Postiamo sul nostro blog un testo pubblicato sull’ Osservatore Romano del 4 febbraio 2020. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza dell’articolo sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto.
Il Vangelo della V Domenica del Tempo ordinario
Don Francesco Pesce
Il Vangelo della scorsa Domenica è incastonato come una gemma preziosa tra le Beatitudini e il Discorso della montagna, e ci chiama ad essere sale e luce per contribuire alla costruzione di una città dove Dio sia visibile e alla portata di tutti.
Il Vangelo non dice «Voi sarete» ma «Voi siete»; è una condizione, una vocazione, è la nostra natura che per Grazia ha ricevuto un vero e proprio ministero della testimonianza nell’oggi della vita. Una testimonianza, più ancora direi una profezia, di cui il mondo ha diritto, desiderio, bisogno.
Essere sale della terra significa dire a noi stessi e all’uomo moderno che a volte non sa più neanche come si chiama, tu sei figlio amato. Dare un nuovo sapore ad una vita troppo spesso giudicata, messa all’angolo da chi si crede senza macchia e senza colpa, spietate e ipocrite sentinelle che irridono la tua fragilità e invece di curvarsi per accoglierla e custodirla la condannano all’isolamento.
Essere luce significa tenere alta la Parola di Gesù, le Beatitudini. Ascoltare le fragilità, con mitezza, senza pretendere nulla, comunicando la gioia vera della fede, manifestando la vera comunità e identità cristiana che è essere il popolo delle beatitudini. Spezzare le stanche chiusure su noi stessi, i nostri individualismi, aprendoci, e offrendo a tutti la luce vera quella che illumina ogni uomo. Abbiamo bisogno di cristiani che emanano luce e non sentenze inappellabili, uomini e donne che vogliono bene al mondo e non lo guardano con disprezzo dalla loro torre d’avorio.
Il sale e la luce percorrono tutta la Scrittura e nel Vangelo non sono metafora ma identità della vita cristiana. Dobbiamo stare tutti molto attenti a non diventare come i mercenari che si mettono addosso una divisa parlando, anzi gridando, di identità cristiana, magari occidentale, per servirsi della Chiesa per il proprio tornaconto. Vi sono alcuni che, “difendono” un cristianesimo senza Cristo per scagliarlo con violenza contro il mondo, in realtà difensori di loro stessi e del loro potere, nuovi crociati di una ridicola guerra di religione che non possiamo più tollerare. Cristo la Chiesa il mondo non si difendono ma si servono e si amano.
La città non ha bisogno di difensori, ma di operai perché deve essere ricollocata sul monte. Con gioiosa fatica, con la forza dello Spirito Santo siamo chiamati con le nostre opere buone, mattone dopo mattone, prima di tutto ad abbattere le alte mura che hanno fatto della città un fortino; poi dobbiamo costruire spazi di fraternità dove il Padre tenda a tutti la sua mano misericordiosa manifestando la sua Gloria, non la propria gloria. Gesù è stato molto chiaro: «Guardatevi dal compiere le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati» (Mt 6, 1). L’opposto delle beatitudini è infatti l’ipocrisia.
La storia della salvezza ci insegna che il disegno di Dio nella storia esprime la Sua volontà di non disprezzare la città a causa delle sue mancanze, ma di trasfigurarla.