熄灭了“生命”本身给予我们的光明,那活在道成肉身耶稣内的,而耶稣传达给我们的天主生命。童心是天主在我们内共同生活,耶稣是如此传递给我们的。

在孩子身上,我们看到生命的爆发:发现、惊奇、惊讶、喜悦。童心是喜乐,是无偿的。童心是体验到无法去想或行恶,正如我们在耶稣和许多圣人(如小德兰)身上看到的那样。

耶稣向尼苛德摩说:“人除非由上而生,不能见到天主的国” (若3,3)。这就是耶稣的“天才”,他肯定说我们需要成为孩子,才能进入天国。对于基督徒来说,水和圣神是“从上面重生”的“工具”;它们构成了洗礼的恩赐:洗礼使我们“重生”,获得一个新的、再生的、圣洁的生命。这是一个新的生命,因为它就是天主的生命(即光),是在耶稣内的生命,是他赐给我们的圣神。洗礼使人不再在肉体内,而是在圣神内重生,而圣神是天主的生命和爱。洗礼是新生命的,是真正喜乐的圣事,因此也是新童心的圣事。它是真正的青春,因为它使我们在圣神内诞生。

圣女圣婴耶稣和圣容德兰的故事——与所有圣人一样——是以耶稣是通过圣神在生命和历史中工作的新事物而活出的洗礼故事。它是在耶稣和他恩典、光明、爱情、净化与恩赐的永恒圣神中得到重生。